L’arte del Cinquecento a Ferrara rivive grazie alla mostra in corso a Palazzo Diamanti, visitabile fino al 16 febbraio. Questa esposizione è un atteso richiamo per gli appassionati dell’arte antica e della storia, con un’illuminante panoramica sui maestri ferraresi, in particolare su Ludovico Mazzolino, Giovanni Battista Benvenuti , Benvenuto Tisi e Giovanni Luteri . I curatori della mostra, Vittorio Sgarbi e Michele Danieli, hanno proposto un viaggio nel tempo che pone l’accento su un periodo fondamentale della cultura ferrarese.
I protagonisti dell’esposizione
Quattro nomi emblematici raccontano la vivace fioritura artistica del primo Cinquecento a Ferrara, riflettendo sul trasmutatione da un’epoca all’altra. Mazzolino, Ortolano, Garofalo e Dosso non sono solo artisti, ma rappresentano una vera e propria galassia di stili e approcci. Ognuno di loro ha contribuito in modo unico al panorama dell’arte ferrarese, dando vita a opere che parlano di ambizioni, cambiamenti e riassestamenti stilistici.
Mazzolino, ad esempio, si distingue per un linguaggio audace che abbandona le rigide norme classiche, attingendo dalla tradizione tedesca, nonostante un certo apprezzamento per i maestri veneti. I suoi quadri, densi di personaggi vivaci e caricaturali, affascinano e sorprendono, rivelando una visione personale e complessa del mondo.
Ortolano, in contrapposizione al suo contemporaneo, adotta un approccio più naturalistico e sincero, affiancando il classicismo all’illusione spaziale, temi ricorrenti nelle sue opere dedicate alla devozione privata. L’abilità di Ortolano di giocare con la luce e lo spazio, insieme alla sua ispirazione da Raffaello, fa brillare la sua arte in un contesto di grande intensità emotiva.
Una cronaca di eventi storici e culturali
La mostra si colloca all’interno di un progetto più ampio, intitolato “Rinascimento a Ferrara 1471-1598”, che esamina l’evoluzione di Ferrara da ducato a provincia controllata direttamente dal Papato. Il periodo compreso fra il passaggio di consegne da Ercole I d’Este ad Alfonso I d’Este, fino alla morte di quest’ultimo nel 1534, segna una transizione cruciale per la città , caratterizzata da un’esplosione di creatività artistica.
In questo contesto, il peso dei committenti gioca un ruolo fondamentale. Alfonso I, noto per la sua raffinatezza e ambizioni, si fa promotore di una nuova estetica, rinnovando tanto gli spazi pubblici quanto quelli privati della corte. Le opere dei grandi maestri del Cinquecento riflettono le sue aspirazioni artistiche e culturali, comprendendo un passaggio da tecniche e linguaggi più tradizionali a uno stile che invita l’osservatore in una dimensione nuova e stimolante.
L’evoluzione stilistica di Garofalo e Dosso
Benvenuto Tisi e Giovanni Luteri spiccano anche tra le eccellenze della mostra, incarnando il passaggio fra le influenze veneziane e le tendenze ferraresi. Garofalo emerge come il principale veicolo del linguaggio di Raffaello a Ferrara, imparando a interpretare e rielaborare gli insegnamenti del maestro. Dalla sua pittura si evince una padronanza del colore e delle forme che arricchisce il patrimonio iconografico della città .
D’altro canto, Giovanni Luteri, detto Dosso, si fa interprete di una luce veneziana profondamente evocativa, inizialmente influenzato da Giorgione e Tiziano. La sua arte trae spunto dalle atmosfere fluttuanti dei maestri lagunari e si distingue per una poetica personale che riesce a coniugare la levigatezza del colore con una certa audacia compositiva.
La mostra, oltre a mettere in luce la produzione di questi artisti, offre ai visitatori una riflessione sui legami culturali che hanno segnato Ferrara in un’epoca di cambiamento e innovazione. Con opere ricche di significato e una direzione curatoriale d’eccezione, “Il Cinquecento a Ferrara” si propone come una tappa fondamentale per chi desidera comprendere meglio l’evoluzione artistica italiana.
Ultimo aggiornamento il 2 Gennaio 2025 da Laura Rossi