La creazione di una rete territoriale per la gestione dell’epatocarcinoma è al centro del dibattito tra esperti nel Lazio. Durante un recente evento a Latina, professionisti del settore medico hanno evidenziato l’importanza di garantire l’accesso a diagnosi e trattamenti di qualità per tutti i pazienti, indipendentemente da fattori socio-economici. Questo incontro, patrocinato dalla ASL di Latina e dall’Ordine dei Medici della provincia, ha riunito figure di spicco per affrontare le sfide e le opportunità nel trattamento di una malattia sempre più presente nella popolazione.
Disparità nelle cure e necessità di collaborazione
Il Professor Adriano De Santis, responsabile scientifico dell’evento e associato di Gastroenterologia, ha aperto la discussione sottolineando la disparità esistente nei percorsi di cura per i pazienti con epatocarcinoma nel Lazio. Le disponibilità di risorse e opzioni terapeutiche variano significativamente tra i diversi centri, causando un accesso irregolare ai trattamenti. Questa situazione è particolarmente preoccupante, considerando che l’epatocarcinoma colpisce frequentemente individui affetti da cirrosi epatica, una patologia che, nel 2020, ha interessato oltre 51.000 persone nella regione. Durante l’incontro è emersa la necessità di rafforzare la collaborazione tra i medici di medicina generale e gli specialisti, per facilitare la presa in carico dei pazienti fin dalle prime fasi della malattia.
Nel Lazio, i dati del 2020 mostrano che la provincia di Latina ha registrato un numero significativo di ricoveri per epatocarcinoma, con 184 pazienti ricoverati e 896 decessi complessivi a livello regionale. Queste cifre mettono in evidenza l’urgenza di un intervento coordinato. Gli esperti hanno notato che una gestione efficace del percorso di cura deve coinvolgere professionalità variegate, dai gastroenterologi agli oncologi, per garantire una risposta adeguata alle necessità dei pazienti.
Esperienze e confronti tra ospedali della regione
Durante l’incontro, è stata approfondita l’analisi delle strutture ospedaliere attive nella gestione dell’epatocarcinoma, focalizzandosi su Latina, Aprilia, Formia e Terracina. I relatori hanno discusso le interazioni tra queste istituzioni e altri centri di eccellenza. È stato messo in evidenza il valore delle collaborazioni multidisciplinari per ottimizzare il trattamento e migliorare gli esiti clinici.
Il professor Lorenzo Ridola, direttore della UOC di Gastroenterologia dell’ospedale “S. Maria Goretti” di Latina, ha descritto il sistema di gestione che da 15 anni segue pazienti con epatopatie croniche avanzate. I gruppi multidisciplinari, composti da vari specialisti, offrono un supporto integrato, essenziale vista l’impatto significativo della malattia sui pazienti e sui loro caregiver. La creazione di una rete territoriale mira a garantire che ogni individuo colpito da epatocarcinoma riceva trattamenti adeguati e tempestivi, migliorando così la qualità della vita e le possibilità di guarigione.
Innovazioni tecnologiche e nuove terapie
Durante la seconda parte dell’evento, gli interventi si sono concentrati sulle innovazioni nel trattamento dell’epatocarcinoma. Il dottor Oreste Bagni, responsabile della UOC di Medicina Nucleare, ha messo in luce l’importanza della radioembolizzazione epatica, una tecnica utilizzata dal 2004 che ha visto il trattamento di oltre 1.500 pazienti. La collaborazione con il Tumor Board dell’Umberto I ha consentito di raccogliere dati significativi sull’efficacia del trattamento.
Gli esperti hanno evidenziato il rilievo crescente di nuove terapie e l’uso di tecnologie avanzate, inclusi gli approcci basati sull’intelligenza artificiale. Questi strumenti, insieme a nuovi farmaci, possono contribuire a migliorare la vita dei pazienti, offrendo soluzioni personalizzate e innovative nel campo della salute. La valutazione dell’efficacia di tali tecnologie è fondamentale per garantire servizi sanitari all’avanguardia.
Verso una rete collaborativa regionale
Il convegno a Latina ha fatto parte di un progetto più ampio, volto a creare una rete di collaborazione che attraversi tutte le province del Lazio. Dopo gli eventi precedenti a Frosinone e Rieti, l’obiettivo è chiaro: rafforzare l’interazione tra le diverse realtà locali per garantire un accesso equo alla diagnosi e al trattamento dell’epatocarcinoma. Il professor De Santis ha già annunciato piani per un nuovo incontro nel prossimo anno nella provincia di Viterbo, segnalando l’importanza della continuità nel dialogo e nella formazione degli operatori sanitari.
La creazione di una rete territoriale si prefigge di garantire una risposta coordinata alle sfide poste dall’epatocarcinoma, mirando a ottenere risultati migliori per i pazienti attraverso percorsi di diagnosi e cura più integrati e accessibili.
Ultimo aggiornamento il 2 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina