Il sistema sanitario pubblico del Molise si appresta ad affrontare un periodo critico, aggravato dalla crescente carenza di personale. Uno studio recente, realizzato a livello nazionale dalla Uil, evidenzia una situazione allarmante riguardo ai pensionamenti di medici e infermieri nello specifico contesto molisano. Le proiezioni relative agli anni che vanno dal 2026 al 2030 indicano che il numero di professionisti in uscita dal servizio sarà molto elevato, mettendo a rischio il funzionamento ottimale della salute pubblica nella regione.
La situazione attuale degli organici nel sistema sanitario molisano
Nel Molise, il numero complessivo di medici attualmente in servizio è di 424 unità. Secondo le stime fornite dall’analisi della Uil, di questi, ben 148 camici bianchi hanno già pianificato il ritiro nel prossimo quinquennio. Questo lascia enormi interrogativi sulla capacità del sistema di mantenere un adeguato livello di servizi sanitari per una popolazione che ha bisogno di assistenza. La situazione non migliora per il comparto degli infermieri, dove si prevede che 385 dei 1.376 professionisti attualmente impiegati lasceranno il proprio lavoro sempre nel medesimo lasso di tempo. Questo potrebbe provocare non solo un incremento del carico di lavoro per i restanti, ma anche un decremento generale della qualità dell’assistenza.
In un contesto dove la salute pubblica è un bene primario, la carenza di personale sanitario può tradursi in tempi di attesa più lunghi e in una diminuzione dell’accesso ai servizi. Le conseguenze saranno dirette sia sui pazienti, costretti a convivere con disagi e ritardi, che sugli operatori rimasti, i quali potrebbero trovarsi a dover gestire situazioni di stress e sovraccarico.
Le proposte per rivitalizzare il sistema sanitario
Le parole del segretario confederale Uil, Santo Biondo, risuonano come un appello all’azione. Secondo Biondo, il sistema sanitario nazionale ha bisogno di interventi strategici per diventare più attrattivo per chi decide di intraprendere una carriera nel settore. La proposta che emerge da queste considerazioni è quella di migliorare l’organizzazione del lavoro: per questo servirebbero investimenti volte a definire percorsi professionali chiari e trasparenti, affinché i lavoratori possano percepire una reale possibilità di crescita e di valorizzazione delle loro competenze.
Un altro aspetto cruciale riguarda la questione salariale. L’adeguamento degli stipendi degli operatori sanitari alle medie europee rappresenta un passo importante per attrarre talenti e mantenere i professionisti già in servizio. Incentivare economicamente e fiscalmente coloro che operano in sedi disagiate potrebbe anche rivelarsi un meccanismo efficace per colmare il gap occupazionale, favorendo la distribuzione uniforme delle risorse sanitarie a livello regionale.
La sicurezza e il benessere nella professione sanitaria
Un altro punto fondamentale sottolineato da Biondo riguarda il benessere lavorativo degli operatori sanitari. Potenziare il welfare aziendale, garantire ambienti di lavoro sicuri e salubri, e mettere in atto meccanismi di protezione della salute del personale sono elementi imprescindibili per mantenere un buon livello di motivazione e fidelizzazione dei lavoratori. Questo significa non solo prendersi cura del personale, ma anche investire in iniziative che possano migliorare la qualità del lavoro in sanità.
L’assenza di queste misure, avverte Biondo, potrebbe rappresentare un’occasione persa non solo per il sistema sanitario molisano, ma per l’intero paese. La gestione della chiusura dei pensionamenti dovrà necessariamente accompagnarsi a una pianificazione rigorosa per rimodulare gli organici, garantendo la continuità dei servizi e il diritto alla salute dei cittadini.
Il futuro del sistema sanitario pubblico del Molise è a un bivio. Interventi decisi e tempestivi saranno necessari per affrontare la coincidenza di pensionamenti e necessità crescenti di assistenza, evitando di compromettere il benessere della popolazione e la qualità delle cure.