Il recente Ecofin di Budapest ha rivelato le tensioni crescenti tra i membri dell’Unione Europea, evidenziando le divisioni interne e il malcontento verso le politiche del premier ungherese VIKTOR ORBAN. La partecipazione ridotta, con un terzo dei ministri europei assenti, ha posto il focus sulle controversie legate alla presidenza ungherese del Consiglio europeo. In questo articolo, si esploreranno le dinamiche del meeting, le dichiarazioni dei protagonisti e le posizioni emerse su questioni rilevanti come la migrazione e il finanziamento ai Paesi a basso reddito.
La ribellione dei ministri: un evento boicottato
Un Consiglio di Economia e Finanza ridotto
L’Ecofin tenutosi a Budapest il 13 e 14 settembre ha visto un’affluenza limitata, con soli 9 dei 27 ministri delle Finanze e governatori delle banche centrali presenti. Sotto i riflettori ci sono stati i rappresentanti di AUSTRIA, CIPRO, REPUBBLICA CECA, ITALIA, LUSSEMBURGO, MALTA, SLOVACCHIA e SLOVENIA, mentre l’assenza di figure chiave come il commissario europeo all’Economia PAOLO GENTILONI ha evidenziato un clima di fermento. La decisione di boicottare l’incontro ha avuto radici profonde, motivate da un crescente disaccordo sulle scelte politiche unilaterali del governo ungherese.
Il boicottaggio è stato in parte stimolato dalla recente visita di ORBAN a PUTIN, avvenuta poco dopo l’assunzione della presidenza del Consiglio europeo da parte dell’Ungheria. Questo incontro ha suscitato tensioni e dubbi sull’impegno ungherese nei confronti dell’Unione e ha spinto diversi Paesi a ritirare i loro rappresentanti da eventi significativi. Già in passato, altre riunioni, come quella dei ministri dell’Agricoltura, hanno subito defezioni simili, segno di un clima di crescente sfiducia.
Le voci dei protagonisti
Mihály Varga, il ministro delle Finanze ungherese, ha risposto ai boicottaggi con un certo aplomb, affermando: “Ogni Paese ha il diritto di decidere sulla propria rappresentanza.” Ha insistito sul fatto che non fosse deluso e che avrebbero avviato i negoziati indipendentemente dalla scarsa rappresentanza. Le sue parole riflettono un atteggiamento di sfida verso gli altri membri dell’Unione, suggerendo che il boicottaggio potrebbe in effetti rivelarsi benefico per la presidenza ungherese. Varga ha anche sottolineato che “le sanzioni spesso ottengono l’opposto” rispetto all’intento originale, indicando così una certa resilienza da parte del governo di ORBAN.
Tematiche discusse: debito e migrazione
Supporto ai Paesi a basso reddito
Uno degli argomenti principali affrontati all’Ecofin di Budapest è stato il supporto ai Paesi a basso reddito nella gestione del debito nazionale. Varga ha spiegato che questo obiettivo si allineava perfettamente con la posizione ungherese sul tema della migrazione, sostenendo che sarebbe più efficace individuare e risolvere i problemi nei Paesi di origine delle migrazioni piuttosto che affrontarli una volta arrivati in Europa. Questa linea di pensiero, orientata a mantenere una netta distinzione tra la gestione dei flussi migratori e il supporto economico, ha trovato un certo sostegno tra le nazioni che condividono una visione simile.
Il ministro ungherese ha fatto riferimento in particolare a regioni sottosviluppate, come l’AFRICA, cercando di sottolineare che l’attenzione dovrebbe concentrarsi su come migliorare le condizioni di vita nei luoghi da cui provengono i migranti. Ha affermato: “L’Ungheria mantiene l’opinione che la migrazione di massa aumenti il numero di problemi invece di risolverne qualcuno”, una posizione che ha suscitato reazioni contrastanti all’interno dell’Unione. La proposta di fornire aiuto nei Paesi di origine, piuttosto che gestire direttamente le problematiche migratorie in Europa, ha un riscontro positivo con parti del governo MELONI, che ha idee affini.
I rischi della migrazione di massa
Secondo Varga, il problema riguardante i flussi migratori è complesso e richiede un approccio pratico e diretto. Il ministro sostiene che la migrazione massiccia crea problemi irreversibili che danneggiano l’economia europea, e quindi è fondamentale sviluppare strategie per affrontare le cause alla radice. Nel corso della conferenza stampa, ha rimarcato l’importanza di adottare una posizione attiva nei Paesi di origine dei migranti, suggerendo che le politiche europee dovrebbero riformularsi per affrontare le sfide, piuttosto che limitarsi a gestirle a posteriori.
Le posizioni emerse durante l’Ecofin di Budapest rivelano dunque le tensioni politiche e sociali all’interno dell’Unione, sfidando la capacità di cooperazione e solidarietà tra gli Stati membri. Le differenti visioni circa la gestione della migrazione e delle politiche economiche potrebbero rivelarsi decisive nei prossimi mesi, segnando un percorso di nuove alleanze e scontri politici.