Frosinone: arresti per usura ed estorsione, coinvolti due commercialisti

Frosinone: arresti per usura ed estorsione, coinvolti due commercialisti

Due commercialisti di Frosinone, Massimo Zaccardelli e suo figlio, arrestati per usura ed estorsione. Indagini rivelano un sistema di intimidazioni che colpisce imprenditori locali in difficoltà economiche.
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Frosinone: arresti per usura ed estorsione, coinvolti due commercialisti - Gaeta.it

Due commercialisti della provincia di Frosinone, Massimo Zaccardelli e suo figlio, sono stati colpiti da misure cautelari emesse dalla Procura della Repubblica di Cassino, con l’accusa di usura ed estorsione. Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Frosinone e dal Commissariato di Sora hanno portato gli agenti a eseguire arresti domiciliari nei confronti di Zaccardelli, mentre per il figlio è stato imposto l’obbligo di dimora. Le indagini si sono sviluppate a seguito delle denunce presentate da vittime di presunti comportamenti illeciti, rivelando un quadro di intimidazioni e pressioni economiche.

I dettagli delle indagini

L’operazione di polizia è partita da alcune denunce presentate da un imprenditore edile, che ha riferito di essere stato costretto a restituire somme ingenti a causa di pressioni esercitate dai due commercialisti. L’imprenditore aveva accettato di eseguire lavori presso l’abitazione dei Zaccardelli e, per avviare l’opera, aveva richiesto un anticipo. Tuttavia, dopo un breve lasso di tempo, i due professionisti hanno cominciato a pretendere una somma sette volte superiore all’importo iniziale.

La situazione è degenerata quando, a fronte della mancata restituzione della cifra richiesta, i due commercialisti hanno ingaggiato un pregiudicato locale per intimidire l’imprenditore. Quest’ultimo era costretto a consegnare 1.500 euro in tre diverse occasioni. Ma la pressione economica non è finita qui, poiché le indagini successive hanno rivelato ulteriori vittime nel giro di usura.

Altre vittime e la strategia usata

Al termine delle operazioni, le attività tecniche svolte dalla Procura hanno consentito di identificare un altro gruppetto di vittime: un amministratore e un socio di una piccola azienda di manutenzione industriale. Questi imprenditori, alle prese con difficoltà economiche, si erano rivolti a uno dei commercialisti, il quale esercitava anche la funzione di revisore contabile per la loro attività. La richiesta iniziale era di 5.000 euro, ma, dopo due mesi, il commercialista ha iniziato a richiedere il pagamento immediato del doppio della somma.

Non avendo la possibilità di restituire quanto dovuto, gli imprenditori sono stati costretti a pagare per conto del commercialista, acquistando merce presso un rivenditore di materiali edili locale. Questa rete di intimidazioni e la pressione economica rappresentano un duro colpo per la comunità imprenditoriale di Frosinone, segnata da episodi di usura che colpiscono in silenzio molte attività.

L’impatto sulla comunità e sull’imprenditoria locale

Questa situazione evidenzia un problema più ampio che affligge il tessuto imprenditoriale, in particolare nelle aree dove le difficoltà economiche spingono alcuni a considerare strade illecite per ottenere liquidità. I casi di usura e estorsione costituiscono un enorme danno non solo per le singole vittime, ma anche per l’intera comunità. Nessun imprenditore, in particolare le piccole e medie imprese, dovrebbe essere costretto a subire tali pratiche per portare avanti la propria attività.

Le reazioni ai fatti di Frosinone non si sono fatte attendere. Diverse associazioni di categoria hanno espresso preoccupazione e hanno manifestato la necessità di intensificare i controlli per tutelare le imprese locali. La fiducia tra imprenditori deve essere ricostruita, e per questo è fondamentale un’azione congiunta tra forze dell’ordine e istituzioni locali per garantire un ambiente commerciale più sicuro. Gli sviluppi futuri legati a questa vicenda potrebbero influenzare in modo significativo il panorama economico dell’area.

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