Il legame tra la criminalità organizzata e alcuni esponenti della politica continua a destare allarme. Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha espresso preoccupazione in occasione di un evento a Napoli, organizzato da Fratelli d’Italia. La Colosimo ha rivelato che questa situazione si ripete in molte regioni italiane, evidenziando la necessità di interventi più decisi per contrastare queste infiltrazioni.
Crimine e istituzioni: un rapporto preoccupante
«Ogni mese, mi trovo a dover richiedere documentazione riguardo al voto di scambio», ha dichiarato Colosimo. Questa affermazione sottolinea quanto sia pressante il problema, collegando la criminalità a dinamiche politiche ostili dall’interno. Il presidente della Commissione ha invitato a riflettere sulla gravità della situazione. Ha messo in luce come fenomeni simili non siano circoscritti a campi ristretti, ma piuttosto si manifestano in diverse aree del paese, creando un clima di insicurezza e sfiducia. È quindi essenziale che le istituzioni rispondano con misure concrete, per affrontare un problema che, secondo Colosimo, non può più essere ignorato.
Collaborazione tra inquirenti e antimafia
Colosimo ha evidenziato l’importanza della collaborazione tra la Commissione e gli inquirenti, in particolare con il procuratore di Napoli, Giovanni Gratteri. Durante la conversazione, ha richiamato un arresto avvenuto a Chiaia, dove un padre e un figlio sono stati catturati per estorsione con metodo mafioso. Questo episodio è solo un esempio fra tanti che mostrano la natura feroce della criminalità organizzata. Colosimo ha anche accennato all’uso di modalità innovative da parte della camorra, come il ricorso ai pagamenti in criptovaluta per l’acquisto di armi. Questi risvolti pongono interrogativi sulla capacità delle autorità di affrontare l’evoluzione di organizzazioni criminali sempre più complesse e scaltre.
La questione dei boss al 41 bis
Un altro punto cruciale toccato dalla presidente della Commissione riguarda i boss detenuti nel regime di carcere duro, noto come 41 bis. Al carcere dell’Aquila, ad esempio, sono rinchiusi diversi criminali di spicco, tra cui noti esponenti della camorra campana. Colosimo ha rivelato che il tentativo di comunicazione con l’esterno continua incessantemente. La gran quantità di lettere censurate evidenzia come i detenuti cerchino di mantenere contatti con le loro organizzazioni. Ha anche sollevato preoccupazioni riguardo ai videocollegamenti e alle videochiamate, strumenti che, secondo lei, dovrebbero essere rivisitati. Colosimo ha fatto notare che sebbene possano aver avuto un’utilità durante la pandemia, ora sembrano facilitare più che altro i familiari dei reclusi, piuttosto che garantire il controllo efficace da parte delle forze di polizia.
Proposte legislative per combattere la criminalità
Colosimo ha concluso il suo intervento annunciando che la Commissione ha quasi completato la stesura di una nuova legge, denominata “Liberi di scegliere”. Questa legge è stata ispirata dalla testimonianza di una donna, scappata da un boss attualmente in regime di 41 bis. Durante un’audizione segretata, ha raccontato l’orribile realtà della camorra e la sua lotta per liberarsi dalla criminalità per il bene dei suoi figli. Questo racconto ha inspiegabilmente contribuito a dare voce a chi cerca di opporsi al dominio delle organizzazioni mafiose, dimostrando che ci sono storie di speranza e resistenza nei luoghi più colpiti dalla violenza mafiosa.
L’atteggiamento di determinazione mostrato dalla presidente Colosimo e dalla Commissione offre uno spaccato della lotta in corso contro la criminalità organizzata in Italia. Con una crescente consapevolezza della gravità della situazione, è fondamentale continuare a seguire gli sviluppi su questo tema cruciale per la società.