Ferragosto a Teramo: scoperto detenuto con cellulare in carcere, aumentano le tensioni

Ferragosto a Teramo: scoperto detenuto con cellulare in carcere, aumentano le tensioni

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Ferragosto a Teramo: scoperto detenuto con cellulare in carcere, aumentano le tensioni - Gaeta.it

Un importante episodio ha suscitato preoccupazione nel sistema penitenziario italiano il giorno di Ferragosto, quando un detenuto di origine magrebina è stato sorpreso mentre utilizzava un cellulare all’interno della propria cella nel carcere di Teramo. Questa situazione ha messo in luce le problematiche legate alla sicurezza nelle istituzioni carcerarie e ha portato a nuove richieste di intervento da parte delle sigle sindacali. La notizia è stata riportata da Giuseppe Pallini, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria , che ha evidenziato la necessità di una maggiore vigilanza e misure adeguate per affrontare queste problematiche.

L’episodio di Teramo: un allerta per la sicurezza carceraria

Il 15 agosto, durante i controlli di routine, gli agenti di polizia penitenziaria hanno sorpreso un detenuto magrebino all’interno della sua stanza mentre effettuava una telefonata con un cellulare non autorizzato. La presenza di telefoni cellulari in carcere è da tempo un problema annoso, che mette a rischio la sicurezza dei penitenziari e, più in generale, della società. Il caso di Teramo non è isolato e dimostra la carenza di misure di sicurezza che potrebbero prevenire simili episodi. Le istituzioni carcerarie, infatti, faticano a implementare tecnologie e sistemi di controllo che eviterebbero l’ingresso di dispositivi di comunicazione non consentiti.

Giuseppe Pallini ha espresso soddisfazione per la prontezza degli agenti che hanno intercettato il detenuto, sottolineando l’importanza di queste operazioni per il mantenimento dell’ordine all’interno delle carceri. Tuttavia, ha anche messo in evidenza che tali episodi sono sintomi di una situazione più ampia e complessa nel sistema penitenziario italiano, che richiede attenzione e azioni concrete.

Aggressioni nel carcere di Pescara: un clima di tensione

Solo il giorno precedente all’episodio di Teramo, il Sappe ha denunciato un attacco nei confronti di quattro agenti di polizia penitenziaria nel carcere di Pescara, dove cinque detenuti hanno aggredito il personale. Questo evento mette in luce un ulteriore aspetto della crisi nelle carceri italiane: l’aumento delle aggressioni da parte dei detenuti nei confronti degli agenti di custodia. La violenza nei penitenziari è in crescita e rappresenta una minaccia non solo per gli operatori penitenziari, ma anche per la sicurezza degli stessi detenuti.

Di fronte a situazioni di questo tipo, è fondamentale garantire una protezione adeguata per il personale in servizio. Le segnalazioni di aggressioni hanno visto un incremento significativo nel corso degli anni, con il Sappe che ha documentato 1.760 casi di violenza e oltre 8.000 atti di minaccia e resistenza dall’inizio del 2023. Diventa così evidente la necessità di risolvere la carenza di agenti e di aumentare le dotazioni di sicurezza e le tecnologie a supporto della polizia penitenziaria.

Richieste sindacali: necessità di riforme in carcere

Il Segretario Generale del Sappe, Donato Capece, ha evidenziato l’urgenza di affrontare la questione della carenza di personale all’interno delle carceri italiane. Capece ha espresso preoccupazione per la mancanza di misure efficaci per garantire la sicurezza, come il potenziamento della videovigilanza e altre tecnologie che potrebbero ridurre l’uso di telefoni cellulari da parte dei detenuti.

Inoltre, ha sollevato la questione della gestione dei detenuti stranieri, suggerendo che quelli da espellere dovrebbero scontare le loro pene nei paesi d’origine, al fine di facilitare una migliore gestione nei penitenziari italiani. Capece ha portato alla luce anche le difficoltà nel trattare i detenuti con problemi di tossicodipendenza e disturbi psichiatrici, sottolineando che sarebbe più appropriato per questi gruppi essere ricoverati in strutture adeguate invece di rimanere in carcere.

Capece ha ribadito la necessità di potenziare gli uffici per l’esecuzione penale esterna, con personale specificamente formato e qualificato, per lavorare su misure alternative alla detenzione e ridurre così la pressione all’interno delle carceri. Queste richieste rappresentano non solo un’esigenza attuale ma un investimento necessario per il futuro del sistema penitenziario italiano.

Ultimo aggiornamento il 16 Agosto 2024 da Donatella Ercolano

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