La Lombardia, nel corso degli anni, ha dovuto affrontare una grave crisi riguardante i propri ghiacciai, con una perdita media di superficie di circa 220 campi da calcio ogni anno. Questo fenomeno è legato all’aumento delle temperature globali, che impedisce ai ghiacciai di ritirarsi a maggiori altitudini. Riccardo Scotti, responsabile scientifico del servizio glaciologico lombardo, ha condiviso le ultime previsioni riguardanti questa situazione allarmante, che potrebbe peggiorare ulteriormente.
L’allarmante declino dei ghiacciai lombardi
Riduzione delle superfici ghiacciate
Negli anni, la Lombardia ha visto una drastica riduzione della superficie dei ghiacciai da 118 km² nel 1990 a solo 73 km² nel 2019. Questo rappresenta una diminuzione significativa e preoccupante del 38%. Scotti ha sottolineato che i dati futuri confermeranno la perdita di ghiaccio che supererà il 40%. Tali informazioni pongono interrogativi urgenti sulle conseguenze ambientali e idrologiche di questa situazione, considerando che i ghiacciai svolgono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell’equilibrio ambientale e della disponibilità di acqua nel periodo estivo.
L’impatto delle temperature in aumento
L’innalzamento delle temperature ha un impatto diretto e negativo sui ghiacciai, che non riescono a ricoprire le quote più elevate come avveniva una volta. Scotti ha evidenziato l’importanza di monitorare le temperature estive, specialmente in un contesto in cui le nevi invernali, seppur migliori rispetto a vent’anni fa, non riescono a garantire un equilibrio positivo per i ghiacciai. Un bilancio neutro, anche in una stagione con forti accumuli nevosi, rappresenta di per sé un campanello d’allarme per il futuro.
Anomalie sul campo: i dati di accumulo nevoso
Valori superiori alle aspettative
Nonostante la crisi, i dati dell’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente hanno mostrato un accumulo di neve tra i 40 e i 20 metri sui bacini glaciali per la stagione appena trascorsa. Scotti ha riportato che in alcuni siti di misurazione si è registrato un incremento dell’accumulo nevoso fino al 74%, prospettando la possibilità che questa sia la seconda migliore stagione di accumulo degli ultimi vent’anni. Tuttavia, l’ottimismo è mitigato dalla consapevolezza che il secondo tempo della partita, ossia la fusione estiva, è ancora da affrontare.
Il ruolo cruciale della fusione estiva
I ghiacciai lombardi devono affrontare la sfida della fusione estiva, un periodo problematico che segue le buone notizie dell’inverno. Il rischio che i ghiacciai possano subire perdite significative durante i mesi estivi, nonostante un inverno favorevole, resta alto. Scotti ha sottolineato che, sebbene l’accumulo nevoso primaverile possa aver temporaneamente rinforzato i ghiacciai, le temperature estive elevate possono vanificare i progressi raggiunti.
Temperature elevate e ghiacciai in pericolo
Situazione dei ghiacciai dei Forni e dell’Adamello
Il ghiacciaio dei Forni, situato nel parco dello Stelvio, è uno dei ghiacciai più colpiti dalla crisi climatica, con tassi di fusione compresi tra 4 e 8 cm al giorno. Anche il ghiacciaio dell’Adamello, il più esteso d’Italia, si trova in una situazione critica a causa della sua altitudine relativamente bassa. Scotti ha commentato che la parte più alta dell’Adamello, a 3400 metri, non è sufficientemente elevata per garantire la conservazione della neve. Questo solo accresce le preoccupazioni per il futuro di questi ghiacciai.
Le sfide del prossimo futuro
Il GIS della Lombardia si prepara ad affrontare una fase cruciale nei prossimi mesi. La primavera ha portato accumuli nevosi, ma l’attenzione ora si rivolge alle temperature estive, che potrebbero determinare l’andamento finale della stagione. Scotti ha segnalato che, nonostante i segnali positivi della prima metà dell’anno, il rischio di una stagione negativa è ancora possibile, alimentando l’urgenza di monitorare e analizzare i cambiamenti climatici in atto.