Giornalisti italiani nel mirino della Russia: accuse di sostegno a neonazisti ucraini e indagini

Giornalisti italiani nel mirino della Russia: accuse di sostegno a neonazisti ucraini e indagini

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Giornalisti italiani nel mirino della Russia: accuse di sostegno a neonazisti ucraini e indagini - Gaeta.it

Le recenti accuse mosse dal governo russo contro i giornalisti italiani hanno sollevato un acceso dibattito sul ruolo dei media nel conflitto tra Russia e Ucraina. Le dichiarazioni della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, hanno puntato il dito contro i reportage di RaiNews 24 e TG1, sottolineando l’accusa di aver dato voce a figure controversie e di aver oltrepassato i confini statali. L’episodio ha acceso i riflettori non solo sulla libertà di stampa, ma anche sulle relazioni tra Italia e Russia in un contesto di tensioni geopolitiche.

Le accuse contro il giornalista Ilario Piagnarelli

La polemica scaturita dall’intervista

Ilario Piagnarelli, inviato di RaiNews 24, è stato al centro di una accesa controversia dopo un’intervista a un combattente ucraino, ritenuta inopportuna dall’autorità russa. Zakharova ha sottolineato che il militante indossava un cappello con simboli appartenenti alla divisione SS Leibstandarte Adolf Hitler, scatenando una serie di attacchi contro i media italiani. Durante una dichiarazione pubblica, la portavoce ha paragonato il comportamento dei giornalisti italiani a quello dell’Osservatore popolare, il giornale del Partito nazista, suggerendo che ci sia una connessione sinistra tra i due.

Inoltre, Zakharova ha ironizzato sul fatto che Piagnarelli avrebbe rimosso il post relativo all’intervista dai social media, insinuando che questo fosse un segnale di colpa. Piagnarelli stesso, rispondendo alle critiche, ha espresso rammarico per aver dato voce a un soldato con simboli nazisti, affermando di non aver compreso la situazione fino a dopo la messa in onda. Questo episodio ha sollevato interrogativi riguardo al ruolo dei giornalisti in contesti di guerra e le responsabilità etiche nella copertura di eventi sensibili.

Ritorno anticipato in Italia

A seguito di queste polemiche, Piagnarelli ha deciso di tornare in Italia. Questo cambio di rotta è avvenuto in coincidenza con la decisione della dirigenza Rai di richiamare anche altri colleghi, Stefania Battistini e Simone Traini, attentamente monitorati dalle autorità russe per aver oltrepassato i confini senza autorizzazione, contribuendo ulteriormente al clima di tensione tra i due paesi.

Il caso di Battistini e Traini nella regione di Kursk

L’intervento della FSB e le accuse di attraversamento illegale

Il 14 agosto, due reporter del TG1, Stefania Battistini e il cameraman Simone Traini, sono stati i primi giornalisti internazionali a entrare nel territorio russo durante le operazioni militari in corso. La loro presenza nella regione di Kursk ha attirato immediatamente l’attenzione delle autorità locali, che hanno avviato un’indagine contro di loro, accusandoli di aver attraversato il confine russo “illegalmente” per documentare un presunto attacco terroristico da parte delle forze ucraine.

Le autorità russe, attraverso il canale Baza, hanno specificato che le accuse si basano sull’articolo 322 del Codice penale russo, relativo all’attraversamento illegale dei confini statali. La denuncia del Cremlino è stata chiara e diretta: i giornalisti avrebbero utilizzato la loro presenza in Russia per legittimare le azioni del regime di Kiev, alimentando così la narrativa secondo cui i reporter internazionali siano strumenti di propaganda contro la Federazione Russa.

Reazioni dal governo italiano

Il ministero degli Esteri italiano è stato convocato per discutere l’accaduto, e le reazioni da Roma non si sono fatte attendere. Battistini ha richiamato l’attenzione sull’articolo 79 della Convenzione di Ginevra che stabilisce che i giornalisti devono essere trattati come civili in caso di conflitti armati. Tuttavia, Mosca ha espresso il proprio disappunto attraverso formalità diplomatiche, segnalando la ritorsione nei confronti dell’Italia come una potenziale risposta alla sua postura schierata a favore dell’Ucraina.

La pressione sulla stampa nel contesto del conflitto

Dichiarazioni sulle libertà giornalistiche

In un contesto di guerra come quello russo-ucraino, emerge la questione della libertà di stampa e dei limiti che i giornalisti devono affrontare. I precedenti di espulsione e persecuzione per reporter che intendono documentare il conflitto sono diventati più frequenti. Le autorità ucraine, così come quelle russe, hanno mostrato una particolare sensibilità riguardo alla presenza di giornalisti dei rispettivi paesi nemici, portando a ritorsioni in diverse occasioni.

Esperienze passate di colleghi

Le esperienze passate di giornalisti italiani in Ucraina e Russia evidenziano i rischi connessi al loro lavoro. Nel 2019, il team della Rai composto da Marc Innaro e Oleg Shatskov è stato espulso dall’Ucraina quando si trovavano per seguire le elezioni presidenziali. Anche a febbraio 2023, tre reporter italiani hanno subito il ritiro dei permessi di accesso al Paese a causa di presunti legami con la Russia.

Questo panorama complesso offre uno spaccato significativo delle sfide che i giornalisti devono affrontare quando coprono conflitti armati, sottolineando la delicatezza della loro posizione e il rischio di cadere vittime di tensioni geopolitiche.

  • Elisabetta Cina

    Elisabetta è una talentuosa blogger specializzata in attualità, con un occhio critico sui temi caldi del momento. Laureata in comunicazione, ha trasformato la sua passione per il giornalismo in una carriera online, creando un blog di successo che esplora e discute le ultime tendenze in politica, società e cultura. Conosciuta per il suo approccio analitico e la capacità di sintesi, Elisabetta attira lettori che cercano una prospettiva affilata e ben informata sugli eventi mondiali. Attraverso il suo blog, offre non solo notizie, ma anche approfondimenti e riflessioni che stimolano il dialogo e la comprensione.

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