Estorsioni mafiose nel settore delle costruzioni: scoperto un caso a Udine

Estorsioni mafiose nel settore delle costruzioni: scoperto un caso a Udine

Un’indagine rivela un caso di estorsione da parte della ‘ndrangheta nei confronti dell’azienda friulana Icop, costretta a fronteggiare minacce e richieste di pagamento per evitare conseguenze negative.
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Estorsioni mafiose nel settore delle costruzioni: scoperto un caso a Udine - Gaeta.it

Un’indagine recente ha fatto emergere un inquietante episodio di estorsione legato a un’azienda di costruzioni friulana. La vicenda, che ha origine due anni fa, coinvolge la Icop di Basiliano, impattando non solo l’azienda, ma anche il settore delle costruzioni in generale. Le rivelazioni sono state fatte dal presidente Vittorio Petrucco, il quale ha spiegato come la ‘ndrangheta abbia cercato di estorcere la somma di 150 mila euro all’azienda attraverso un meccanismo di sovrafatturazione. L’arma utilizzata dai criminali sarebbe stata la minaccia di problemi futuri, se non fosse stata accettata la richiesta.

La richiesta estorsiva della ‘ndrangheta

Sotto minaccia, alla Icop è stato richiesto di versare il 3% del valore del contratto per evitare conseguenze indesiderate. I fondi richiesti avrebbero dovuto derivare da fatturazioni gonfiate, realizzate da ditte colluse che avrebbero utilizzato documentazione ingannevole per attestare consegne di cemento, operazioni di smaltimento eccessivo in discarica, e prestazioni di servizi non conformi al reale bisogno. Tale situazione ha messo in allarme la direzione della Icop, che ha deciso di non rimanere silente di fronte a questi ricatti.

L’azienda ha quindi portato la questione all’attenzione della Direzione Investigativa Antimafia di Trieste, avviando un’inchiesta che ha portato all’arresto di sei persone accusate di estorsione aggravata. Questo episodio ha messo in luce non solo la pervasività dell’illegalità nel settore delle costruzioni, ma anche il coraggio di chi decide di denunciare tali atti.

L’appalto e la rete di aziende coinvolte

L’appalto in questione riguardava un progetto significativo per la realizzazione di un micro tunnel nel comune di Trebisacce, legato alla variante del metanodotto Pisticci – Sant’Eufemia. La Icop stava collaborando con la Tre Colli spa, un’azienda con cui ha lavorato in diverse occasioni senza mai aver riscontrato problematiche simili. Questa opera rientra in un sistema di infrastrutture pubbliche ben più ampio, del valore complessivo di cinque milioni di euro.

Secondo quanto comunicato da Petrucco, la richiesta di estorsione è stata avanzata dalla cosca Abbruzzese, un gruppo mafioso noto per la sua infiltrazione in attività economiche, specialmente nel Sud Italia. La Icop, nonostante le minacce, ha deciso di portare avanti i lavori, adottando un approccio pragmatico. Petrucco ha esplicitamente affermato la necessità di non lasciarsi sopraffare dalla paura, evidenziando che l’azienda non aveva mai affrontato gravi problematiche durante i lavori in altre località, come Napoli e Cefalù.

Le ripercussioni e il futuro dell’azienda

La vicenda ha sollevato interrogativi sul futuro della Icop e sulla possibilità di continuare a operare in Calabria. Sebbene Petrucco abbia sottolineato l’intenzione di non farsi intimorire, l’esperienza recente ha inevitabilmente lasciato un segno. Questo episodio serve anche a riflettere sulle dinamiche di rischio che il settore delle costruzioni deve affrontare quando entrano in gioco le organizzazioni mafiose.

L’azienda, ora sotto i riflettori, dovrà bilanciare questi rischi con la volontà di espandere o mantenere la propria attività. Le esperienze passate hanno insegnato che un ambiente di lavoro con controlli rigorosi tende a minimizzare i problemi legati alla criminalità organizzata. Tuttavia, la domanda sul se Icop deciderà di intraprendere ulteriori progetti in Calabria rimane aperta. Una decisione difficile, sicuramente influenzata dal clima di sicurezza e dall’effettivo controllo esercitato dalle istituzioni locali.

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