Emergenza afta epizootica in Germania: restrizioni e preoccupazioni degli allevatori

Emergenza afta epizootica in Germania: restrizioni e preoccupazioni degli allevatori

Casi di afta epizootica in Brandeburgo allarmano il mercato della carne tedesca, con restrizioni internazionali e misure di profilassi che mettono a rischio gli allevatori e l’economia agricola.
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Emergenza afta epizootica in Germania: restrizioni e preoccupazioni degli allevatori - Gaeta.it

La recente comparsa di casi di afta epizootica nel Brandeburgo ha sollevato allarme non solo entro i confini tedeschi, ma anche a livello internazionale. Il virus, altamente contagioso tra gli animali, ha già indotto diversi paesi a imporre restrizioni sulle importazioni di carne dalla Germania, intralciando così le dinamiche di un mercato già provato da varie crisi.

Casi di afta epizootica e misure di profilassi

Dopo la segnalazione di diversi casi di afta epizootica in Brandeburgo, le autorità tedesche hanno avviato una serie di misure di profilassi per contenere la malattia. Questa infezione, nota per la sua rapida diffusione tra gli animali, ha portato alla necessità di abbattere tutti gli animali presenti in allevamenti dove il contagio è stato riscontrato. Le misure preventive adottate sono essenziali per limitare la vendita di carne e, pertanto, riflettono un’importante strategia di contenimento del virus.

Con l’aumento dei casi, tre paesiMessico, Sud Corea e Regno Unito – hanno già bloccato le importazioni di carne tedesca, applicando regole severer per evitare l’importazione di prodotti che possano compromettere la salute degli animali nei loro territori. Nei paesi europei, la normativa sulla cosiddetta regionalizzazione consente l’esportazione di carne da aree non infettate, una circolarità che, seppur favorevole, rischia di non bastare a arginare il danno economico complessivo per il settore.

Il ministro federale dell’agricoltura, Cem Oezdemir, ha dichiarato che le autorità competenti lavoreranno per limitare ulteriori blocchi all’importazione di carne, affinché si possano gestire, per quanto possibile, le ricadute problematiche su un mercato già fragile. Proteggere gli animali e minimizzare i danni per l’agricoltura nazionale sono stati sottolineati come primari obiettivi.

Preoccupazioni tra gli allevatori e la campagna ‘Siamo stufi’

Il crescente timore tra gli allevatori è evidente, alimentato dalle conseguenze che le misure di profilassi stanno avendo sulle loro attività. Le restrizioni imposte dalle nazioni importatrici generano un clima d’incertezza, col risultato di frenare sia le vendite che la commercializzazione del prodotto. Sotto pressione, gli agricoltori temono che la situazione epidemiologica possa sfuggire di mano e mettere a repentaglio i loro guadagni.

Il movimento ‘Siamo stufi’ , che negli anni ha dato visibilità alle problematiche del settore, ha recentemente dichiarato che non parteciperà alla manifestazione programmata per il 18 gennaio con i trattori, come fatto in passato. La decisione è motivata dalla volontà di limitare il contagio e prevenire la formazione di nuovi focolai. Questo cambio di approccio rivela come la priorità sia ora legata alla salute animale e alla gestione della crisi sanitaria piuttosto che alla mobilitazione di massa.

Il mondo agricolo sta dunque vivendo un momento delicato, dove le scelte strategiche devono essere bilanciate tra il fine della protesta e la necessità di affrontare un problema di salute pubblica che, se non controllato, potrebbe avere ripercussioni ben più pesanti.

Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Armando Proietti

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