La Asl Roma 3 dà il via a una significativa iniziativa nel campo della salute pubblica, lanciando, anche durante la stagione estiva, una campagna di sensibilizzazione intitolata “Quando il gioco non è più un gioco”. Questo progetto mira a offrire prevenzione, cura e riabilitazione per il disturbo da gioco d’azzardo. L’iniziativa si sviluppa attraverso una nuova campagna social, rivolta a sensibilizzare la popolazione sui rischi legati al gioco e sull’importanza di chiedere aiuto. Le sedi disponibili per supporto e consulenza si trovano a Roma, Ostia e Fiumicino.
L’importanza della prevenzione e cura
Un fenomeno sociale in crescita
Negli ultimi anni, il gioco d’azzardo è diventato una preoccupazione crescente per la salute pubblica, specialmente con l’aumento dell’età dei nuovi giocatori che si avvicinano a questa attività, sempre più incentivati dalla facilità di accesso ai giochi online. Francesca Milito, Direttore Generale della Asl Roma 3, sottolinea la complessità di questa realtà: “La strada da percorrere quando ci si trova di fronte a quella che è diventata una vera e propria dipendenza è oggi più insidiosa, in special modo per gli anziani, spesso lasciati soli e vulnerabili”. La campagna è quindi un appello a prendere coscienza di questa problematica e a far sapere che ci sono risorse disponibili per chi ne ha bisogno.
Un impegno istituzionale
Grazie al sostegno della Regione Lazio e alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Asl Roma 3 ha implementato un programma di intervento multidisciplinare. Operatori specializzati sono presenti nelle tre sedi, pronte ad offrire supporto personalizzato, adatto alle esigenze specifiche di ogni paziente, con l’obiettivo di affrontare in modo efficace questa sfida. È fondamentale sapere che, in caso di necessità, gli esperti sono pronti a fornire aiuto e risorse per una riabilitazione completa.
La realtà del disturbo da gioco d’azzardo
Un fenomeno sottovalutato
Alessandro Gisondi, coordinatore del progetto DGA per l’Area Romana, fa eco alle preoccupazioni sollevate da Francesca Milito, evidenziando quanto sia difficile per molte persone accedere ai servizi di cura a causa dello stigma associato al gioco d’azzardo. “Purtroppo, la vergogna e l’imbarazzo frenano le persone dal chiedere supporto. Abbiamo un alto numero di pazienti per dipendenze da sostanze, ma il numero di utenti per il gioco d’azzardo è davvero esiguo: solo 68 persone”, afferma Gisondi. Questo dato è allarmante, soprattutto considerando come il fenomeno sia aumentato vertiginosamente dopo la pandemia, con un incremento che raggiunge il 60%.
Le caratteristiche del disturbo
Il disturbo da gioco d’azzardo è prevalentemente diffuso tra gli uomini, e colpisce soprattutto coloro che superano i 50 anni. Tuttavia, il rischio non si limita a questa fascia di età: adolescenti tra i 14 e i 17 anni si trovano ora esposti a questo problema. Si stima che uno su quattro di loro abbia già avuto accesso al gioco, segnalando una crescente preoccupazione per i 30-40enni, sempre più colpiti. Inoltre, l’interconnessione tra il gioco d’azzardo e altre dipendenze come alcool, fumo e utilizzo di sostanze stupefacenti rende la questione ancora più delicata e complessa.
Il futuro della sana ludicità
Affrontare il stigma sociale
Il contrasto al fenomeno del gioco d’azzardo non può prescindere dalla necessità di superare il pregiudizio che circonda questa forma di dipendenza. È cruciale non solo per i diretti interessati, ma per l’intera comunità. La sensibilizzazione, attraverso campagne come “Quando il gioco non è più un gioco“, serve a promuovere la cultura del chiedere aiuto e ad abbattere le barriere di imbarazzo. La consapevolezza che il gioco d’azzardo può diventare una malattia deve diffondersi tra la popolazione, affinché si possano stilare strategie di prevenzione sempre più efficaci.
La risposta della comunità
Con l’avvio di questa campagna sociale, la Asl Roma 3 si propone di coinvolgere l’intera comunità nella lotta contro il gioco d’azzardo. Questo impegno non è solo una risposta ai dati allarmanti, ma un invito aperto a ripensare la cultura del gioco, ponendo l’accento sulla responsabilità collettiva nel sostenere coloro che possono sentirsi intrappolati. È essenziale unire le forze tra famiglie, istituzioni e associazioni locali per creare un ambiente di supporto per tutti.