Il Festival Adriatico Mediterraneo continua a richiamare appassionati e curiosi, riempiendo le storiche mura dell’Anfiteatro romano con un’atmosfera di festa e riflessione. Nella seconda serata dell’evento, i partecipanti si sono immersi in una performance vibrante, densa di ritmi tradizionali e significati profondi, creando un legame unico tra musica, danza e comunità.
Un viaggio musicale tra tradizione e modernità
La Festività e i protagonisti della serata
Durante la seconda giornata del Festival Adriatico Mediterraneo, l’Anfiteatro romano ha ospitato artisti di rilievo che hanno accompagnato il pubblico in un’esperienza coinvolgente. Il cuore della serata è stato rappresentato dal gruppo salentino diretto da Mauro Durante, il quale ha incantato la platea con percussioni, voce e violino. La scaletta ha esaltato le doti di musicisti come Alessia Tondo, che ha incantato il pubblico con la sua potente voce, e i danzatori che hanno animato lo spazio attorno al palco.
Tra i musicisti, si sono distinti anche Giulio Bianco, maestro della zampogna e dell’armonica, Massimiliano Morabito con il suo organetto e Emanuele Licci, che ha suonato chitarra e bouzouki. Ogni artista ha contribuito a creare un’atmosfera magica, invitando il pubblico a lasciarsi coinvolgere dalla musica. Infatti, Mauro Durante ha enfatizzato l’importanza della partecipazione attiva, sottolineando che “la musica è un mezzo di condivisione piuttosto che un semplice spettacolo.” Questo richiamo alla comunità ha radici nel folklore pugliese, dove la danza e il canto erano tradizionalmente strumenti di guarigione e celebrazione.
Il potere della tradizione nella musica moderna
Un momento intenso è stato offerto da Alessia Tondo, che ha eseguito “Sola andata”, un brano ispirato ai temi della vulnerabilità e della condizione umana. Le sue parole hanno fatto eco a una riflessione profonda sulla realtà contemporanea, in particolare riguardo agli effetti delle guerre sui bambini. La scelta del testo è significativa; l’intento è chiaro: non solo intrattenere, ma anche stimolare una vera e propria meditazione sul futuro dell’umanità attraverso la musica.
Al centro dell’interpretazione di Tondo c’è un appello all’umanità, un invito a considerare la propria responsabilità in un mondo che lotta contro diverse forme di sofferenza. La tradizione musicale diventa quindi uno strumento non solo per il divertimento, ma anche per la cura e la consapevolezza collettiva, un messaggio che rimarrà scolpito nel cuore del pubblico.
Il percorso degli Yarákä e sonorità multietniche
La presentazione degli Yarákä
La serata ha avuto inizio con il gruppo pugliese Yarákä, il cui repertorio ha tracciato un ponte tra tradizione e innovazione. Fondato nel 2015, questo ensemble ha dato vita a una musica che trae ispirazione dalle radici culturali del sud Italia, mescolando sonorità moderne e tradizionali. I membri del gruppo, tra cui Gianni Sciambarruto, Virginia Pavone e Simone Carrino, hanno incorporato ritmi e melodie che richiamano influenze africane e latinoamericane.
L’interpretazione della ritualità
Il progetto degli Yarákä si distingue per la sua ricerca di una nuova identità musicale che celebra le tradizioni e al contempo abbraccia la diversità. Ogni brano eseguito ha raccontato storie di guarigione attraverso la musica, esorcizzando paure e dolori personali. La loro performance ha invogliato il pubblico a partecipare attivamente, rendendo ognuno partecipe di un rito collettivo di liberazione e connessione. È evidente come la musica e la danza possano fungere da canali per affrontare i demoni interiori.
Alba sul festival e l’arrivo di Raoul Moretti
L’inizio di una nuova giornata
Il terzo giorno del Festival Adriatico Mediterraneo ha preso vita con il concerto “Un’alba meravigliosa” di Raoul Moretti. L’arpista italo-svizzero ha aperto la mattinata alla Terrazza Unicorn del Passetto, creando un’atmosfera incantevole ispirata all’emozione dell’alba. Il suo repertorio ha incantato un pubblico numeroso, confermando l’attrattiva del Festival anche nelle prime ore del mattino, un aspetto che Moretti ha sottolineato come raro e prezioso.
Riflessioni di Raoul Moretti
Raoul Moretti ha condiviso alcune riflessioni sull’importanza di eventi che riescono a catalizzare l’attenzione degli spettatori in orari inconsueti, creando un contesto di condivisione artistica unico. La sua esibizione ha rappresentato un momento di meditazione e contemplazione, permettendo al pubblico di riconnettersi con la bellezza della musica e dell’ambiente circostante. Con la sua performance, ha ribadito il valore di preservare iniziative culturali che uniscono persone diverse.
Attesa per la serata finale con Eugenio Bennato
Un finale imperdibile
La tensione cresce in attesa del gran finale del Festival, con la performance di Eugenio Bennato. Questo concerto rappresenta non solo un evento musicale, ma un omaggio alle radici culturali italiane, unendo il passato con il presente. La musicista avrà l’opportunità di esibirsi nuovamente all’Anfiteatro, un luogo carico di storia, dove il suono delle sue note risuonerà ancora una volta tra le antiche pietre.
Un legame con la tradizione
Dopo dodici anni dalla sua prima esibizione in questo spazio simbolico, Bennato è pronto a riconfermare la sua connessione con la storia e la cultura del posto. La serata promette di stupire, offrendo al pubblico un viaggio sonoro attraverso le tradizioni musicali del mondo, rinforzando il legame tra le diverse culture e promuovendo un messaggio di unità.
Il festival continua a confermarsi come un importante punto di riferimento per la musica e la cultura, capace di attrarre artisti e spettatori da ogni parte.
Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2024 da Sara Gatti