Emergenza sanitaria in Piemonte: i pronto soccorso al limite del collasso

Emergenza sanitaria in Piemonte: i pronto soccorso al limite del collasso

Il sistema sanitario piemontese è in crisi, con pronto soccorso sovraffollati e pazienti costretti ad attese estenuanti, mentre le promesse di ristrutturazione rimangono disattese.
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Emergenza sanitaria in Piemonte: i pronto soccorso al limite del collasso - Gaeta.it

Il sistema sanitario piemontese affronta una crisi allarmante: i pronto soccorso si trovano in una situazione insostenibile, con pazienti costretti ad attendere ore su barelle in corridoi affollati. Questo scenario colpisce direttamente la salute e il benessere dei cittadini, incrementando l’ansia di chi si avventura negli ospedali per ricevere assistenza. Tra i ricoveri urgenti e il sovraffollamento, la qualità del servizio sta iniziando a risentire pesantemente, stimolando un acceso dibattito sulla gestione delle emergenze sanitarie.

Pazienti in attesa: una realtà drammatica

All’Ospedale di Ciriè, la scena è desolante. Emergenze mediche si sovrappongono, e il personale sanitario lotta contro il tempo. Giuseppe, un uomo di 74 anni, è stato portato d’urgenza per una crisi respiratoria. Suo figlio descrive la frustrazione di un’umanità sofferente: “Mio padre è cardiopatico e ha avuto problemi di polmoni per anni. Oggi è l’ennesimo giorno di attesa, e non so cosa fare. Aspettiamo un posto letto.”

Il racconto del figlio riflette un dramma con una protagonista invisibile: la mancanza di posti letto. Le barelle sono l’unica soluzione temporanea, mentre l’emergenza non accenna a diminuire. Un’infermiera, visibilmente affaticata, esprime il suo disagio: “Non ce la facciamo più. Le situazioni di questo tipo, una volta rare, oggi ci trovano impreparati ogni settimana.” La pressione sul personale è palpabile e il livello di stress è alle stelle, a fronte di un afflusso di pazienti che non concede tregua.

Situazione critica anche negli altri ospedali

Non è solo Ciriè a vivere questo dramma; anche l’Ospedale di Chivasso sta lottando con lo stesso problema. Un comunicato interno denuncia che la mancanza di barelle e letti ha raggiunto un livello critico. Soprattutto durante i picchi influenzali, quelli che dovrebbero essere eventi sporadici si trasformano in crisi sistematiche.

Anna, 83 anni, sta vivendo la sua battaglia contro una bronchite trascurata. Attaccata a una bombola d’ossigeno e lasciata nel corridoio, la sua famiglia è sconvolta dalla mancanza di assistenza. “Mia nonna ha dato tanto alla società. Ora, nel suo momento di bisogno, la trattano come una merce in eccesso,” afferma il nipote, che non riesce a nascondere il suo disappunto contro un sistema che sembra ignorare i bisogni dei suoi cittadini più vulnerabili. Le testimonianze come questa si moltiplicano e il grido di aiuto sale.

Il sovraffollamento diventa una costante

La questione del sovraffollamento non si ferma ai singoli ospedali. Anche al Mauriziano, le difficoltà sono evidenti. Un cartello di avvertimento davanti all’ingresso del pronto soccorso avvisa i visitatori della chiusura temporanea: “Causa sovraffollamento, non si accettano pazienti fino alle ore 16.” Ma per chi arriva prima o dopo questo orario, la situazione resta critica.

Marina racconta la frustrazione per la risposta ricevuta dopo aver portato il marito gravemente malato: “Ci hanno invitato a tornare a casa; se la situazione peggiora, possiamo chiamare di nuovo l’ambulanza.” Queste parole suonano come un duro colpo per chi sta affrontando un’emergenza. Con una febbre alta e sintomi allarmanti, la nonchalance del personale sanitario risulta inaccettabile.

Il numero di casi influenzali continua a crescere, portando i pronto soccorso a un punto critico. La situazione sanitaria della regione è diventata insostenibile e il bisogno di una ristrutturazione del sistema è più urgente che mai.

Le promesse disattese della regione

Le autorità locali hanno, in passato, promesso interventi per fronteggiare il sovraffollamento, raramente concretizzatisi. Le richieste di misure straordinarie si sono scontrate con la realtà dei fatti. Francesco Coppolella, segretario del sindacato Nursind Piemonte, critica apertamente la gestione della crisi: “Abbiamo bisogno di risposte concrete, non di soluzioni temporanee. I pronto soccorso sono diventati un imbuto per emergenze reali e casi trascurabili. La nostra categoria è allo stremo.”

Ospedali come il Molinette hanno emesso avvisi simili, chiedendo di limitare i nuovi accessi e gestire solo i pazienti con bisogni immediati. Anche in questo caso, la realtà si fa beffa delle promesse. Se una persona è in difficoltà, non sempre riesce a decidere di non recarsi in ospedale.

Le discussioni sulla ristrutturazione del sistema sanitario continuano, ma i pazienti rimangono le vittime del ritardo. Nel passaggio tra uffici e protocolli è la tristezza per le vite oggettivamente in difficoltà a dominare. Un quadro che non promette un miglioramento a breve termine, lasciando pazienti e famiglie a fare i conti con l’assistenza che, al momento, sembra fuori dal loro raggiungimento.

Ultimo aggiornamento il 12 Gennaio 2025 da Sofia Greco

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