Franco Abruzzo, figura di spicco nel panorama giornalistico italiano, è scomparso all’età di 85 anni. Presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia dal 1989 al 2007, ha dedicato più di mezzo secolo alla professione, con particolare attenzione ai diritti dei giornalisti e alla formazione nel settore. La sua carriera, iniziata in Calabria, ha attraversato diverse redazioni significative, lasciando un’eredità indelebile nel mondo dell’informazione.
Gli inizi di una carriera straordinaria
Franco Abruzzo è nato a Cosenza il 3 agosto 1939. Dopo essersi avvicinato al giornalismo, ha compiuto i suoi primi passi lavorando per il Tempo e il Giornale d’Italia, dove ha affinato le sue competenze nella redazione di articoli. La sua prima esperienza significativa come cronista è avvenuta nel 1962 a Milano, dove ha lavorato per il Giorno, inizialmente come cronista giudiziario. Durante quel periodo, ha vissuto momenti di grande tensione, comprese le minacce di Luciano Liggio, noto capomafia, le cui azioni criminose includevano diversi sequestri di persona. Nonostante le insidie, è riuscito a dimostrare grande coraggio, guadagnandosi il rispetto dei colleghi e del pubblico.
La sua carriera proseguì con un’evoluzione notevole, approdando a ruoli di maggiore responsabilità. È diventato caposervizio e si è dedicato alle cronache politiche e nazionali. Nel 1993, Abruzzo ha fatto un ulteriore balzo professionale, trasferendosi al Sole 24 ore, dove è rimasto fino alla sua pensione nel 2001. In ogni redazione, il suo impegno e la sua dedizione si sono tradotti in articoli incisivi e ben documentati.
Un leader nel settore della comunicazione
Franco Abruzzo non è stato solo un giornalista di eccellenza, ma anche un leader indiscusso nel campo della comunicazione in Italia. Nel 1978, ha co-fondato Stampa Democratica, un’iniziativa volta a promuovere i diritti e le tutele dei giornalisti, insieme a Walter Tobagi. Un passo importante che ha segnato la sua carriera e ha contribuito a migliorare le condizioni lavorative della categoria.
Entrato nel consiglio dell’Ordine dei giornalisti nel 1986, Abruzzo ha continuato a lavorare per il bene della professione fino alla fine della sua carriera, venendo rieletto nel 2010. Ha mantenuto una forte attenzione verso i colleghi più vulnerabili, spesso privi di diritti, e la sua impronta è stata evidente nelle politiche adottate dall’Ordine lombardo.
L’eredità nella formazione dei giornalisti
Una delle eredità più significative lasciate da Abruzzo è certamente il suo impegno per la formazione continua nel giornalismo. Sotto la sua guida, è stato potenziato l’Istituto Carlo de Martino, che, in trent’anni di attività, ha formato ben 682 giornalisti professionisti. Questo istituto si è poi trasformato in un Master dell’Università di Milano, contribuendo così a formare nuove generazioni di giornalisti e a mantenere elevati gli standard professionali nel settore.
Le parole del movimento Liberi Giornalisti, attraverso Giuseppe Gallizi, sottolineano la sua rilevanza: “Un professionista serio e un qualificato rappresentante delle più alte istituzioni della nostra categoria.” La sua scomparsa ha lasciato un vuoto difficile da colmare, un’altezza che pochi potranno raggiungere.
Il tributo degli amici e dei colleghi ha messo in luce non solo la sua carriera, ma anche l’impatto duraturo che ha avuto sul giornalismo lombardo. Con le sue azioni e il suo forte senso di giustizia, ha saputo guidare e ispirare molti, contribuendo così a formare un ambiente professionale più giusto ed equo per tutti i giornalisti.
Franco Abruzzo vivrà nei ricordi e nelle azioni di chi ha avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare al suo fianco. La sua dedizione e il suo spirito rimangono un faro per le nuove generazioni di reporter e un monito sul valore del giornalismo al servizio della verità e della giustizia.