Emergenza sicurezza nel carcere di Pescara: un detenuto appicca un incendio dopo incontro con il magistrato

Emergenza sicurezza nel carcere di Pescara: un detenuto appicca un incendio dopo incontro con il magistrato

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Emergenza sicurezza nel carcere di Pescara: un detenuto appicca un incendio dopo incontro con il magistrato - Gaeta.it

Un grave episodio di violenza ha scosso il carcere di Pescara, dove un detenuto ha dato fuoco alla propria cella dopo un colloquio con il magistrato di sorveglianza. La rapida risposta della Polizia penitenziaria ha evitato conseguenze più gravi, ma la situazione rimane critica, con agenti feriti e un clima di preoccupazione che aleggia sulle prigioni italiane.

Incendio e aggressione: l’episodio di Pescara

La sequenza degli eventi

Ieri, nel carcere di Pescara, un detenuto, dopo aver avuto un incontro con il magistrato di sorveglianza, è rientrato nella propria cella dove ha immediatamente appiccato un incendio. Il tempestivo intervento della Polizia penitenziaria ha impedito che le fiamme si propagassero, evitando così una tragedia. Tuttavia, l’uomo non si è fermato qui: dopo aver dato fuoco alla cella, ha aggredito un agente di polizia penitenziaria, colpendolo con una testata.

Conseguenze per gli agenti

L’aggressione ha avuto gravi conseguenze per l’agente colpito, che è stato ricoverato in ospedale accusando un trauma cranico e intossicazione da monossido di carbonio. Questo episodio evidenzia una situazione di crescente violenza all’interno delle carceri italiane e le sfide quotidiane affrontate dal personale di sicurezza. I sindacati Sappe e Osapp hanno espresso preoccupazione e hanno chiesto azioni concrete per garantire la sicurezza degli agenti.

Contesto della violenza carceraria in Abruzzo

Storia recente di aggressioni

Questo episodio violento a Pescara si inserisce in una serie di eventi simili che hanno interessato le carceri abruzzesi. Poche ore prima, nel carcere di Chieti, un ispettore della penitenziaria è stato aggredito da un detenuto, che lo ha colpito con un pugno al volto. Tali eventi sollevano interrogativi seri circa la gestione della sicurezza nelle strutture penitenziarie e l’efficacia delle misure attuate per prevenire gli atti di violenza.

Dati allarmanti sulle aggressioni

Secondo i sindacati, dal 2023 si sono registrati 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza nelle carceri italiane. Questo trend preoccupante richiede un intervento immediato da parte delle autorità competenti. “Serve un piano d’azione urgente – ha dichiarato il segretario generale del Sappe, Donato Capece – per tutelare il personale penitenziario e scongiurare ulteriori episodi di violenza.”

Sovraffollamento e problemi strutturali nelle carceri

Una situazione insostenibile

Il segretario provinciale dell’Osapp, Giovanni Calzone, ha messo in evidenza il sovraffollamento critico nel carcere di Pescara, dove il numero dei detenuti supera quasi il doppio della capienza massima. Questo sovraffollamento non solo aumenta il rischio di conflitti tra detenuti, ma rende il lavoro degli agenti ancor più difficile, specialmente in un contesto già delicato.

Necessità di intervento istituzionale

Calzone ha sottolineato la necessità di un intervento urgente da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza degli agenti penitenziari e il benessere dei detenuti. La carenza di strutture adeguate per gestire detenuti con problematiche psichiatriche, in particolare, pone un ulteriore ostacolo alla sicurezza del carcere. Attualmente, il reparto per la salute mentale dispone di soli sette posti, rendendo difficile affrontare la situazione in modo efficace.

La richiesta è chiara e urgente: serve una riforma strutturale che garantisca un ambiente dignitoso e sicuro per tutti, rispetto a una situazione che continua a deteriorarsi e a mettere a rischio la vita di chi lavora e di chi è detenuto.

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