Gabriele Mainetti presenta "La città proibita": un film che fonde kung fu e cultura italiana

Gabriele Mainetti presenta “La città proibita”: un film che fonde kung fu e cultura italiana

Gabriele Mainetti presenta “La città proibita”, un film che unisce arti marziali e cultura europea, esplorando temi di amore e conflitti interculturali attraverso la storia di Mei a Roma.
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Gabriele Mainetti presenta "La città proibita": un film che fonde kung fu e cultura italiana - Gaeta.it

Gabriele Mainetti, regista noto per il suo lavoro in “Lo chiamavano Jeeg Robot” e “Freaks Out“, svela il suo nuovo progetto cinematografico intitolato “La città proibita“. Questo film, in uscita il 13 marzo con Vision, esplora la profonda connessione tra le arti marziali e la cultura europea, in particolare quella romana. Con una trama affascinante che combina elementi di azione e romanticismo, Mainetti intreccia due mondi distanti, offrendo una nuova prospettiva sull’arte marziale.

L’arte marziale come espressione artistica

Nel parlare del suo film, Gabriele Mainetti esprime la sua personale visione delle arti marziali, considerandole non semplicemente come combattimenti, ma come una forma d’arte simile a un balletto. Le influenze dei film di Bruce Lee della sua infanzia si riflettono nell’approccio che ha scelto per “La città proibita“. Il regista fa riferimento a un precedente significativo, “L’urlo di Chen” del 1972, enfatizzando l’impatto del kung fu anche sulla cultura occidentale, in particolare grazie alla storica scena tra Bruce Lee e Chuck Norris nel Colosseo.

Per Mainetti, le arti marziali non sono solo un mezzo per intrattenere, ma rappresentano un modo per raccontare storie profonde e coinvolgenti. “La città proibita non è solo un film di azione, ma un racconto di sogni e speranze che si intrecciano tra culture diverse.” In questo senso, l’ambientazione alla Piazza Vittorio a Roma, nota per la sua multiculturalità, assume un ruolo cruciale, fungendo da palcoscenico per una storia che affronta sia l’amore che i conflitti interculturali.

La trama di “La città proibita”

Il film narra le avventure di Mei, un misterioso personaggio interpretato da Yaxi Liu, che giunge a Roma in cerca della sorella scomparsa. L’incontro con Marcello, il cuoco del ristorante di famiglia, e la madre Lorena, interpretata da Sabrina Ferilli, segna l’inizio di una serie di eventi inaspettati. Il ristorante, però, è gravato da debiti a causa della fuga del padre Alfredo, interpretato da Luca Zingaretti, e la pressione di questa situazione rende il contesto ancora più complesso.

Quando i destini di Mei e Marcello si incrociano, si trovano a fronteggiare non solo antichi pregiudizi culturali, ma anche nemici spietati. “La città proibita descrive una battaglia delicata e profonda, dove vendetta e amore sono intrinsecamente legati.” La scelta di Piazza Vittorio e dell’Esquilino come location non è casuale: questi luoghi rappresentano una Roma che accoglie culture diverse, creando un contrasto tra le vite legittime e quelle più oscure della città.

La protagonista Yaxi Liu: un connubio tra arte marziale e recitazione

Yaxi Liu non è solo una protagonista, ma anche un’autentica artista marziale con un background di eccellenza. Mainetti racconta di come abbia scelto Liu per il ruolo di Mei non solo per le sue abilità nel kung fu, ma anche per la sua capacità di interpretare emozioni autentiche. Durante il provino, Liu ha impressionato il regista non esibendo le sue doti marziali, ma portando sullo schermo un’intensa performance drammatica.

La storia di Liu rispecchia il personaggio che interpreta: cresciuta in Cina, ha dovuto affrontare le difficoltà legate alla politica del figlio unico. Mei, a sua volta, rappresenta una figlia invisibile, con bagagli emotivi che la legano alla ricerca della sua identità. Questa profondità di carattere arricchisce la narrazione, rendendo il film non solo una pellicola d’azione, ma anche una riflessione sulle esperienze umane.

Un viaggio attraverso le culture a Roma

La città proibita” rappresenta non solo un racconto di arti marziali e avventura, ma è anche un’analisi profonda delle interazioni culturali che caratterizzano Roma. Mainetti non ha paura di affrontare i temi delicati della cultura e dell’identità, creando un ponte tra il mondo orientale e quello occidentale. La presenza di una protagonista femminile forte e di una trama volta a unire le diversità è un’evidenza dell’evoluzione del cinema italiano verso narrazioni più inclusive.

Con una produzione realizzata da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa, il film riflette un impegno a raccontare storie autentiche in modo innovativo. I colpi acrobatici tipici delle arti marziali, integrati in un contesto urbano come quello di Roma, offrono scenari spettacolari e momenti di grande emozione. La visione di Mainetti si concretizza in un film che promette di coinvolgere il pubblico in una danza tra azione e sentimento, in un racconto che abbraccia la multiculturalità e mette in luce le sfide dell’incontro tra diversi stili di vita.

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