Il G7 ha lanciato un piano ambizioso per sostenere l’Ucraina, in difficoltà a causa dell’invasione russa. Il progetto prevede un prestito di 50 miliardi di dollari, ma la sua riuscita è subordinata a un consenso unanime tra i 27 membri dell’Unione Europea. L’iniziativa rappresenta un passo significativo, poiché i fondi sarebbero garantiti dai beni congelati della Banca centrale russa, che ammontano a circa 210 miliardi di euro. Tuttavia, diversi fattori complessi potrebbero ostacolare l’effettiva realizzazione di questo piano.
Il contesto del prestito da 50 miliardi di dollari
Nei mesi scorsi, l’Ucraina ha vissuto una crisi economica exacerbata dalle conseguenze del conflitto con la Russia. Per far fronte alle spese militari e garantire una stabilità economica, è stato necessario un intervento massiccio da parte della comunità internazionale. Durante il vertice del G7, tenutosi a giugno, i leader mondiali hanno concordato un prestito di 50 miliardi di dollari per l’Ucraina, un segnale di compattezza dei Paesi occidentali nella lotta contro l’aggressione russa. Questo prestito sarà crucialmente legato alla disponibilità e all’uso dei beni congelati, una strategia mai adottata prima e che solleva interrogativi in merito ai suoi rischi e alla sua implementazione.
Opzioni proposte dalla Commissione Europea
Per facilitare l’attuazione del piano, la Commissione Europea ha presentato tre opzioni durante una recente riunione. Queste opzioni sono state discusse per garantire che il prestito possa essere erogato in modo sicuro e senza intoppi. La prima proposta prevede il congelamento dei beni russi per un periodo di cinque anni, con una revisione annuale. In questa modalità, si renderebbe necessaria una maggioranza qualificata per la liberazione dei fondi. La seconda opzione contempla un rinnovo delle sanzioni ogni 36 mesi, mantenendo le altre misure attuali attive ogni sei mesi.
La terza proposta, meno favorevole, prevede invece il rinnovo di tutte le sanzioni contro la Russia ogni 36 mesi, senza alcuna revisione intermedia. Tuttavia, la seconda opzione sembra aver suscitato un maggior consenso tra gli Stati membri, malgrado i dettagli specifici non siano ancora stati divulgati. La presentazione di queste opzioni è stata effettuata da Bjoern Seibert, il capo dello staff della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e nei prossimi giorni è attesa una proposta formale.
I rischi legati al piano del G7
Il piano per il prestito di 50 miliardi di dollari all’Ucraina non è privo di rischi. La sicurezza economica di questo schema dipende dal fatto che i beni congelati rimangano disponibili finché il prestito non sia completamente rimborsato. In caso contrario, i Paesi che concedono il prestito potrebbero trovarsi a dover affrontare situazioni problematiche qualora non potessero contare sui proventi generati dagli interessi dei beni congelati. Un ulteriore rischio è rappresentato dal fatto che le sanzioni contro la Russia devono essere prorogate ogni sei mesi all’unanimità. Ciò implica che un solo Paese, qualora decidesse di bloccare la proroga, potrebbe compromettere l’intero piano, con l’Ungheria che in passato ha già ostacolato decisioni di sostegno all’Ucraina.
La pressione degli Stati Uniti sulla UE
A rendere la situazione ancora più delicata è la pressione esercitata dagli Stati Uniti sui Paesi europei affinché il piano si realizzi nel minor tempo possibile. Il governo statunitense, nelle persone di funzionari come Kamala Harris, ha manifestato l’urgenza di garantire che i 50 miliardi di dollari raggiungano l’Ucraina entro la fine dell’anno, dato il deterioramento della condizione economica del Paese. Gli Stati Uniti temono che un ulteriore allungamento dei tempi possa esporre l’Ucraina a una crisi umanitaria invernale, aggravando una già difficile situazione. Tuttavia, il recente cambiamento di leadership negli Stati Uniti ha generato incertezza, con il potenziale ritorno di Donald Trump, il quale ha promesso di ridurre gli aiuti a Kiev, complicando ulteriormente gli scenario politico ed economico legato alla questione ucraina.