Firmati a Roma protocolli per migliorare il reinserimento sociale di detenuti e giovani a rischio

Firmati a Roma protocolli per migliorare il reinserimento sociale di detenuti e giovani a rischio

Iniziativa a Roma per il reinserimento sociale di detenuti e giovani a rischio, con protocolli d’intesa tra istituzioni per promuovere inclusione lavorativa e ridurre la recidiva.
Firmati a Roma protocolli per Firmati a Roma protocolli per
Firmati a Roma protocolli per migliorare il reinserimento sociale di detenuti e giovani a rischio - Gaeta.it

Nasce da Roma un’importante iniziativa per il reinserimento sociale di persone detenute e giovani a rischio, frutto della collaborazione tra diverse istituzioni. Con l’obiettivo di potenziare e condividere competenze ed esperienze, sono stati siglati due protocolli d’intesa tra la Fondazione Con il Sud, l’Impresa Sociale Con i Bambini e i Dipartimenti dell’Amministrazione Penitenziaria e della Giustizia Minorile e di Comunità del Ministero della Giustizia. Questi protocolli mirano a implementare programmi di inclusione per minori, giovani adulti e adulti con precedenti penali, ricercando soluzioni che possano migliorare significativamente la loro reintegrazione socio-lavorativa.

Collaborazione tra istituzioni e obiettivi comuni

Le firme sui protocolli sono state messe dal Capo del Dap Giovanni Russo, dal Capo del Dgmc Antonio Sangermano, dal presidente della Fondazione Con il Sud Stefano Consiglio, e dal presidente di Con i Bambini Marco Rossi-Doria. L’accordo si propone di rafforzare la sinergia tra le istituzioni, incentivando la pubblicazione di bandi a evidenza pubblica e sostenendo progetti per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. L’iniziativa non si limita solo a fornire opportunità di lavoro, ma include anche percorsi mirati a contrastare la devianza minorile e promuovere i diritti dei minori che hanno genitori in stato di detenzione.

L’approccio collaborativo intende costruire ponti tra il sistema penitenziario e le comunità locali, assicurando che i progetti attuati possano avere un impatto positivo e duraturo. Questo sforzo congiunto ha come scopo principale la creazione di opportunità concrete per rispondere alle esigenze di chi si trova in situazioni di vulnerabilità e fragilità, contribuendo così a un futuro di maggiore inclusione e dignità.

Progetti di reinserimento e riduzione della recidiva

Il lavoro al quale si dedicano i firmatari dei protocolli è essenziale per la crescita di progetti di reinserimento sociale, che si stanno espandendo lungo tutto il territorio nazionale. “Collaborare con le istituzioni e, in particolare, con i due dipartimenti del Ministero della Giustizia è fondamentale per il successo di queste iniziative,” afferma Stefano Consiglio. Egli prosegue sottolineando che i protocolli rappresentano un salto qualitativo verso la creazione di un sistema sempre più integrato e consapevole delle sfide da affrontare.

Uno dei fattori chiave che emerge da questa collaborazione è l’importanza del lavoro nel contesto del reinserimento. Statistiche recenti mostrano che l’80% delle persone detenute che trovano occupazione dopo la scarcerazione riescono a evitare la recidiva. Questo dato testimonia l’urgenza di fornire non solo strumenti pratici, ma anche sostenere un processo di riconoscimento e recupero della dignità per i detenuti. L’impiego diventa un elemento cardine per affrontare il passato e costruire un futuro migliore, riducendo in modo significativo le possibilità di ritorno al crimine.

Una seconda opportunità per una comunità in evoluzione

Stefano Consiglio esprime una visione speranzosa: “Questa è una seconda opportunità che dovremmo estendere a una platea sempre più ampia.” La volontà di ampliare il raggio d’azione di tali progetti è centrale per garantire che sempre più individui possano accedere a nuove possibilità di vita. La sfida del reinserimento sociale non riguarda solo i detenuti, ma anche le loro famiglie e le comunità da cui provengono, generando un impatto che si propaga oltre il semplice atto della detenzione.

Investire nel reinserimento significa anche affrontare questioni sociali più ampie, come la marginalizzazione e l’esclusione. Le azioni concrete, supportate dall’integrazione di competenze, devono portare a un ripensamento del modo in cui la società sostiene i suoi membri più vulnerabili. La creazione di reti di supporto è fondamentale per alimentare un cambiamento culturale e promosso dalla collaborazione tra il settore pubblico e privato.

Il cammino verso una società più inclusiva passa attraverso il riconoscimento delle fragilità e il potenziamento delle risorse disponibili, garantendo così che ognuno di noi abbia la possibilità di riscattarsi e contribuire attivamente alla comunità.

Ultimo aggiornamento il 12 Dicembre 2024 da Elisabetta Cina

Change privacy settings
×