Solo negli ultimi anni, il Leroy Merlin di Fiumicino è stato al centro di un’inchiesta che ha fatto emergere un sistema di furti astutamente organizzato. Il punto vendita del noto marchio di bricolage nel parco commerciale Leonardo Da Vinci è stato l’obiettivo di dipendenti e vigilantes che hanno sottratto beni per un valore di oltre un milione di euro, rivendendoli a prezzi scontati. Questo scandalo coinvolge 26 indagati ed è frutto dell’indagine avviata dai carabinieri e coordinata dalla Procura di Civitavecchia.
Il sistema di furti e le indagini
Dal 2012 al 2023, un’operazione fraudolenta si è sviluppata all’interno del Leroy Merlin, creando un mercato parallelo dove articoli come climatizzatori, decorazioni per esterni, trapani e rubinetteria venivano sottratti dai magazzini. La denuncia è partita da uno dei responsabili del punto vendita, insospettito dagli ammanchi persistenti. Questo ha dato inizio a un’inchiesta condotta con grande attenzione dai carabinieri della compagnia Aeroporti. La scoperta delle irregolarità ha rivelato un modello di comportamento illecito che, per quasi due anni, è rimasto sotto il radar.
Le indagini si sono concentrate sia sul personale di vendita che su chi doveva garantire la sicurezza all’interno del negozio. È emerso che i furti erano di diversa natura e colpivano vari reparti. Bisogna considerare l’entità dei danni: un valore complessivo di beni sottratti che arriva a circa 1.200.000 euro. Gli oggetti rubati venivano frequentemente rivenduti a prezzi notevolmente inferiori a quelli di listino, favorendo un mercato nero che sembrava prosperare all’ombra del noto marchio.
Ruolo di vigilantes e dipendenti
Tra i protagonisti di questa vicenda ci sono i vigilantes, in particolare due addetti della società Hsh Security Service. Gli uomini coinvolti hanno un ruolo cruciale nella gestione della sicurezza all’interno del negozio, ma la loro negligenza ha facilitato le operazioni illecite. Nel mese di settembre, per loro sono scattate le prime ordinanze cautelari: Lukov Dimitar Gluharov, di 37 anni, è finito agli arresti domiciliari, mentre il collega Simone Carmosino, 38 anni, ha ricevuto il divieto di dimora a Fiumicino.
Le indagini hanno rivelato un quadro complesso che ha portato a scoprire altri indagati tra i dipendenti. I segni delle manomissioni ora sono visibili non solo attraverso le testimonianze, ma anche grazie ai filmati delle telecamere di sorveglianza. Queste ultime hanno documentato gli atti di furto, fornendo prove decisive in un’affare che ora si avvia verso la conclusione.
Chiari segnali e la chiusura del caso
L’inchiesta, attualmente in fase di conclusione, ha portato a identificare 26 soggetti come colpevoli di furto aggravato. Tra di loro ci sono clienti, dipendenti e gli stessi vigilantes accusati di non aver svolto con diligenza le loro funzioni di controllo. Le telecamere hanno avuto un ruolo fondamentale nel resto dell’evidenza, riprendendo in situazioni compromettenti alcuni degli indagati mentre portavano a termine le transazioni illecite.
Sebbene il mercato parallelo creato abbia preso delle dimensioni rilevanti, l’intervento delle autorità ha messo in luce le falle di un sistema su cui si fondava la fiducia dei consumatori. Ora, la Procura di Civitavecchia ha notificato la chiusura delle indagini, segnando un passo importante verso la giustizia e la trasparenza nei punti vendita di beni di largo consumo.
Ultimo aggiornamento il 13 Gennaio 2025 da Armando Proietti