L’area dell’Altopiano delle Rocche si trova al centro di un grave problema sanitario. Il presidio della Croce Rossa a Rocca di Mezzo, fondamentale per la sicurezza della popolazione e dei numerosi turisti, è in pericolo di chiusura. La situazione si è aggravata dopo la comunicazione del presidente del Comitato della Croce Rossa dell’Aquila, Marco Antonucci, che ha informato la ASL 1 della sua intenzione di non continuare il servizio nelle attuali condizioni economiche. Questo scenario preoccupante richiede un’analisi approfondita per comprendere le possibili conseguenze su una comunità già vulnerabile.
Il presidio sanitario: un servizio fondamentale per la comunità
Il servizio della Croce Rossa a Rocca di Mezzo copre un’area montana dove la presenza di un presidio sanitario è vitale. Oltre a supportare residenti e visitatori durante l’estate e l’inverno, il presidio è spesso l’unico punto di riferimento in caso di emergenze. Da anni, l’unità ha garantito una copertura h12, operando dalle otto del mattino fino alle otto di sera. Durante le ore notturne, la situazione si complica ulteriormente, in quanto eventuali emergenze vengono gestite da operatori volontari, la cui disponibilità non è garantita.
La Croce Rossa si fa carico dei costi per un infermiere, un autista e un volontario soccorritore, oltre alle spese relative all’ambulanza “INDIA”. Con l’attuale convenzione scaduta a fine anno e senza aggiornamenti sui rimborsi delle spese, la sostenibilità del servizio è diventata insostenibile. La mancanza di fondi potrebbe risultare fatale per un presidio che, dal 2017, aveva trovato una sorta di conforto in un accordo che ora si rivela inadeguato.
Una situazione in evoluzione: la reazione degli enti locali
La Croce Rossa non è l’unico ente attivo in questo territorio, poiché anche altre organizzazioni, come la Croce Verde e l’Anfass di Montereale, forniscono supporto. Tuttavia, la loro presenza non riesce a sostituire l’importanza del presidio della Croce Rossa. La nota del 19 dicembre ha lasciato la comunità in uno stato di incertezza. Fino a ora, nessuna comunicazione ufficiale sembra essere giunta dalla ASL riguardo alla situazione, alimentando il sentimento di abbandono tra i residenti.
In vista dell’apertura delle stazioni sciistiche a Campo Felice e Magnola, ci si aspetta un flusso crescente di turisti, il che rende ancora più urgente trovare una soluzione. È lecito chiedersi se le unità di emergenza già esistenti saranno sufficienti a gestire le richieste sanitarie in aumento, soprattutto se ci si trova di fronte a un’emergenza. Oltretutto, si fa sempre più pressante la domanda: quanti elicotteri sarebbero necessari per supplire a un servizio territoriale mancante?
L’appello per un intervento immediato
Il presidente Antonucci non ha esitato a esprimere il suo allarme, sottolineando che chiudere il presidio significherebbe abbandonare una comunità già provata. La funzione del servizio non si limita a fornire cure mediche, ma rappresenta anche un supporto emotivo e morale per un territorio che vive situazioni di difficoltà, soprattutto in inverno.
Con la chiusura del presidio, a pagare il prezzo maggiore sarebbero gli abitanti dell’area e i turisti, che si troverebbero privi di un’assistenza immediata in caso di necessità. Le testimonianze raccolte finora evidenziano quanto questa unità territoriale sia stata vitale per il supporto alla popolazione locale. Le istituzioni sono ora chiamate a prendere una posizione chiara e a intervenire prima che sia troppo tardi, per garantire la sicurezza e la salute di chi vive e visita Rocca di Mezzo.
Il futuro del presidio è incerto, ma i cittadini auspicano in un intervento tempestivo. Non è solo una questione di sanità, ma una chiara necessità di proteggere un territorio e le sue persone.
Ultimo aggiornamento il 23 Dicembre 2024 da Marco Mintillo