Un inaccettabile episodio di femminicidio ha scosso Fonte Nuova, un comune a pochi chilometri da Roma, dove Domenico Ossoli, 73 anni, ha ucciso sua moglie Annarita Morelli, 72 anni, a colpi di pistola. Le indagini della Procura di Tivoli stanno facendo luce su un comportamento ossessivo e controllante da parte dell’uomo, evidenziando le dinamiche di un matrimonio che stava giungendo al termine. L’analisi delle prove e le testimonianze raccolte delineano un quadro raccapricciante di un dramma che ora chiede giustizia.
Una relazione segnata dall’ossessione e dal controllo
La vita di Domenico e Annarita: amore, conflitti e separazione
La storia tra Domenico Ossoli e Annarita Morelli è caratterizzata da un legame profondo, ma segnato da conflitti crescenti. Con il tempo, i contrasti tra i due sono aumentati, costringendo Annarita a prendere la decisione di separarsi. Una scelta coraggiosa che, però, ha scatenato in Domenico un comportamento sempre più possessivo e ossessivo. La crisi affettiva ha portato l’uomo ad atteggiamenti aggressivi, come dimostrano le testimonianze dei familiari della vittima, i quali hanno confermato che Ossoli era arrivato a installare un dispositivo GPS sull’auto della moglie, perseguitandola in ogni momento della sua vita.
In un contesto del genere, Annarita si ritrovò non solo a fronteggiare la fine di una relazione, ma anche a dover lottare per la sua libertà e sicurezza. Questo stato di cose ha creato un clima di paura e ansia per la donna, che percepiva l’incedere della follia e della violenza del marito. La situazione economica, legata all’obbligo di versare 300 euro mensili come mantenimento, ha contribuito a esasperare ulteriormente il conflitto.
Controllo e premeditazione: gli elementi delle indagini
Dalle indagini condotte dai Carabinieri, emerge un quadro allarmante delle dinamiche familiari. I registri audio ritrovati durante la perquisizione nella casa di Ossoli a Norcia rivelano conversazioni tra i coniugi, che potrebbero contenere chiavi di lettura su come l’uomo volesse mantenere il controllo su Annarita. L’elemento della premeditazione è stato confermato anche grazie a un video di sorveglianza che ha immortalato Ossoli mentre si dirigeva verso il luogo del crimine, con un borsello contenente l’arma del delitto.
Un allerta ulteriore sulle sue intenzioni emerge dalla dichiarazione scottante sentita da familiari e amici: “Piuttosto la ammazzo, ma non le do la separazione”. Questa frase rappresenta un chiaro indizio della mente contorta dell’omicida che, non accettando la fine della relazione, ha anteposto il suo desiderio di possesso alla vita della moglie.
Eventi fatali: l’esecuzione dell’omicidio
La scena del crimine: un atto di violenza inaspettato
La mattina del tragico evento, Annarita si era recata dal veterinario per ritirare una ricetta per i gatti della sua colonia felina. Nel momento in cui stava per tornare a casa con la sua Panda rossa, Domenico Ossoli ha posto in essere il suo piano diabolico. Gli atti preparatori indicano una pianificazione meticolosa: l’uomo aveva viaggiato dall’Umbria al comune di Fonte Nuova con l’intento specifico di uccidere la moglie.
Il colpo di pistola esploso, che ha spezzato la vita di Annarita, non è stato solo un gesto di follia. È l’epilogo di un’ossessione malata, quella di un uomo incapace di accettare la realtà della separazione. Il pubblico ministero ha sottolineato l’evidente “volontà omicidiaria” come chiave per comprendere le motivazioni che hanno portato a tale atto.
L’ammissione di responsabilità: le parole di Ossoli
Dopo aver commesso l’omicidio, Domenico Ossoli non ha tentato di nascondere la sua responsabilità. Parlando a un Carabiniere intervenuto sulla scena, ha affermato: “Sono stato io”. Queste parole rivelano un’inquietante lucidità e una consapevolezza delle azioni commesse. Purtroppo, questo gesto ha trasformato tre figli in orfani e ha scosso una comunità intera, già toccata da tragedie simili.
Le indagini hanno confermato che Ossoli era in possesso di una Beretta calibro 7,65, con un colpo esploso e altri otto nel caricatore. La brutalità dell’episodio e la sua premeditazione non possono essere sottovalutate, perlomeno in un contesto di crescente violenza di genere che affligge il paese.
Un’indagine dolorosa e complessa che, seppur avvolta nella tristezza, pone in evidenza l’urgenza di azioni concrete per fronteggiare fenomeni di violenza domestica e di femminicidio. La Procura di Tivoli sta preparando le prossime mosse legali, ma la comunità di Fonte Nuova chiede giustizia e riflessione su una piaga sociale che continua a fare vittime.