Una giornata di scialpinismo si è trasformata in dramma questa mattina sul monviso, nella zona del colle delle traversette, sulla valle Po in provincia di cuneo. Un giovane di 26 anni, residente a marene, ha perso la vita dopo una caduta fatale durante una delle vie più frequentate dagli escursionisti e appassionati di montagna alta. Il soccorso ha dovuto affrontare condizioni meteorologiche difficili per portare avanti le operazioni di recupero.
La dinamica dell’incidente e l’intervento del soccorso alpino
L’allarme è stato lanciato intorno alle 11:30 dalla compagna di escursione, presente al momento della caduta. Non ha potuto intervenire direttamente, ma ha subito chiamato i soccorsi. Il servizio di elisoccorso di azienda zero piemonte e il soccorso alpino si sono messi in azione immediatamente, effettuando un primo sorvolo sull’area interessata. La nebbia fitta ha però reso impossibile all’elicottero di avvicinarsi al luogo senza mettere ulteriore a rischio la missione.
Gestione dell’emergenza telefonica e squadra di soccorso
Durante l’attesa, il tecnico della centrale operativa ha seguito la donna al telefono, fornendo indicazioni precise per la discesa verso il pian del re. Seguendo queste istruzioni, è riuscita a tornare in una zona sicura da sola, evitando pericoli aggiuntivi. Nel frattempo, è stata formata una squadra di dieci soccorritori, tra cui un medico, che sono stati elitrasportati 500 metri più in basso rispetto al colle delle traversette. Da quel punto, si sono mossi a piedi con sci e pelli di foca, affrontando terreno scivoloso e visibilità limitata, ostacoli causati dal meteo instabile.
Il recupero della salma e le difficoltà del terreno
Non prima delle 15:30 i tecnici sono riusciti a individuare il corpo del giovane a quota 2.700 metri. Il recupero è stato effettuato con un toboga, la barella apposita per la neve, e la salma è stata trasportata al pian del re. Qui, le autorità hanno avviato le operazioni di polizia giudiziaria necessarie alla gestione dell’incidente.
Accertamenti e indagini in corso
Le dinamiche precise di quanto successo restano in corso di accertamento. L’ipotesi più probabile è che il giovane abbia perso l’equilibrio o che il manto nevoso sia crollato proprio su quel tratto ripido e molto esposto del colle. Le indagini punteranno a chiarire questi dettagli attraverso rilievi sul posto e testimonianze raccolte.
Condizioni meteo e complicazioni nel soccorso in alta quota
Il ruolo del maltempo è emerso fin da subito come un fattore che ha aggravato la situazione. La nebbia densa non solo ha impedito il recupero immediato via elicottero, ma ha costretto i soccorritori a un avvicinamento lento e rischioso via terra. Soprattutto in alta montagna, dove i percorsi sono già di per sé impegnativi, ogni ostacolo meteorologico rallenta notevolmente i tempi di intervento. La combinazione di nebbia, visibilità ridotta e terreno scivoloso ha fatto prolungare le operazioni fino al pomeriggio, malgrado l’impegno e la preparazione degli uomini in campo.
Il ricordo del giovane e il significato della tragedia per marene
La morte di questo ragazzo ha colpito profondamente gli abitanti di marene, il paese dove viveva e che lo conosceva bene. Era un appassionato di montagna e di attività all’aria aperta, spesso impegnato nelle scalate e nelle escursioni tra valle Po e valle Varaita. Chi lo ha conosciuto lo descrive come prudente e con esperienza. Il suo legame con la natura e la montagna era forte, tanto che frequentava regolarmente i percorsi più impegnativi.
Monviso, la montagna e i pericoli della primavera in quota
Il monviso, noto anche come “re di pietra” per la sua sagoma inconfondibile, resta una meta ambita per chi pratica alpinismo e scialpinismo. La sua presenza nel panorama alpino europeo richiama molti escursionisti. Questa montagna però, nonostante la passione degli appassionati, rimane pericolosa. In particolare in primavera la situazione si complica, perché la neve cambia consistenza e diventa più insidiosa. Basta poco per perdere l’appiglio o per ritrovarsi in una situazione di rischio. Oggi il colle delle traversette ha mostrato la sua durezza, mantenendo fermi i soccorsi e offrendo pochi margini d’intervento.
La tragedia ricorda ancora una volta quanto l’esperienza da sola non sia sufficiente per annullare i pericoli della montagna, specie quando la natura si fa più imprevedibile.