Fuorigrotta: le bancarelle pagano il pizzo al clan Troncone, un imprenditore denuncia

Fuorigrotta: le bancarelle pagano il pizzo al clan Troncone, un imprenditore denuncia

A Fuorigrotta, un imprenditore sfida il clan Troncone denunciando il pizzo, contribuendo all’arresto di membri della malavita e dimostrando che la resistenza è possibile anche in contesti difficili.
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Fuorigrotta: le bancarelle pagano il pizzo al clan Troncone, un imprenditore denuncia - Gaeta.it

Il fenomeno del pizzo a Napoli continua a persistere, coinvolgendo i mercati di Fuorigrotta. Qui, tra le varie bancarelle di venditori di fuochi d’artificio, quasi tutte si sono piegate alle richieste del clan Troncone, eccetto una. Questa è la storia di un imprenditore che, due anni fa, ha scelto di denunciare i membri del clan, contribuendo all’arresto del boss Vitale Troncone e del figlio Giuseppe.

La situazione a Fuorigrotta

Nei mercati rionali di Fuorigrotta, l’atmosfera è segnata dalla presenza della malavita. Gli imprenditori locali sono ben consapevoli delle pratiche estorsive che si celano dietro la gestione delle bancarelle. Secondo le informazioni raccolte, il pizzo richiesto ammonta a 150 euro per l’apertura durante le festività. In questo contesto, Alfredo Graziano, il convivente di Federica Troncone, assume un ruolo chiave, fungendo da intermediario. I venditori hanno imparato a temere le conseguenze di una denuncia, preferendo quindi cedere alle richieste di pagamento, che già dal Natale precedente erano state avvisate come inevitabili.

Chi è Alfredo Graziano

Alfredo Graziano, 41 anni, è stato arrestato recentemente insieme ai suoi collaboratori. La sua figura si è fatta strada tra le racconti di intimidazione e sfruttamento economico, delineando un quadro tristemente noto per la zona. Graziano ha un passato da delinquente, con precedenti penali per lesioni e traffico di sostanze stupefacenti. L’arresto nel 2018, avvenuto in un’indagine riguardante lo spaccio di cocaina, segna un episodio significativo nella sua carriera criminale. La recente ordinanza cautelare, firmata dal Gip Federica De Bellis, svela ulteriori dettagli sulla sua leadership all’interno della cosca.

Le prove contro Graziano

Il peso delle accuse contro Graziano non si basa unicamente sulle testimonianze dei venditori di fuochi d’artificio, ma anche su prove tangibili. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza immortalano Graziano mentre percorre via Leopardi in sella a uno scooter Honda Sh nero. Le riprese mostrano i momenti in cui lui e i suoi complici si avvicinano agli imprenditori per richiedere il pagamento del pizzo. Questa evidenza video, unita alle denunce di coloro che hanno subito le sue minacce, ha rafforzato le recenti operazioni delle forze dell’ordine.

L’impatto della denuncia

La scelta di un imprenditore di denunciare il clan Troncone ha segnato un cambiamento nel panorama di Fuorigrotta. Ciò dimostra che la denuncia, anche se rischiosa, è possibile e porta a conseguenze legali per gli estorsori. Tuttavia, la lotta contro la malavita non è priva di pericoli. Il coraggio dimostrato dall’imprenditore ha rappresentato un importante passo, ma evidenzia anche quanto sia complesso il rapporto tra le attività commerciali e la criminalità organizzata. La speranza è che questa denuncia possa incoraggiare altri a seguire l’esempio, contribuendo a un cambiamento reale nel territorio.

La vicenda di Fuorigrotta mette in luce il persistere delle estorsioni, ma al tempo stesso, il potere di resistenza e denuncia dei cittadini. Una lotta che continua nel cuore della difficile quotidianità partenopea.

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