Fragilità sociali a Formia: i centri diurni in crisi e l’assenza di soluzioni concrete

A Formia, la chiusura del Centro diurno dell’Herasmus e la crisi del centro L’Aquilone evidenziano l’assenza di sostegno per le persone con disabilità, suscitando preoccupazioni tra i consiglieri comunali.
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Fragilità sociali a Formia: i centri diurni in crisi e l'assenza di soluzioni concrete - Gaeta.it

A Formia, l’attenzione alle fragilità sociali diventa un tema scottante tra i consiglieri comunali di minoranza. Le difficoltà sono amplificate dalla chiusura del Centro diurno dell’Herasmus e dalla situazione critica del centro L’Aquilone. I ritardi nelle risposte da parte dell’amministrazione di Taddeo suscitano preoccupazione tra chi dipende dai servizi per disabilità grave. La gestione di questi centri, ormai a rischio, evidenzia la mancanza di una programmazione adeguata a tutela delle persone più vulnerabili.

Il centro diurno dell’Herasmus chiuso senza alternative

Una delle situazioni più preoccupanti in città è la chiusura del Centro diurno dell’Herasmus, avvenuta circa due settimane fa. A oggi, non ci sono state comunicazioni da parte dell’amministrazione comunale riguardo alle misure da adottare per garantire continuità ai servizi. I consiglieri Luca Magliozzi e Alessandro Carta affermano che “la situazione non riguarda solo le 15 persone con disabilità grave che hanno visto venir meno il proprio punto di riferimento, ma coinvolge un intero contesto sociale.”

La chiusura di un centro del genere non è soltanto un fatto che può essere ritenuto “privato.” Fino a oggi, è emersa una mancanza di attenzione da parte dell’amministrazione, che si riflette sulla vita di famiglie già in difficoltà. Il carattere essenziale di questi servizi non può essere sottovalutato: non si tratta di un semplice supporto, ma di un diritto fondamentale per la comunità. Molti di questi utenti ora si trovano in una realtà di isolamento, senza una rete di sostegno adeguata.

La crisi dell’Aquilone e la mancanza di fondi

Parallelamente alla chiusura dell’Herasmus, il centro diurno L’Aquilone vive un momento di grande incertezza. Anni di contributo da parte del Comune hanno visto una brusca interruzione con l’amministrazione Taddeo, che ha smesso di finanziare i centri diurni, spostando il sostegno economico direttamente alle famiglie. Questa scelta ha creato una condizione insostenibile, per cui i fondi erogati non coprono le spese di gestione necessarie per mantenere attivi i servizi fondamentali.

L’origine di questa crisi è da ascrivere a decisioni politiche che “non sembrano avere come priorità il benessere delle persone più vulnerabili.” A causa della nuova modalità di finanziamento, solo il 33% delle risorse disponibili è stato effettivamente utilizzato, portando all’interruzione di servizi già precari. Famiglie e operatori si trovano ora a fronteggiare un presente incerto e un futuro sempre più nebuloso per chi ha bisogno di aiuto quotidiano.

La mancanza di dialogo e le scelte infelici della giunta

Un aspetto che solleva interrogativi riguarda il silenzio assordante dell’assessora ai servizi sociali, Eleonora Nervino, la quale in passato si era dimostrata sensibile alle problematiche sociali riguardanti le persone con disabilità. La mancanza di discussione in ambito commissionale sulla drastica scelta di riduzione dei fondi, ad opera della giunta, lascia intendere una mancanza di trasparenza e dialogo tra gli enti. Questo non fa altro che aggravare la situazione, esponendo vulnerabilità già evidenti.

La decisione di rimuovere il sostegno ai centri non è stata né discussa né approvata adeguatamente, lasciando famiglie e operatori in una condizione di isolamento e impotenza. Ciò porta a riflettere sulle priorità dell’amministrazione Taddeo e sulle scelte che potrebbero rivelarsi dannose per la comunità. I consiglieri hanno lanciato un appello affinché le istituzioni non diventino complici di decisioni che allontanano il sostegno verso i più deboli.

Risorse per la comunità o per abbellimenti?

In un quadro così critico, con una gestione carente di servizi essenziali, sorprende scoprire che l’amministrazione comunale ha stanziato 120.000 euro per le luci natalizie, benché provenienti da risparmi dovuti all’incapacità di assumere nuovo personale. Questa scelta appare ai più come “una beffa,” allorquando mancherebbero investimenti cruciali per i servizi alla disabilità.

Se da una parte, l’illuminazione festiva potrebbe rappresentare una bellezza temporanea per la città, dall’altra non può sostituirsi all’umanità e al supporto concreto essenziale per le persone in difficoltà. La comunità di Formia non dovrebbe essere lasciata nell’oscurità mentre altre spese superficiali vengono privilegiate. La vera luce che potrebbe abbellire la città è quella della solidarietà e del supporto ai più vulnerabili.

Ultimo aggiornamento il 27 Novembre 2024 da Sara Gatti

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