La storia di Viktoria, una giovane medico militare ucraina, si intreccia con il conflitto che ha colpito profondamente il suo paese. Fin dall’inizio della guerra su larga scala, ha scelto di rimanere nel suo martoriato Paese, impegnandosi nell’evacuazione dei soldati feriti. In questo racconto, emerge non solo la difficoltà del suo lavoro, ma anche la sua fede, che rappresenta una luce guida nei momenti più bui e la sua determinazione a salvare vite umane, contribuendo al contesto di guerra che dura ormai da anni.
La forza della fede nel caos
Viktoria ha trascorso due anni a servire come medico militare in Ucraina, e ha imparato a conoscere la vita e la morte su un campo di battaglia. La sua fede gioca un ruolo centrale nel suo lavoro quotidiano e nella sua vita. Secondo le sue parole, non ha mai incontrato un non credente al fronte. La guerra, con il suo carico di dolore e sofferenza, sembra aver riportato le persone verso Dio. “È difficile spiegare come agisce Dio”, afferma, “ma c’è una presenza che senti nel cuore. Ho visto come Dio salva vite, sia tra i credenti che tra i non credenti.”
Oltre alla sua professione di medico, Viktoria è anche una studentessa. Tra le missioni di evacuazione e il lavoro in prima linea, riesce a tornare a Kyiv per sostenere gli esami nel suo ultimo anno di medicina. La giovane ha completato un percorso di studi in medicina, lavorando inizialmente in un reparto terapeutico di un ospedale a Kyiv prima di dedicarsi ai soldati sul campo. Il suo senso di responsabilità nei confronti dei feriti traspare chiaramente, come lo è la sua determinazione a offrire supporto a chi ha bisogno.
Una scelta consapevole di rimanere
Allo scoppio della guerra, molti hanno abbandonato Kyiv, lasciandosi alle spalle la devastazione imminente. Viktoria, però, non ha esitato. Era consapevole che alcuni non potevano partire, come le persone con disabilità o chi si trovava in situazioni particolari. La sua scelta di rimanere è stata chiara e decisa: “Sapevo che avevamo bisogno di cure mediche, e ho deciso di restare”.
In prima linea, Viktoria lavora insieme a un autista e, a volte, collabora con le équipe di rianimazione. La fatica è palpabile, e il lavoro si dimostra estenuante. “Siamo solo in due”, spiega, “perché i medici sono pochi. A volte ci vuole più di un’ora per trasportare un paziente in ospedale. Ogni giorno è una grande responsabilità .” La giovane dottoressa si trova a dover prendere decisioni difficili, affrontando condizioni intense, e ogni emergenza richiede il massimo delle sue energie fisiche e mentali.
Un impatto duraturo del primo giorno al fronte
Il primo giorno di servizio sul campo ha lasciato un segno indelebile nella memoria di Viktoria. Era a Bakhmut, una delle zone più colpite dal conflitto. Ricorda di aver assistito a un giovane volontario che aveva avuto un grave incidente mentre guidava l’ambulanza. “Abbiamo lottato per oltre 30 minuti per salvarlo, ma non ce l’abbiamo fatta”, racconta con un’espressione colma di tristezza. La giovane dottoressa è stata l’ultima a lasciare la stanza di rianimazione, chiudendo gli occhi del volontario e pregando per la sua anima. Questo episodio ha rafforzato l’impatto emotivo del suo lavoro, rendendo la sofferenza umana palpabile in modo tangibile.
La forza nei momenti di crisi
Viktoria ha sperimentato personalmente la vulnerabilità durante il suo servizio. Una volta, mentre tornava dall’evacuazione di un ferito, l’ambulanza in cui viaggiava ha avuto un incidente grave. “Ricordo che l’auto si è ribaltata”, racconta. Nonostante il ribaltamento, lei e l’autista ne sono usciti illesi, e Viktoria sente che la sua fede e il suo legame con Dio l’hanno protetta. Questa esperienza ha approfondito la sua certezza che Dio sia presente, confermandole l’importanza di continuare a servire gli altri.
Oltre i protocolli sanitari
L’esperienza di Viktoria va oltre il semplice rispetto delle procedure mediche. “Uno sguardo negli occhi, un sorriso gentile o una parola di conforto – sono cose che non sono scritte nei protocolli, ma fanno parte del mio lavoro”. La sua empatia e il suo legame con i pazienti sono fondamentali. Spesso, mentre trasporta soldati feriti, si sente tenuta per mano da coloro che hanno subito traumi. Questi gesti sembrano piccoli, ma per Viktoria rappresentano l’essenza della cura e dell’umanità nel suo lavoro.
La speranza tra le difficoltÃ
La dott.ssa Viktoria crede nella sua missione e nella possibilità di un futuro migliore per l’Ucraina. Nonostante le sfide quotidiane del conflitto, trova gocce di speranza nella sua fede. “Per me, la speranza è nella nostra fede. Credo che l’Ucraina resisterà ”, afferma, sottolineando la sua determinazione a proseguire il lavoro per salvare vite. La giovane dottoressa rimane convinta che l’impegno e la resilienza possano cambiare le sorti del suo Paese.
Viktoria dimostra che, nonostante la devastazione e la sofferenza, esiste ancora una luce di speranza nel cuore degli ucraini. La sua dedizione all’assistenza dei feriti e la sua ferrea fede costituiscono un esempio potente di umanità e resistenza.