“Genova nell’Ottocento” è un’importante iniziativa culturale lanciata dal Comune di Genova, che coinvolge associazioni, musei e istituzioni per tutto l’anno. Al centro del progetto ci sono eventi musicali, letterari e artistici, promettendo di arricchire la vita culturale della città . La serata di apertura ha avuto luogo al Teatro Carlo Felice, dove un concerto ha servito come introduzione alla storia musicale di Genova.
Il legame tra Giuseppe Verdi e Genova
Durante la serata inaugurale, il docente di storia della musica Raffaele Mellace ha esplorato i legami tra il compositore Giuseppe Verdi e la città di Genova. Il relatore ha menzionato i due luoghi nei quali Verdi trascorreva i suoi inverni: Palazzo Sauli a Carignano e Palazzo del Principe. Entrambi i posti offrivano al compositore la tranquillità necessaria per la sua creatività , lontano dallo stress e dalle pressioni quotidiane.
Mellace ha anche fatto notare che in questo periodo, il teatro cittadino presenta “Falstaff“, l’ultimo grande capolavoro di Verdi. Questo è significativo perché Genova è stata solo la seconda città a ospitare questo lavoro dopo il debutto alla Scala, evento testimoniato anche da un curioso aneddoto legato a una pasticceria locale che ha battezzato una brioche come “Falstaff“. Il contributo di Mellace, unito alla musica vera e propria, ha reso la serata memorabile.
L’emozionante concerto di apertura
Il concerto ha presentato un programma ricco, incentrato sulle opere di Verdi, Donizetti e Puccini, e ha visto come protagonisti tre prestigiosi cantanti. Il soprano Maria Agresta, il tenore Francesco Demuro e il baritono Gabriele Viviani hanno incantato il pubblico con le loro performance. A fare da accompagnamento, il pianista Michele D’Elia ha saputo esaltare ogni brano con la sua maestria e sensibilità .
Maria Agresta ha offerto una performance straordinaria, interpretando il ruolo di Desdemona in “Otello” con “La canzone del salice” e l’intensa “Ave Maria“. La sua abilità di attrice le ha permesso di creare momenti di intensa comunicazione drammatica, come nella scena dal “Simon Boccanegra” in compagnia di Viviani. Alla fine, insieme a Demuro, hanno interpretato un indimenticabile duetto dal terzo atto della “Boheme“.
Il tenore Francesco Demuro ha dimostrato una voce duttile e potente, ricevendo applausi per le sue esibizioni in “Traviata” e “Luisa Miller“. Il baritono Gabriele Viviani ha fornito una performance altrettanto energica, evidenziando la sua versatilità in pezzi di insieme e presentando un Jago convincente nel celebre “Credo in un Dio crudel“.
Riflessioni sull’assenza di riferimenti locali
Il concerto si è concluso con una serie di bis, tra cui “Me voglio fa ‘na casa” e il brindisi da “Traviata“, in cui è emersa la complicità tra i cantanti. D’altra parte, è opportuno notare che, considerando l’inaugurazione del progetto “Genova nell’Ottocento“, avrebbe potuto essere interessante includere nel programma alcuni brani composti da autori genovesi o i pezzi scritti da Puccini per pubblicazioni locali.
Purtroppo l’affluenza non era quella sperata, nonostante i ripetuti applausi del pubblico, che hanno reso giustizia alla bravura degli artisti. Il concerto, oltre a essere un successo per chi ha partecipato, ha aperto la strada a un anno di celebrazioni che promette di mettere in luce l’importanza del passato culturale di Genova.