La notizia dell’ergastolo inflitto a Antonio De Pace ha suscitato un notevole interesse mediatico. Il giovane infermiere, che ha avvelenato il suo rapporto con la fidanzata, Lorena Quaranta, ha subito una condanna per un crimine che ha scosso l’intera comunità di Furci Siculo, in provincia di Messina. L’omicidio avvenuto nel marzo del 2020, quando la vittima stava per laurearsi in medicina, ha portato a un lungo iter giuridico che ha visto più fasi, culminando ora nella decisione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria.
La sentenza della Corte d’Assise d’Appello
La Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna all’ergastolo per Antonio De Pace, una decisione frutto di un’attenta valutazione del caso. La giustizia ha accolto in gran parte la sentenza di primo grado emessa dalla Corte d’Assise di Messina. Tuttavia, la Cassazione, nel luglio scorso, aveva annullato tale sentenza solamente per quanto riguarda la negazione delle circostanze attenuanti generiche. Questo ha aperto un nuovo scenario, mettendo sotto esame la questione se la pressione psicologica legata alla pandemia di Covid-19 potesse giustificare una revisione delle pene.
I legali di De Pace hanno sostenuto che il loro assistito avesse agito in uno stato di angoscia irrefrenabile, un’argomentazione che è stata sollecitata anche dal sostituto procuratore generale, Domenico Galletta, il quale ha chiesto una riduzione della pena a 24 anni di carcere. Tuttavia, i magistrati della Corte d’Assise d’Appello hanno ritenuto insufficiente questa giustificazione, ribadendo la gravità dell’omicidio e confermando l’ergastolo.
La difesa e le argomentazioni del tribunale
Nel corso delle arringhe difensive avvenute il 17 ottobre, gli avvocati di De Pace, tra cui Salvatore Staiano, Bruno Ganino e Marta Staiano, hanno ribadito la necessità di una pena “proporzionata” all’azione commessa. Hanno messo in evidenza che si trattava di un omicidio “apparentemente senza causale”, motivandolo principalmente con lo stato di angoscia che De Pace non è riuscito a controllare. Hanno citato i tentativi di suicidio compiuti dall’imputato come segni della sua fragilità psicologica al momento del delitto.
Nonostante queste argomentazioni, la Corte ha deciso di mantenere il livello di pena già stabilito, riaffermando la responsabilità di De Pace e la necessità di una condanna severa per un reato tanto efferato. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni, periodo durante il quale si attende di capire se De Pace intenderà presentare un ricorso in Cassazione.
Prospettive future e implicazioni del caso
Il caso di Antonio De Pace lascia spazio a importanti riflessioni sulla responsabilità sociale e giuridica, soprattutto in tempi di crisi come quella causata dalla pandemia di Covid-19. Rappresenta una delle molteplici sfide per il sistema giudiziario, chiamato a bilanciare la comprensione della fragilità umana con le esigenze di giustizia per le vittime. L’attenzione si concentra ora sulle motivazioni che accompagneranno la sentenza della Corte, fondamentali per comprendere le decisioni future e le eventuali vie legali a disposizione di De Pace.
Questo caso non solo colpisce per la gravità del crimine, ma anche per le sue implicazioni emotive e legali. L’attenzione dell’opinione pubblica rimarrà accesa, aspettando di vedere come si evolverà questa vicenda nel prossimo futuro.
Ultimo aggiornamento il 28 Novembre 2024 da Sara Gatti