Equal Care Day: Bolzano sostiene l’uguaglianza nel lavoro di cura

Equal Care Day: Bolzano sostiene l’uguaglianza nel lavoro di cura

Il 1° marzo, in occasione dell’Equal Care Day, si è discusso a Bolzano delle disuguaglianze nel lavoro di cura, evidenziando l’impatto sulle donne e la necessità di politiche più eque.
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Equal Care Day: Bolzano sostiene l’uguaglianza nel lavoro di cura - Gaeta.it

Il 1° marzo segna il riconoscimento dell’Equal Care Day, una giornata internazionale dedicata alla sensibilizzazione riguardo la diseguaglianza nella distribuzione del lavoro di cura e assistenza. Questa data offre l’opportunità di riflettere sui carichi spesso invisibili e non retribuiti che pesano maggiormente sulle donne. In questo contesto, Palazzo Widmann a Bolzano ha ospitato un incontro organizzato dall’Alleanza per le famiglie, riunendo esperti e cittadini per discutere l’importanza del lavoro di cura nella società contemporanea.

La celebrazione e il suo significato

Durante l’incontro a Palazzo Widmann, si sono confrontati esperti di vari settori con l’intento di far emergere prospettive e esperienze differenti. La giornata ha evidenziato l’importanza di rimuovere il velo di invisibilità che circonda il lavoro di cura, una realtà che spesso viene considerata un compito naturalmente femminile. Attraverso dibattiti e testimonianze, è emersa la necessità di riconoscere il valore di queste attività, che sono fondamentali per il benessere delle famiglie e della società in generale.

Il focus sulla equità è cruciale: il lavoro di cura non riconosciuto non solo limita le opportunità di carriera per le donne, ma ha anche ripercussioni economiche e sociali significative. Sensibilizzare l’opinione pubblica è un passo fondamentale per promuovere politiche che possano redistribuire responsabilità e risorse in modo equo.

Una questione di genere

Il lavoro di cura è fortemente connotato da disparità di genere. Le donne, nel corso della loro vita, si trovano a dedicare una quantità di tempo nettamente maggiore rispetto agli uomini a compiti di cura, dai figli ai membri anziani della famiglia. Dati recenti indicano infatti che le donne italiane spendono in media 5 ore e 9 minuti al giorno nel lavoro di cura non retribuito, rispetto a soli 1 ora e 48 minuti spesi dagli uomini. Questo squilibrio influisce direttamente sulle possibilità di lavoro e sul reddito, relegando molte donne a contratti part-time.

Un aspetto preoccupante di questa situazione è il suo impatto sulla povertà in età avanzata. Le donne che trascorrono anni lavorando a tempo parziale o ritirandosi dal mercato del lavoro hanno generalmente pensioni nettamente inferiori rispetto ai loro colleghi maschi. Secondo l’ASTAT, la media pensionistica delle donne nel settore privato in Alto Adige si attesta a 946 euro, un dato che si scontra con i 1761 euro medi degli uomini. Questo divario, pari al 37,6%, è una diretta conseguenza dell’iniqua distribuzione delle responsabilità di cura.

Implicazioni a lungo termine e richieste di cambiamento

Le conseguenze dell’attuale distribuzione del lavoro di cura non si limitano al presente, ma pongono sfide anche per il futuro. Christa Ladurner, sociologa del Forum Prävention, sottolinea come queste ingiustizie strutturali non solo condizionano l’accesso delle donne al mercato del lavoro, ma influenzano in modo decisivo anche le loro prospettive economiche future. Le disparità pensionistiche evidenziano l’urgenza di affrontare questo tema in modo serio e strutturale, passando da una visione emergenziale a politiche a lungo termine che possano garantire una maggiore equità.

Le condizioni attuali devono spingere a una riflessione collettiva sulle politiche familiari, sull’organizzazione del lavoro e sulla cultura del prendersi cura degli altri. L’Equal Care Day non deve rimanere solo una data simbolica, ma deve alimentare un movimento verso cambiamenti concreti nelle pratiche quotidiane, nelle politiche occupazionali e nell’amministrazione delle risorse familiari e sociali.

Riconoscere il lavoro di cura come un valore essenziale per la società non è solo giusto, ma è anche fondamentale per costruire una comunità più equa e sostenibile.

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