Franco Pino, noto pentito della ‘ndrangheta di Cosenza, è stato arrestato dai Carabinieri del Comando Operativo di Trento. L’intervento delle forze dell’ordine si è reso necessario per dare esecuzione a una condanna definitiva che lo ha visto coinvolto in un severo crimine: il duplice omicidio aggravato. La Corte di Cassazione ha confermato la pena di 8 anni di reclusione, già inflitta in precedenza, per l’omicidio di due giovani avvenuto nel lontano febbraio del 1985.
Dettagli del crimine e della condanna
La condanna di Franco Pino si riferisce all’omicidio di Marcello Gigliotti e Francesco Lenti, giovani uccisi brutalmente in una casa di campagna a Rende, in provincia di Cosenza. Secondo le indagini, la decisione di eliminare i due ragazzi deriva da un presunto eccesso di autonomia che avevano mostrato nel loro comportamento. Gli omicidi, avvenuti in un contesto di rivalità e controllo all’interno della mafia cosentina, rappresentano un caso emblematico della violenza che ha caratterizzato la malavita di quegli anni. Il ruolo di Pino non si limita a quello di esecutore, essendo uno dei principali boss della criminalità organizzata in Calabria, ma egli ha anche scelto di collaborare con la giustizia.
Fin dai primi anni 2000, Pino ha deciso di diventare collaboratore di giustizia, un gesto che ha scosso l’ambiente mafioso. La sua testimonianza è stata cruciale in diversi processi e ha contribuito a smantellare reti di criminalità organizzata operanti in Calabria e oltre. La decisione di cooperare con le autorità ha suscitato reazioni contrastanti, sia nella comunità che tra i membri della ‘ndrangheta stessa.
La decadenza e il ritorno della giustizia
L’arresto di Franco Pino segna una nuova fase per la giustizia nel contesto della lotta contro la Mafia. La valutazione della Corte di Cassazione ha rappresentato una chiara affermazione dell’impegno dello Stato nel perseguire i criminali, anche quelli che in passato avevano cercato di evitare le conseguenze delle loro azioni attraverso la collaborazione con le autorità. La sentenza è un promemoria per chiunque creda di poter sfuggire al braccio della legge.
Ogni anno, numerosi casi di ex mafiosi che decidono di testimoniare e fornire informazioni alle autorità hanno portato a enormi progressi nella lotta contro la criminalità organizzata. Tuttavia, il fatto che Franco Pino, dopo aver collaborato e cambiato schieramento, trovi comunque una pena così severa, sottolinea la gravità dei crimini che ha commesso e l’importanza della giustizia nel ricomporre le fratture causate dalla violenza mafiosa.
L’arresto di Pino dall’operazione dei Carabinieri, a Trento, una regione lontana dalla Calabria, segnala che non esistono santuari per i criminali della ‘ndrangheta e che le forze dell’ordine continuano a monitorare e agire contro le infiltrazioni mafiose in tutto il territorio nazionale.
Ultimo aggiornamento il 10 Gennaio 2025 da Sara Gatti