Festival della Valle d'Itria 2025: guerre e pace al centro della programmazione musicale

Festival della Valle d’Itria 2025: guerre e pace al centro della programmazione musicale

Il festival della Valle d’Itria, dal 18 luglio al 3 agosto a Martina Franca, esplora il tema “guerre e pace” con opere rare e contemporanee sotto la direzione artistica di Silvia Colasanti.
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Il festival della Valle d'Itria, alla sua cinquantunesima edizione, si svolgerà a Martina Franca dal 18 luglio al 3 agosto 2023, sotto la direzione artistica di Silvia Colasanti. Il tema di quest'anno è "guerre e pace", con un programma che include opere rare e musiche contemporanee. L'inaugurazione avverrà con "Tancredi" di Rossini, mentre il 27 luglio si terr - Gaeta.it

Il festival della Valle d’Itria, giunto alla sua cinquantunesima edizione, si svolgerà dal 18 luglio al 3 agosto a Martina Franca, in provincia di Taranto. Quest’anno la direzione artistica è affidata alla compositrice Silvia Colasanti, che ha scelto di ampliare l’orizzonte della manifestazione, tradizionalmente dedicata a opere rare, includendo anche musiche del ventesimo e ventunesimo secolo. Il tema di questa edizione è “guerre e pace”, riflesso dell’interazione tra arte e vita sociale.

Apertura con Rossini e una regia innovativa

L’inaugurazione del festival avverrà il 18 luglio al Palazzo Ducale con “Tancredi” di Gioachino Rossini. Lo spettacolo è diretto da Andrea Bernard, vincitore del premio Abbiati 2024, e si caratterizza per un allestimento insolito: saranno rappresentati entrambi i finali dell’opera. Così, il pubblico potrà assistere al finale lieto della prima di Venezia del 6 febbraio 1813 e al finale alternativo del 21 marzo dello stesso anno a Ferrara. La direzione musicale sarà affidata a Sesto Quatrini, che guiderà l’orchestra dell’Accademia della Scala, assicurando una qualità artistica di altissimo livello.

Debutto italiano per un’opera pacifista

Il 27 luglio il festival presenterà una rarità: la prima italiana di “Owen Wingrave”, un’opera scritta nel 1970 da Benjamin Britten. Questo lavoro è un manifesto pacifista contro la guerra del Vietnam. La regia dell’opera sarà curata da Andrea De Rosa, con la direzione di Daniel Cohen e sempre l’orchestra dell’Accademia della Scala sul palco. Questo evento rappresenta un momento importante di riflessione, in un periodo che ha visto ripetersi conflitti e tensioni in tutto il mondo. La scelta dell’opera è in sintonia con il tema generale che quest’anno permea l’intera manifestazione.

Ricordando Ravel e il patrimonio lirico

A partire dal 21 luglio, il chiostro di San Domenico ospiterà “L’enfant et les sortilèges”, opera di Maurice Ravel, un omaggio al centenario dalla composizione e ai 150 anni dalla nascita del compositore. La regia porta la firma di Rita Cosentino, mentre Myriam Cosentino dirigerà il coro che include l’L.A. Chorus e il Coro di voci bianche della Fondazione Paolo Grassi. Quest’opera aggiunge un ulteriore strato di significato al festival, unendo il patrimonio lirico francese alla riflessione sui temi di guerra e pace.

Sinfonica e arte sotto regime

Il 1° agosto, il festival vedrà il direttore musicale Fabio Luisi sul podio per eseguire la Sinfonia n. 14 di Dmitrij Šostakovič. Quest’opera, dedicata a Benjamin Britten, non è scelta casualmente: celebra il cinquantennale dalla morte del compositore e rappresenta la resilienza dell’arte di fronte alle oppressioni del totalitarismo. La scelta di includere Šostakovič nella programmazione riflette il desiderio di Colasanti di mostrare come la musica possa fungere da strumento di resistenza e riflessione sulle ingiustizie.

Un ricco programma di eventi e dibattiti

Come in passato, la fondazione Paolo Grassi ha presentato il festival a Milano, nella storica cornice del Piccolo Teatro. Quest’edizione conferma i concerti del “sorbetto”, eventi musicali che si svolgono nelle masserie circostanti e che si integrano perfettamente con incontri di discussione sul tema di quest’anno. Colasanti ha spiegato che la scelta di “guerre e pace” nasce dall’intenzione di mettere in evidenza l’intersecazione tra arte e realtà contemporanea, con un focus sulle diverse tipologie di conflitti, inclusi quelli emotivi. Non ci saranno, però, riferimenti espliciti alle cronache recenti: l’intento è quello di mantenere il legame con il presente, attraverso la musica.

Colasanti, al suo primo incarico di direzione artistica, si mostra entusiasta per il lavoro fatto e spera di apportare una nuova visione al festival. Concludendo, invita il pubblico a mantenere una mente aperta, affinché chi ama la musica del ‘700 possa trovare valore anche nell’opera di Britten e viceversa. La curiosità e la disponibilità ad esplorare nuove sonorità sono essenziali per un’esperienza musicale completa.

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