La Campania continua a fare i conti con un’emergenza ambientale, alimentata da ecomafie che dal 1997 al 2023 hanno realizzato oltre 117.919 illeciti, corrispondenti al 15% dei crimini ambientali registrati in Italia. Questo quadro allarmante mette in evidenza un attacco costante all’ambiente, alla salute dei cittadini e all’economia legale della regione. Un dato preoccupante è rappresentato dai casi di violazione e realizzazione di attività illegali, affiancati da un numero significativo di sequestri e denunce. La relazione dettagliata di Legambiente fornisce un’analisi precisa di tale fenomeno, che deve essere preso con assoluta serietà, proponendo soluzioni concrete per contrastarlo.
I dati sul crimine ambientale in Campania
Nell’analisi portata avanti da Legambiente, i numeri parlano chiaro: in Campania, dal 1997 a oggi, sono stati registrati 117.919 reati ambientali, con quasi 100.000 denunce e oltre 33.000 sequestri. A seguire, tra le regioni più colpite troviamo la Calabria con 84.472, la Sicilia con 82.290 e la Puglia con 73.773 reati. Queste quattro regioni, simbolo della tradizionale presenza mafiosa, assorbono in totale il 45,7% dei crimini ambientali accertati in Italia. Dal ciclo del cemento alla gestione dei rifiuti, fino ai traffici illeciti di animali, i clan mafiosi continuano a erodere la legalità, approfittando delle vulnerabilità economiche e sociali per espandere il proprio potere e le proprie attività illecite.
Più nello specifico, il capoluogo Napoli si distingue per il numero di reati, con oltre 23.979 illeciti segnalati dal 2009, e un numero di persone denunciate che raggiunge le 24.544. Seguono Salerno e Avellino, con un preoccupante trend di reati che non accenna a diminuire. La provincia di Caserta, pur essendo più piccola, si posiziona alta nella classifica, segnalando importanti ordinanze di custodia cautelare. La situazione richiede una forte risposta da parte delle istituzioni sia locali che nazionali.
Emergenza rifiuti: il capoluogo dell’illegalità
La Campania si colloca ai primi posti in Italia per il ciclo illegale dei rifiuti, con ben 22.400 reati registrati, seguita dalla Puglia e dalla Calabria. Il fenomeno dei rifiuti illegali è una piaga persistente, ed evidenzia l’incapacità delle istituzioni nella gestione delle inchieste. Negli ultimi anni, sono state avviate 87 inchieste, che rappresentano circa il 13,9% del totale a livello nazionale. I numeri da soli non bastano a descrivere la gravità della situazione. Le tonnellate di rifiuti sequestrate come parte di queste indagini ammontano a oltre 8 milioni e 850 mila, una cifra che offre un’idea della portata dell’emergenza ambientale.
Vi sono anche dati allarmanti sulla presenza di aziende implicate e il numero significativo di ordinanze di custodia cautelare. Non è solo una questione di numeri, ma di salute pubblica e sicurezza dei cittadini. Le procure della regione continuano a lavorare per smantellare reti di imprenditori collusi con i clan, ma il cammino da percorrere è ancora lungo e complesso.
La Terra dei fuochi e la sfida burocratica
Durante la recente presentazione del rapporto Ecomafia a Napoli, uno dei temi centrali è stato il confronto con le istituzioni riguardo alla situazione della Terra dei fuochi. Sono passati ventidue anni da quando Legambiente ha coniato questo termine, eppure la situazione rimane critica. La Corte Europea dei Diritti Umani ha emesso una sentenza che potrebbe segnare una svolta. Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania, ha sottolineato l’urgenza di adottare misure concrete, come l’istituzione di un fondo straordinario per le bonifiche.
Questo è un momento cruciale per definire nuovi approcci e politiche di intervento. Non basta denunciare l’illegalità, e le malefatte devono essere seguite da azioni concrete. La creazione di un’autorità indipendente di controllo potrebbe fornire un monitoraggio reale delle attività e garantire il rispetto delle normative vigenti. La Terra dei fuochi rappresenta un esempio lampante delle ingiustizie ambientali a cui la società deve mettere fine, e con l’intervento delle autorità, possiamo sperare in un futuro migliore per questi territori.
Il quadro che emerge è complesso e richiede un’azione collettiva. La questione ambientale in Campania non può essere ignorata, e le conseguenze di un’errata gestione dei rifiuti e dell’economia locale sono chiare. Gli attori istituzionali devono collaborare, farsi carico delle proprie responsabilità e passare dalle parole ai fatti, per restituire dignità e salute ai cittadini e all’ambiente.