Nel processo che vede coinvolto Christian Sodano, accusato del duplice omicidio di Nicoletta Zomparelli e della sorella Renée Amato, la testimonianza di Desirée Amato ha scosso l’aula di giustizia. La giovane di 23 anni ha rivissuto i drammatici eventi del 13 febbraio 2024, chiedendo di parlare protetta per non incrociare lo sguardo del suo presunto killer, rimarcando l’angoscia e il trauma di una storia segnata dalla violenza e dalla gelosia.
La testimonianza di Desirée Amato
Desirée ha chiesto di essere ascoltata davanti alla Corte di Latina dietro a un separé, descrivendo con toni sommessi la notte tragica in cui ha perso la madre e la sorella. Non voleva vedere Christian Sodano, 27 anni, mentre era presente con i suoi avvocati. Durante l’udienza, ha descritto i momenti concitati nei quali ha comunicato a Sodano l’intenzione di interrompere la relazione, una decisione che si è rivelata fatale. L’ultima conversazione tra i due, avvenuta nella casa di Cisterna, ha scatenato la furia di un giovane che, con la pistola di ordinanza, ha ucciso la madre e la sorella.
Illuminando il carattere possessivo e geloso di Sodano, Desirée ha raccontato di minacce e intimidazioni a cui era sottoposta, rivelando anche episodi inquietanti che hanno caratterizzato la loro relazione. Sodano avrebbe dedicato messaggi di controllo e aggressività alla giovane, alimentando un clima di paura. Tra i messaggi conservati ci sono frasi allarmanti come «Domani faccio una strage» e avvertimenti comparsi sugli schermi del processo.
La gelosia e il controllo nella relazione
Il particolare atteggiamento di controllo di Sodano si è tradotto in episodi di pressione psicologica. Desirée ha riportato un episodio significativo in cui lui ha rivelato di aver fatto monitorare il suo telefono tramite un collega, creando un ulteriore stadio di ansia e paura per la giovane. Questa intensificata sorveglianza sui suoi movimenti ha portato Desirée a riflettere sull’impossibilità di continuare una relazione così opprimente.
La ragazza ha ricordato anche il simbolo della loro relazione: un anello con pietra azzurra, appartenuto alla madre di Sodano, che ha restituito durante l’ultima discussione. Con il gesto di restituire l’anello, Desirée ha posto fine a una connessione che, purtroppo, si sarebbe tradotta in una tragedia.
L’epilogo drammatico e la fuga
Il pomeriggio del 13 febbraio è diventato il giorno della strage. Desirée ha descritto il momento in cui Sodano, dopo aver estratto l’arma, ha iniziato a sparare. La giovane si è ritrovata in una situazione di vita o di morte, il conflitto è degenerato rapidamente e non c’era più spazio per la razionalità. Durante quei momenti critici, ha assistito all’omicidio della madre e della sorella. Dopo aver sentito gli spari, è riuscita a trovare rifugio nel bagno da dove ha tentato di fuggire.
L’atto finale della sua fuga è stato descritto con minuzia. Sodano, deciso a non lasciarla andare via, ha abbattuto la porta, costringendola a trovare un altro modo per salvarsi. Desirée è corsa verso la sua auto, solo per scoprire che era chiusa. Ha quindi cercato nascondiglio nella legnaia, testimoniando anche l’ulteriore disperazione che pervadeva l’atmosfera. La ragazza, spronata dalla sopravvivenza, è scappata verso un distributore di benzina, dove finalmente ha potuto chiedere aiuto.
La testimonianza di Desirée, ora, resta un momento cruciale nel processo che potrebbe far emergere non solo la verità su un dramma familiare, ma anche gettare luce su un fenomeno sociale sempre più inquietante come il femminicidio.
Ultimo aggiornamento il 14 Gennaio 2025 da Sara Gatti