Falsi green pass a Treviso: udienza preliminare per 32 coinvolti, tra cui l’ex prefetto Marrosu

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Falsi green pass a Treviso: udienza preliminare per 32 coinvolti, tra cui l'ex prefetto Marrosu - Gaeta.it

Un'udienza preliminare di grande rilevanza è stata fissata per il 18 dicembre 2023 a Treviso, dove 32 persone sono sotto inchiesta per il presunto coinvolgimento in un'operazione illecita legata alla falsificazione di green pass per la somministrazione del vaccino anticovid. Questa indagine condotta dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni è emersa nel 2022 e ha portato alla luce un sistema di certificazioni false, innescando un acceso dibattito sulla sicurezza e sull'integrità dei documenti sanitari.

I dettagli dell'inchiesta

Un’organizzazione illecita a Treviso

Nell'ambito dell'inchiesta, si ipotizza che gli indagati avessero costituito un'organizzazione dedita alla creazione di green pass falsi, utilizzando un centro medico privato come base operativa. Gli investigatori sostengono che l'attività fosse finalizzata a rilasciare certificazioni non veritiere attestanti l'applicazione del vaccino anticovid a diverse persone. Questo sistema fraudolento avrebbe permesso a numerosi cittadini di accedere a spazi pubblici e attività, bypassando le normative sanitarie vigenti.

Le modalità di attuazione di tali illeciti includono la creazione di documentazione falsa che attestava pregressi contagi, sfruttando certificati intestati ad altri soggetti. Inoltre, l'indagine ha rivelato che i codici QR di persone vaccinate venivano clonati per essere riportati sui green pass falsificati, una violazione delle procedure di sicurezza sanitaria.

Le figure coinvolte e le accuse

Tra gli imputati, spicca il nome di MARIA AUGUSTA MARROSU, ex prefetto di Treviso, la quale è accusata di aver partecipato attivamente alla manipolazione dei risultati dei tamponi molecolari. Secondo quanto emerso, Marrosu sarebbe stata coinvolta nel “richiamo” di campioni sanitari di soggetti positivi, riprogrammandoli per esserne attribuiti ad altre persone. Questa azione avrebbe inquinato i dati dell'applicativo informatico del Ministero della Salute, con conseguenze dirette sulla gestione sanitaria della pandemia nella zona.

Accanto a lei, sono stati identificati altri professionisti della salute come una direttrice di un centro medico, un'infermiera libero professionista, e una biologa, tutti accusati di essere parte di questa rete di frode. Inoltre, le operazioni illecite sembrano aver avuto luogo anche in diverse farmacie della zona, in particolare a Montebelluna e Silea, amplificando l'estensione e la gravità del caso.

Il contesto attuale della salute pubblica

Ripercussioni e riflessioni sulla pandemia

Questo caso di falsa certificazione si inserisce in un contesto più ampio di lotta contro le frodi legate alla pandemia da COVID-19. L’emergenza sanitaria mondiale ha aumentato la sorveglianza e la sensibilità della popolazione riguardo ai temi della salute pubblica, rendendo i green pass un argomento di significativo interesse e preoccupazione.

Mentre la campagna vaccinale prosegue, situazioni come quella di Treviso alzano interrogativi sulla solidità del sistema di controllo e sull’affidabilità delle certificazioni sanitarie. La gravità delle accuse e il numero di persone coinvolte sottolineano la necessità di un rigoroso monitoraggio delle pratiche nel settore sanitario, affinché gli abusi non minaccino la salute collettiva.

Le misure di sicurezza in atto

Le autorità competenti stanno studiando misure di prevenzione per garantire trasparenza e affidabilità al processo di somministrazione del vaccino. L'emergenza sanitaria ha già portato a nuove normative e procedure di verifica, ma i recenti accadimenti a Treviso evidenziano quanto sia importante non abbassare mai la guardia. La ristrutturazione dei protocolli e la formazione continua del personale sanitario restano essenziali per impedire simili frodi in futuro, salvaguardando così l’integrità del pubblico e della salute collettiva.

In attesa dell’udienza preliminare, la comunità trevigiana è in fermento, seguendo con attenzione gli sviluppi di un caso che potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama sanitario locale e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni sanitarie.

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