Nel contesto di una crescente preoccupazione per la gestione edilizia a Roma, un nuovo caso ha destato l’attenzione dei residenti del quartiere Parioli. Qui, un progetto edilizio avviato dalla Ecopetrolini Spa sta sollevando interrogativi e, secondo alcuni, potrebbe comportare gravi conseguenze per la comunità locale. La questione riguarda l’utilizzo di una Scia piuttosto che un permesso di costruire formale, il che ha portato a un’inchiesta da parte della Corte dei Conti.
Una segnalazione che nasconde un progetto ingente
Il punto centrale della controversia è rappresentato dall’edificio che si sta alzando al numero 2 di via Ettore Petrolini. Secondo le informazioni fornite dal Comitato delle Muse, il progetto inizialmente presentato come un intervento di modesta entità è in realtà molto più ambizioso. I documenti ottenuti tramite accesso agli atti rivelano che si prevede un cambiamento significativo della destinazione d’uso degli spazi interessati, da uffici a residenziale.
Dalla verifica effettuata dai membri del comitato, emerge che la decisione di ricorrere a una Scia ha eluso requisiti fondamentali, come il pagamento degli oneri concessori, fondamentali per garantire una corretta urbanizzazione. I residenti notano che il progetto porterà, una volta completato, alla nascita di appartamenti di alta gamma, ma senza la necessaria integrazione di servizi pubblici essenziali quali parcheggi e aree verdi. Questo cambiamento strutturale nel quartiere non può avvenire senza considerare le necessità di chi già vive nei Parioli.
La questione ha spinto la viceprocuratrice Chiara Imposimato ad avviare un’indagine per chiarire le modalità con cui questo permesso è stato ottenuto e quale sia la responsabilità del Comune in relazione al danno potenziale per il bilancio pubblico. Il comitato sta richiedendo che le autorità competenti valutino con attenzione la situazione, poiché un intervento di tal genere necessiterebbe, per legge, di una valutazione d’impatto sul territorio.
Obbligo di pagare gli oneri concessori e urbanizzazione
La mancanza di pagamento degli oneri concessori rappresenta un tema caldo e controverso, come evidenziato dai residenti del quartiere. Questi ultimi sottolineano che, secondo le normative vigenti, sono le proprietà private a dover contribuire al miglioramento delle infrastrutture pubbliche che servono l’area. Parcheggi aggiuntivi, verde pubblico e strutture per l’infanzia sono tra i requisiti indispensabili per evitare un sovraccarico sui servizi esistenti.
Le affermazioni dei residenti si basano su leggi e regolamenti di urbanistica che stabiliscono chiaramente che la costruzione di nuovi edifici comporti un contributo per il Comune. Senza questo sostegno economico, la responsabilità di tali spese ricadrebbe interamente sull’amministrazione comunale. È quindi evidente che l’inerzia da parte del Comune riguardo all’applicazione delle norme edilizie potrebbe causare un grave danno erariale e una qualità della vita compromessa per gli abitanti del quartiere.
L’assenza di precisi controlli e l’interpretazione discutibile delle normative da parte della pubblica amministrazione sollevano serie questioni di responsabilità. I membri del Comitato delle Muse chiedono che l’amministrazione prenda coscienza della situazione al fine di garantire il rispetto delle regole e la protezione degli interessi della comunità.
L’inerzia delle istituzioni
La risposta dell’amministrazione comunale e del Municipio alla questione è risultata finora carente. Gli abitanti segnalano che, nonostante l’evidenza del cambiamento in corso in via Ettore Petrolini e le segnalazioni già effettuate, non si è vista alcuna azione proattiva da parte delle autorità locali. Da quanto risulta, il progetto non è stato sottoposto ad alcuna valutazione più approfondita, il che sembra contraddire le norme urbanistiche.
La Corte dei Conti, attraverso un’azione diretta della viceprocuratrice, intende raccogliere tutti i dati necessari per accertare eventuali negligenze, comprese le omesse verifiche e controlli da parte degli uffici competenti. Già si parla di un’inadeguata classificazione del progetto, ridotto a semplice “ristrutturazione” anziché riconosciuto per ciò che è, ovvero una nuova costruzione che richiederebbe valutazioni più rigide e ben definite sugli impatti.
I cittadini hanno espresso un mandato chiaro per intraprendere azioni legali. Il loro intento è quello di chiedere conto a chi ha responsabilità nel procedimento ed è in grado di esercitare un potere di autotutela, ma che non ha agito di fronte alle loro ripetute istanze. Un’azione che potrebbe portare a riconsiderare l’intero approccio dell’amministrazione sui procedimenti edilizi.
Ultimo aggiornamento il 30 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina