Un educatore 50enne di una parrocchia di Val Vibrata, in provincia di Teramo, è coinvolto in un caso di presunti abusi durante un campo scuola estivo. Le accuse includono lesioni, uso abusivo di strumenti di correzione e violenza privata. Le indagini sono state avviate dopo la segnalazione di un medico del pronto soccorso di San Benedetto del Tronto, dove un ragazzo appena tornato dalla colonia ha mostrato segni evidenti di violenza.
Dettagli delle accuse e inizio delle indagini
Le accuse a carico dell’educatore fanno riferimento a incidenti avvenuti durante un campo scuola tenutosi a Roccafluvione, provincia di Ascoli Piceno. Secondo le segnalazioni, il professionista avrebbe inferto colpi ai ragazzi partecipanti, con particolare riferimento a un giovane tra i 10 e i 12 anni, le cui evidenti contusioni sono state l’elemento chiave che ha portato all’apertura delle indagini. Il visitatore del pronto soccorso ha notato la presenza di lividi che suggerivano maltrattamenti.
La denuncia è stata presentata dai genitori del ragazzo, scossi da quanto scoperto. La Procura di Ascoli Piceno ha subito avviato un’inchiesta per approfondire la situazione e identificare eventuali ulteriori episodi di violenza. È emerso che l’educatore, assumendo un ruolo di fiducia, avrebbe invece abusato della sua posizione.
I metodi di violenza denunciati
I metodi di violenza denunciati sono estremamente gravi e dettagliati. Secondo le testimonianze raccolte, l’educatore ha utilizzato una cinghia per colpire alcuni dei partecipanti, infliggendo anche percosse con la fibbia. Non solo, il ragazzo in questione ha riportato anche colpi dati con una borraccia di ferro, utilizzata dall’educatore per colpirlo alla nuca. Questi episodi trasmettono un’immagine disturbante di un ambiente educativo che anziché proteggere, avrebbe esposto i bambini a situazioni di pericolo.
La procura ha anche esaminato altri casi, riscontrando che almeno tre bambini, oltre quello che ha fornito la testimonianza principale, avrebbero subito maltrattamenti. Tra essi un 12enne che ha raccontato di aver subito un episodio di violenza verbale e fisica, compreso uno schiaffo e un tentativo di strangolamento. La gravità delle accuse ha portato a una reazione immediata da parte delle famiglie coinvolte, ansiose di proteggere i loro figli e di ottenere giustizia.
Una comunità in attesa di risposte
La situazione ha creato una forte preoccupazione all’interno della comunità locale. Famiglie e membri della parrocchia sono sconvolti dall’episodio, dato che l’educatore ricopriva un ruolo di tutela e doveva guidare i ragazzi verso un’esperienza formativa e positiva. La trasformazione di questa figura da educatore a presunto aggressore ha scosso le famiglie, rendendo urgente il bisogno di chiarimenti sulla vicenda.
Mentre le indagini continuano, le famiglie attendono con apprensione i risultati e la possibilità di far luce su eventuali altri casi di abuso. La questione solleva temi importanti sulla sicurezza dei bambini in ambito educativo e sull’importanza di selezionare accuratamente chi ha la responsabilità di educare i più piccoli. La comunità si unisce nella speranza di un esito giusto e nella ricerca di misure più efficaci per prevenire situazioni simili in futuro.
Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina