A Prato, la Procura ha avviato un’indagine per reati ambientali che coinvolge quattro dirigenti della società Eni. Questo provvedimento è legato all’esplosione avvenuta il 9 dicembre 2024, nel deposito di carburanti di via Erbosa a Calenzano, in provincia di Firenze, dove cinque operai persero la vita e altri 27 rimasero feriti. Le autorità stanno approfondendo i dettagli del caso, cercando di chiarire le responsabilità legate agli scarichi non autorizzati di acque reflue industriali nella zona circostante.
Il contesto dell’esplosione
Il disastro del 9 dicembre 2024 a Calenzano ha suscitato preoccupazione non solo per le perdite umane, ma anche per l’impatto ambientale. Durante l’incidente, l’esplosione ha scatenato un’immediata risposta dai servizi di emergenza e dalle forze dell’ordine, che hanno iniziato a esaminare le cause dell’accaduto. La Procura di Prato ha avviato indagini per verificare se ci fossero responsabilità da parte della direzione del deposito Eni. Le nuove indagini si concentrano ora su come gli scarichi di acque reflue industriali abbiano potuto avvenire senza le necessarie autorizzazioni, aumentando i rischi per l’ambiente locale.
Nel comunicato del procuratore Luca Tescaroli, si specifica che le indagini riguardano un’ulteriore violazione, consistita nell’apertura di un bypass che consente il rilascio di acque reflue nel fosso Tomerello senza le autorizzazioni adeguate. Questa condotta avrebbe portato a una serie di scarichi di sostanze nocive, configurando così un reato di ingente danno ambientale. Il fosso, infatti, ha mostrato concentrazioni di idrocarburi ben superiori ai limiti di legge, con valori critici che hanno allarmato le autorità competenti.
Le accuse e gli indagati
Tra gli indagati figurano Patrizia Boschetti, legale rappresentante di Eni per i depositi, Luigi Cullurà , responsabile del deposito, Emanuela Proietti, responsabile per la sicurezza e l’ambiente, e Marco Bini, responsabile delle infrastrutture. L’accusa contestata è grave e riguarda la negligenza nella gestione degli scarichi, con riferimenti puntuali a violazioni delle norme ambientali. La Procura ha sottolineato che tali condotte hanno intensificato il rischio per l’ambiente e la salute pubblica.
La gravità di questi illeciti è attestata dalle risultanze di una consulenza tecnica, che ha evidenziato la pericolosità delle acque reflue scaricate nel fosso. Le autorità hanno anche compiuto un’analisi approfondita per valutare l’impatto di questi scarichi sull’ecosistema e sulla salute dei cittadini. Il procedimento è stato avviato per produrre tutte le prove necessarie per accertare responsabilità e misure da intraprendere.
Procedimenti e accertamenti in corso
A supporto delle indagini, la Procura ha disposto perquisizioni e sequestri presso gli uffici di Eni e il deposito di Calenzano. Nonostante le difficoltà nell’accertare l’inquinamento ambientale causato dall’esplosione, le autorità stanno raccogliendo documentazione rilevante, comprese le pratiche relative all’Autorizzazione Unica Ambientale necessaria per lo stoccaggio di carburanti.
Le perquisizioni mirano a garantire che tutte le operazioni di scarico siano state eseguite nel rispetto della legge e per verificare eventuali documenti mancanti o non conformi. Il procuratore Tescaroli ha richiesto dettagli sui parametri analitici, sugli impianti di trattamento delle acque e sui sistemi di monitoraggio delle infrastrutture. Questo approccio è stato adottato per garantire che ogni aspetto del procedimento venisse analizzato, sia per accertare eventuali responsabilità , sia per proteggere gli interessi pubblici.
Le indagini hanno coinvolto oltre al personale del Dipartimento della Prevenzione dell’Asl Toscana Centro anche i Carabinieri, in particolare il Nucleo Investigativo Reparto Operativo del Comando Provinciale di Firenze e il Nucleo Operativo Ecologico. La collaborazione tra queste autorità è fondamentale per garantire un’approfondita indagine e un eventuale perseguimento dei colpevoli.
Tutte queste fasi dimostrano l’impegno delle autorità nel salvaguardare l’ambiente e la salute pubblica, nonché il lavoro meticoloso che è ancora in corso per chiarire gli eventi legati all’esplosione e agli inquinamenti successivi nelle acque della zona. Le operazioni proseguiranno per assicurare un’adeguata risposta alle criticità emerse e garantire che situazioni simili non possano ripetersi in futuro.