Episodio al parco avventura di Caldaro: rifiutato l’accesso a un gruppo di ragazzi autistici

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Episodio al parco avventura di Caldaro: rifiutato l'accesso a un gruppo di ragazzi autistici - Gaeta.it

Un episodio recente ha acceso un acceso dibattito sull'inclusione e la sicurezza nel settore ricreativo. Un gruppo di otto ragazzi affetti da autismo, accompagnato dagli operatori della cooperativa TimeAut di Bolzano, si è visto negare l'ingresso al parco avventura di Caldaro dal titolare della struttura. La decisione ha suscitato reazioni vibranti sui social network e ha sollevato interrogativi importanti riguardo alle politiche di inclusione e alle pratiche di sicurezza nelle strutture pubbliche.

La posizione del gestore del parco

Luis Strobl, il gestore del parco avventura, ha giustificato la sua scelta come una misura necessaria per tutelare la sicurezza di tutti i visitatori. Sottolineando che le attrazioni del parco sono progettate per coloro che sono pienamente consapevoli dei rischi che comportano, Strobl ha volto l'attenzione sulle normative di partecipazione. "Non possono accedere persone con menomazioni fisiche o psichiche che potrebbero rappresentare un pericolo per sé e per gli altri," ha dichiarato.

Lo stesso gestore ha fatto riferimento a incidenti passati che avevano messo in discussione la sicurezza delle attività nel parco. "Abbiamo avuto esperienze difficili in passato," ha aggiunto, ribadendo il motto di sicurezza come principio preminente. Inoltre, ha voluto precisare che, nonostante la decisione negativa in questa occasione, il parco ha sempre cercato di offrire accesso a persone con disabilità, compresi ingressi gratuiti per favorirne la partecipazione. Tuttavia, il rispetto delle norme di sicurezza resta una priorità ineludibile per Strobl e per il suo staff.

Le reazioni e la frustrante esclusione

Le reazioni all'evento non si sono fatte attendere, e hanno trovato voce in particolare nella madre di uno dei ragazzi coinvolti. Ha espresso profonda frustrazione per il rifiuto del parco, dichiarando: "Non ritengo giusto che abbiano negato l'accesso ai nostri figli basandosi su motivazioni poco plausibili come l’assicurazione." La madre ha descritto la decisione come un atto di esclusione e discriminazione, sottolineando che la liberatoria firmata dai genitori avrebbe trasferito la responsabilità agli operatori presenti, i quali sarebbero stati in grado di gestire situazioni di emergenza.

Secondo questa madre, la mancata possibilità di accesso a strutture ricreative senza una valutazione individuale dei ragazzi rappresenta un gesto di ignoranza e discriminazione verso coloro che vivono situazioni di difficoltà. Ha chiamato a una maggiore sensibilizzazione sul tema, auspicando che episodi del genere possano essere discussi apertamente per promuovere un ambiente più inclusivo e accogliente.

La cooperativa TimeAut e la necessità di empatia

In risposta alla situazione, Giorgia Mattiello, operatrice della cooperativa TimeAut, ha adottato un tono conciliatorio. Ha esprimuto dispiacere per quanto accaduto, sottolineando la consapevolezza del confronto dolente tra inclusione e normative obbligatorie nel contesto del parco: "Il regolamento del parco avventura esclude le persone con disabilità intellettiva per questioni assicurative." Ha riconosciuto il legittimo sentimento di discriminazione da parte dei genitori.

Mattiello ha suggerito che una gestione più empatica e chiara della situazione da parte del gestore del parco avrebbe potuto evitare il malcontento accumulato. La cooperativa spera che questa esperienza controversa possa servire da spunto di riflessione per promuovere una maggiore inclusione e abbattere il stigma legato alle disabilità, incoraggiando un dialogo più aperto tra le strutture ricreative e le associazioni di supporto.

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