Un tragico incidente si è verificato il 9 dicembre presso il deposito di carburanti Eni di Calenzano, causando la morte di cinque persone e ferendone 26, di cui tre in condizioni gravi. La Procura di Prato ha avviato un’inchiesta, contestando reati gravi come omicidio colposo plurimo e lesioni colpose aggravate, collegati a una presunta violazione delle normative di sicurezza sul lavoro. L’indagine punta a scoprire le cause di un evento che ha sconvolto un’intera comunità , ponendo sotto esame le pratiche lavorative in atto al momento dell’esplosione.
La dinamica dell’esplosione
Secondo le prime informazioni raccolte dagli inquirenti, l’esplosione sarebbe stata innescata da una fuga di carburante nella zona anteriore della pensilina di carico, probabilmente a causa della negligenza nel seguire rigide procedure operative. La Procura suggerisce che tali azioni erronee non potessero non essere evidenti a chi era presente. Un’attività di manutenzione su una linea di benzina non attiva si stava svolgendo proprio nelle vicinanze del luogo della tragedia, rafforzando l’ipotesi di collegamenti tra i lavori in corso e il disastro.
Dopo due sopralluoghi, il procuratore Luca Tescaroli ha predisposto diverse perquisizioni per raccogliere documentazione sulle operazioni al deposito di Calenzano al momento dell’incidente. Gli agenti hanno visitato gli uffici di Eni e di Sergen srl, l’azienda dove lavoravano alcune delle vittime, inclusi Giuseppe Cirelli e Gerardo Pepe, entrambi di 45 anni. Era proprio la Sergen ad occuparsi della manutenzione quando si è verificata l’esplosione, spingendo la Procura a fare chiarezza sulle condizioni di sicurezza e sulle procedure seguite.
Inchiesta e testimonianze
L’indagine della Procura si concentra sull’ipotesi che un errore durante i lavori di manutenzione possa aver innescato condizioni pericolose. Un testimone afferma di aver sentito un forte odore di carburante e di aver assistito a una fuoriuscita di liquido poco prima del disastro. I consulenti tecnici sono stati incaricati di esaminare la documentazione relativa alle operazioni in corso, con l’intento di confrontare le prove con le testimonianze raccolte. Attualmente, i reati contestati riconoscono un autore ignoto, ma le indagini potrebbero presto rivelare nomi specifici, in particolare in seguito alle autopsie delle cinque vittime.
Riguardo a Sergen srl, un lavoratore ferito ha riportato che la ditta stava eseguendo lavori di manutenzione per rimuovere valvole obsolete da una vecchia linea di benzina. Le menzioni di condizioni di lavoro non sicure e le lamentele ricevute da Vincenzo Martinelli, autotrasportatore tra le vittime, hanno sollevato ulteriori interrogativi sul rispetto delle normative di sicurezza. Martinelli ha precedentemente comunicato all’azienda preoccupazioni legate a “anomalie continue” nelle operazioni di carico, accendendo i riflettori su possibili lacune nella gestione della sicurezza.
Prossimi passi dell’indagine
Il procuratore Tescaroli, supportato dal sostituto procuratore Massimo Petrocchi, ha avviato una raccolta di prove per monitorare la corrispondenza tra Martinelli e la sua azienda, Bt Trasporti. Un’indagine accurata delle pratiche di lavoro sarà fondamentale per determinare come preventivare tragedie future e garantire un ambiente di lavoro più sicuro. Mentre la comunità elabora il lutto per la perdita delle persone coinvolte, le autorità lavorano incessantemente per fare chiarezza su quanto accaduto e per assicurare i responsabili della tragedia. Con ogni nuovo dettaglio emerso dall’inchiesta, le famiglie delle vittime sperano di ottenere giustizia e chiarezza su come siano state messe a rischio le vite dei loro cari.
Ultimo aggiornamento il 11 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina