Un episodio tragico di violenza domestica ha scosso la cittadina di Rivoli, in provincia di Torino. Emilio Martini, un uomo di 85 anni, ha ucciso la sua ex compagna, Maria Porunbescu, nota come Liliana, prima di togliersi la vita. Questo dramma ha colpito profondamente una comunità già ferita da simili episodi, lasciando domande irrisolte su quali siano le radici di tale violenza.
La dinamica dell’accaduto
Il dramma si è consumato nel pomeriggio di un giorno qualsiasi, in un appartamento al quinto piano di via Po 8. Le autorità sono state avvisate verso le 18, quando alcuni residenti hanno notato segni di violenza davanti a una Fiat Panda e una finestra rotta. Secondo le prime ricostruzioni, l’anziano ha fatto uso di un fucile da caccia per colpire Liliana, con la quale aveva intrattenuto una relazione complicata dopo la morte della moglie.
La loro storia, caratterizzata da alti e bassi, era terminata a Capodanno. L’addio, che Martini non sembrava aver accettato, ha trasformato una situazione già difficile in un esito tragico. Il gesto disperato di Martini è avvenuto in un contesto che, secondo le indagini, avrebbe potuto essere prevenuto se fossero state attuate misure di protezione più efficaci.
Il contesto della violenza domestica
Questa tragedia non è un caso isolato. Rivoli ha già vissuto un episodio simile solo un anno fa, con l’omicidio di Annalisa D’Auria, una giovane donna di 32 anni, da parte del compagno, che poi si è suicidato. Entrambi gli eventi richiamano l’attenzione su un problema più ampio di violenza domestica che affligge molte comunità italiane. Non si tratta solo di statistiche, ma di vite spezzate e famiglie distrutte.
La comunità locale si è mobilitata per cercare di arginare questo fenomeno. Il sindaco Alessandro Errigo ha espresso il suo sgomento e la sua determinazione a combattere contro la violenza di genere, affermando che è necessario un cambiamento culturale. Tante sono le iniziative che si stanno creando, dalla sensibilizzazione nelle scuole a collaborazioni con le forze dell’ordine per garantire maggiori protezioni alle vittime.
L’identità delle vittime e la loro storia
Emilio Martini era una figura nota nel quartiere Cascine Vica di Rivoli. Ex macellaio, aveva lavorato anche in un bar e tabaccheria. Molti lo ricordano come un uomo di carattere forte e con una vita piena e attiva. Ex collega e amico, Giuseppe Di Biase, ha descritto Martini come una persona brillante e affascinante da ascoltare, nonostante la sua età avanzata.
Al contrario, poco si sa di Maria Porunbescu, se non che era una donna riservata e gentile. I membri della comunità che la conoscevano si chiedono come una tragedia del genere sia potuta accadere. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto, e i suoi amici e familiari ora la piangono insieme all’amico di sempre, Emilio.
Le indagini e il futuro della comunitÃ
Le indagini sul caso sono ancora in corso e sono guidate dal pubblico ministero Valentina Sellaroli. I carabinieri della compagnia di Rivoli, insieme alla sezione investigazioni scientifiche, stanno lavorando per analizzare la scena e ricostruire i dettagli degli eventi. La ricerca di risposte non è solo una questione di giustizia, ma un’esigenza fondamentale per la comunità , che lotta per comprendere e affrontare questa ferita collettiva.
La società civile è ora chiamata a prendere coscienza e agire. Le politiche di prevenzione e il supporto alle vittime sono elementi cruciali per evitare che altre tragedie simili possano verificarsi. Rivoli deve affrontare non solo il lutto per quelle vite spezzate, ma anche la necessità di un cambiamento significativo, affinché episodi come quello di Emilio e Liliana non avvengano più.
Ultimo aggiornamento il 15 Gennaio 2025 da Elisabetta Cina