Nel 2025 la comunità internazionale si trova a fare i conti con una crescita preoccupante delle tensioni geopolitiche e dei conflitti armati in diverse aree del pianeta. Questi fatti influenzano non solo la situazione politica e militare, ma anche le condizioni economiche e sociali, mettendo a rischio i progressi ottenuti nella riduzione della povertà estrema. Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, è intervenuto con un messaggio chiaro durante l’incontro dell’Development Committee della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale a Washington, sottolineando come le attuali difficoltà nascano da un intreccio complesso di fattori.
Aumento dei conflitti e impatto sulla sicurezza globale
Gli ultimi anni hanno mostrato un incremento significativo di conflitti armati e scontri improvvisi in diverse regioni fragili del mondo. Stati già in difficoltà economiche o sociali sono travolti da violenze e instabilità, condizioni che aggravano la situazione dell’intera comunità internazionale. Queste tensioni non sono episodi isolati, ma parte di un quadro più ampio caratterizzato da insicurezza persistente. La presenza di conflitti rallenta interventi fondamentali per il mantenimento della pace e ostacola la ricostruzione di società segnate dalla guerra.
Fragilità istituzionale e aiuti umanitari
In particolare, nei paesi coinvolti, la fragilità istituzionale viene messa a dura prova, compromettendo la capacità delle autorità di garantire sicurezza ai cittadini. Dal momento che la protezione delle persone è un presupposto per ogni percorso di sviluppo, la persistenza di conflitti impedisce in molti casi anche gli aiuti umanitari di raggiungere le zone più colpite. Le tensioni causano inoltre flussi migratori incontrollati, con ripercussioni a catena su stati confinanti e regioni vicine.
Commercio internazionale e riflessi sulla crescita economica
Le tensioni geopolitiche non si limitano a generare conflitti diretti, ma frenano anche il commercio tra paesi. Le interruzioni nelle catene di approvvigionamento e le restrizioni imposte per motivi di sicurezza danneggiano gli scambi commerciali internazionali. Questa frenata provoca un rallentamento generale nel ritmo di crescita economica a livello globale.
Il commercio rappresenta una risorsa cruciale per le economie emergenti, spesso fondamentali per la lotta contro la povertà. Quando il flusso di merci, tecnologie e investimenti si interrompe, aumentano le difficoltà per le imprese locali e si riducono gli introiti statali destinati a servizi essenziali. Le difficoltà nei mercati internazionali colpiscono in modo diretto soprattutto quei paesi che dipendono dall’export di materie prime o prodotti agricoli.
Effetti sulle economie emergenti
Il commercio è infatti una leva principale per sostenere la crescita e migliorare le condizioni di vita, sottolineano gli esperti. Blocchi o rallentamenti nelle esportazioni provocano un effetto domino su occupazione e investimenti, elementi chiave per mantenere stabili i progressi sociali.
Conseguenze sulla lotta contro la povertà estrema
I progressi raggiunti nelle ultime decadi nella lotta contro la povertà estrema rischiano ora di compromettersi. La combinazione di conflitti, insicurezza e rallentamenti economici crea un ambiente dove diventa più difficile sostenere i livelli di sviluppo sociale raggiunti. Il rischio di nuove crisi umanitarie si estende oltre i confini strettamente coinvolti nei conflitti.
Lo scenario mette a dura prova le risorse e la capacità degli enti internazionali di coordinare programmi di assistenza e interventi mirati. Operazioni di sviluppo sono spesso bloccate o rallentate, con effetti negativi sui gruppi più vulnerabili. Per esempio, l’accesso all’istruzione e ai servizi sanitari, combattono contro ostacoli crescenti provocati dall’instabilità.
Il richiamo di Fabio Panetta a Washington evidenzia la necessità di affrontare questi nodi politici ed economici per evitare il ritorno di numeri elevati di persone sotto la soglia di povertà, che era stato progressivamente ridotto nei decenni passati. La priorità rimane quella di stabilizzare le aree di crisi e rimettere in moto il commercio globale come leva fondamentale per nuove opportunità di sviluppo.
Stato attuale e implicazioni future
Washington, 2025 – Lo stato della sicurezza globale e le turbolenze nei rapporti fra paesi condizionano già oggi il futuro dei programmi di sviluppo e la stabilità economica internazionale. E l’avvertimento di rappresentanti di rilievo istituzionale come il governatore della Banca d’Italia evidenzia quanto le difficoltà attuali possano incidere in modo duraturo su aspetti fondamentali della vita delle popolazioni più disagiate.