L’intervista a Franco Gabrielli, ex capo della polizia e attuale consulente per la Sicurezza del sindaco di Milano, offre spunti interessanti sulla recente vicenda che ha visto la morte di Ramy Elgaml durante un inseguimento il 24 novembre. Le sue dichiarazioni sono emerse durante una conversazione su Radio 24, evidenziando la necessità di un approccio equilibrato nella gestione di tali situazioni e l’importanza della sicurezza sia per gli inseguitori che per gli inseguiti.
L’analisi degli inseguimenti e il principio di proporzionalità
Gabrielli ha rimarcato un aspetto fondamentale quando si tratta di inseguimenti: la modalità corretta di intervento. Secondo il suo punto di vista, non si può mai mettere in pericolo la vita di qualcuno nel tentativo di fermarlo. “C’è sempre una targa, un veicolo”, ha dichiarato, sottolineando che esistono metodi alternativi e più sicuri per gestire le situazioni di fuga. Il concetto di proporzionalità, uno dei principi cardine della giurisprudenza, deve guidare le azioni delle forze dell’ordine. Questo principio, secondo Gabrielli, implica che l’uso di misure estreme, anche fatte in nome della giustizia, debba essere riservato unicamente a situazioni in cui la vita di qualcuno è in pericolo.
Gabrielli ha fatto riferimento all’importanza del rispetto delle regole, nonché alla necessità di valutare a fondo ogni azione intrapresa durante un inseguimento. L’idea è che l’intervento deve essere commisurato alla minaccia rappresentata. La morte di Elgaml ha riacceso un dibattito su come le forze dell’ordine affrontano le situazioni di emergenza, portando a un’interrogazione più profonda riguardo ai protocolli in atto e sull’addestramento degli agenti.
Il dibattito politico e il rischio di criminalizzare le forze dell’ordine
Questa tragedia ha sollevato diverse polemiche politiche, soprattutto riguardo ai processi penali in corso nei confronti degli implicati, tra cui Fares Bouzidi, il conducente dello scooter su cui era Ramy Elgaml. Gabrielli ha messo in guardia contro la cosiddetta “criminalizzazione a prescindere” degli operatori delle forze dell’ordine, definendola una reazione pericolosa che può portare a una cultura di impunità. Ha esortato a trovare un equilibrio. Non è giusto esigere dai poliziotti delle performance straordinarie in tutte le situazioni, ma nemmeno considerare ogni loro decisione come un crimine.
Secondo Gabrielli, il dibattito deve includere sia la difesa degli operatori, per evitare di farli sentire sempre sotto tiro, sia un’analisi critica delle loro azioni. È fondamentale che le polemiche politiche non oscurino la necessità di una corretta formazione e dell’adozione di procedure sicure per l’intervento. Il suo appello è a garantire che la giustizia possa seguire il suo corso senza che le forze dell’ordine si sentano minacciate nella loro operatività quotidiana.
Le prospettive future per la polizia di Stato
La discussione sollevata da Gabrielli punta a una riflessione necessaria su come dovrebbero evolversi le pratiche operative della polizia. Con i recenti sviluppi e il contesto politico attuale, è fondamentale stabilire un dialogo aperto tra le autorità competenti e i cittadini circa le difficoltà e i rischi che le forze dell’ordine devono affrontare nel dover garantire la sicurezza collettiva. L’obiettivo deve essere quello di cominciare un percorso di formazione che migliori la preparazione delle forze di polizia nell’affrontare situazioni critiche: una strategia che vada oltre la mera applicazione delle leggi, promuovendo un cambiamento culturale.
Gabrielli ha suggerito l’importanza di includere la comunità nel processo decisionale, per costruire fiducia e prevenire situazioni di conflitto tra i cittadini e le forze dell’ordine. La tutela della vita umana e il rispetto dovuto a entrambe le parti in gioco rimangono centrali, e questo è un messaggio che deve essere chiaro affinché simili tragedie possano essere evitate in futuro.
Ultimo aggiornamento il 9 Gennaio 2025 da Sara Gatti