Ergastolo e 24 anni di reclusione per l'omicidio di Luigi Izzo a Castel Volturno

Ergastolo e 24 anni di reclusione per l’omicidio di Luigi Izzo a Castel Volturno

La Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere condanna all’ergastolo Alessandro Moniello per l’omicidio del barbiere Luigi Izzo, ucciso in un litigio a Castel Volturno nel novembre 2022.
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Ergastolo e 24 anni di reclusione per l'omicidio di Luigi Izzo a Castel Volturno - Gaeta.it

La Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere ha emesso una sentenza severa in merito all’omicidio di Luigi Izzo, un barbiere di 38 anni ucciso brutalmente nella notte tra il 5 e il 6 novembre 2022 a Castel Volturno, in provincia di Caserta. La tragedia ha suscitato un profondo sgomento nella comunità locale, non solo per la violenza del gesto ma anche per il coinvolgimento del padre e del figlio degli imputati. La lettura del verdetto ha lasciato segni evidenti di conflitto tra le parti in aula, riflettendo la forte tensione emotiva derivante da un caso caldissimo.

Il delitto che ha scosso Castel Volturno

L’omicidio di Luigi Izzo è avvenuto in un contesto di apparente banalità, scaturito da un litigio tra il fratello della vittima e Roberto Moniello, figlio di Alessandro Moniello, presente al momento del delitto. Dopo aver tentato di esercitare un ruolo pacificatore, Izzo si trovava a rientrare a casa con la moglie e la suocera quando è stato attaccato. L’idea di risolvere pacificamente la questione, addirittura offrendo di rimborsare i danni fisici subiti da Moniello, ha trovato esito tragico. Il primo incontro tra i contendenti si era svolto nei pressi di un bar lungo la Domiziana, dove la lite era esplosa senza alcuna avvisaglia.

Il processo ha rivelato dettagli sconcertanti riguardo alla brutalità dell’azione. Izzo è stato accoltellato appena sceso dall’auto, un attacco avvenuto in una situazione vulnerabile, sotto gli occhi della propria famiglia. Trattandosi di un omicidio senza una chiara motivazione, la comunità ha vissuto il lutto collettivamente, con una marea di persone presenti ai funerali di Luigi Izzo, divenuto un simbolo di una vita spezzata.

Le condanne e le dinamiche processuali

In seguito all’udienza, la Corte ha inflitto l’ergastolo ad Alessandro Moniello, mentre a suo figlio Roberto sono stati comminati 24 anni di carcere, con un riconoscimento di attenuanti generiche, nonostante le aggravanti legate ai futili motivi siano state riconosciute. Il tribunale ha esaminato a lungo le motivazioni di fondo, anche se la premeditazione non è stata confermata. Durante il processo, gli avvocati difensori dei due imputati hanno sostenuto che l’aggressione a Izzo fosse stata il frutto di un fraintendimento, mirato in realtà al fratello della vittima. Questa linea difensiva, tuttavia, non ha trovato consistenza di fronte alle prove presentate.

Momenti di alta tensione si sono registrati in aula, quando si sono incrociati gli sguardi tra i familiari della vittima e gli imputati. Presente anche il sindaco di Castel Volturno, Pasquale Marrandino, la cui partecipazione ha dimostrato l’importanza di questo caso per la comunità locale. La testimonianza cruciale della moglie di Izzo, Federica Sautto, ha aggiunto peso al processo, riportando le parole disperate ascoltate prima che il marito venisse colpito.

Elementi probatori e testimonianze

Un video di sorveglianza, estrapolato da telecamere nei dintorni, ha fornito ulteriore conferma dell’accaduto, rendendo più difficili le giustificazioni sostenute dalla difesa. Il documento video ha rivelato non solo la dinamica dell’attacco, ma ha altresì rappresentato un elemento incriminante per i due uomini. I testimoni oculari e le evidenze raccolte hanno portato la Procura a delineare un quadro chiaro, corroborato dall’autopsia che ha confermato la natura violenta delle ferite riportate da Izzo.

La testimonianza della moglie ha segnato un momento cruciale, evidenziando la brutalità del fatto: “Cosa volete da me?” sono state le ultime parole udite da Federica, un eco di disperazione di fronte all’insensatezza di un omicidio che non avrebbe mai dovuto accadere. La sentenza finale ha rappresentato per lei un momento di giustizia, nonostante il dolore per la perdita rimarrà indelebile.

Ultimo aggiornamento il 17 Gennaio 2025 da Sara Gatti

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