Giovanni Castellucci condannato a sei anni per la strage del bus di Monteforte Irpino

Giovanni Castellucci condannato a sei anni per la strage del bus di Monteforte Irpino

La Cassazione conferma la condanna a sei anni per Giovanni Castellucci, ex AD di Autostrade, responsabile del disastro del bus ad Acqualonga nel 2013, che causò 40 morti.
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Giovanni Castellucci condannato a sei anni per la strage del bus di Monteforte Irpino - Gaeta.it

Una sentenza attesa e controversa ha finalmente chiuso un capitolo drammatico della cronaca italiana. I giudici della Cassazione hanno confermato la condanna a sei anni di carcere per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia , accusato di disastro colposo e omicidio colposo a causa dell’incidente avvenuto il 28 luglio 2013. Quella sera, un bus precipitò dal viadotto dell’Acqualonga, nei pressi di Monteforte Irpino, causando la morte di ben 40 persone e ferendo gravemente altri, in quello che è stato uno degli incidenti stradali più gravi della storia recente.

La sentenza della Cassazione

Dopo oltre quattro ore di camera di consiglio, la Corte di Cassazione ha deciso di mantenere la pena inflitta a Castellucci dalla Corte di Appello di Napoli nel settembre 2023. I suoi legali, Filippo Dinacci e Paola Severino, si sono dichiarati pronti a presentare una richiesta di carcerazione in attesa che il loro assistito possa costituirsi. La condanna è stata definita “incomprensibile” dai difensori, che sostengono l’innocenza dell’ingegnere. Secondo loro, Castellucci ha sempre adempiuto ai propri doveri da amministratore delegato in modo scrupoloso e, pertanto, non dovrebbe essere ritenuto colpevole per quello che è accaduto.

Le responsabilità e le altre condanne

La sentenza di condanna per Castellucci non è un caso isolato. I giudici hanno confermato anche le pene per altri dirigenti di Aspi. Tra questi, il direttore generale dell’epoca, Riccardo Mollo, ha ricevuto una condanna di sei anni. Altri due dipendenti di Aspi, Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna, sono stati condannati agli stessi anni. La pena è stata fissata a cinque anni per Nicola Spadavecchia, dirigente di Aspi, e per Paolo Berti, direttore di tronco. Altri soggetti, tra cui Gianluca De Franceschi, hanno ricevuto pene minori, ma comunque significative.

Non da meno, il proprietario del bus, Gennaro Lametta, è stato condannato a nove anni di carcere. Si tratta di un risultato giuridico importante, che segna una tappa fondamentale nel lavoro della magistratura, ma che allo stesso tempo lascia incertezze sul futuro di una questione che solleva ancora forti dubbi. Anche Antonietta Ceriola, un dipendente della motorizzazione civile, ha ricevuto una condanna significativa di quattro anni.

La dinamica dell’incidente

Il tragico incidente risale alla sera del 28 luglio 2013, quando un gruppo di famiglie tornava a Pozzuoli dopo una gita. Il bus, guidato da Ciro Lametta, ha cominciato a sbandare in seguito alla perdita del giunto cardanico, un componente chiave del sistema frenante. La situazione è rapidamente degenerata. Dopo un chilometro senza freni, il veicolo ha tamponato diverse auto prima di andare a collidere contro le barriere del viadotto. Queste, inutilmente, hanno cercato di contenere il pullman, che è caduto nel vuoto da un’altezza di circa 40 metri.

Nel catastrofico schianto, trentotto persone hanno perso la vita immediatamente, mentre altre due sono decedute nei giorni successivi. Solo dieci passeggeri sono riusciti a sopravvivere, segnando un triste bilancio. L’inchiesta che ha seguito ha portato alla decisione di rinviare a giudizio ben 15 persone, molte delle quali figure di spicco di Aspi, accusate di omicidio colposo, disastro colposo e altri reati.

L’accusa e la mancanza di controlli

Durante la requisitoria, il pubblico ministero ha evidenziato una mancanza di controlli e un’inefficienza sui tirafondi di sicurezza. Secondo l’accusa, il bus coinvolto nell’incidente circolava con un certificato di revisione falso, dal momento che non era stato sottoposto ai controlli dal 2011. Queste sviste fatali hanno avuto conseguenze devastanti. Il mezzo, descritto come in pessime condizioni, non soddisfaceva i requisiti minimi per circolare in sicurezza, mettendo in grave pericolo la vita dei passeggeri.

La Corte ha rilevato che non vi è stata sufficiente attenzione nella manutenzione del viadotto e nella sostituzione delle barriere protettive, elementi fondamentali per la sicurezza stradale. Queste mancanze hanno contribuito a creare le condizioni per il verificarsi di una tragedia che rimarrà impressa nella memoria collettiva. Il processo ha sollevato interrogativi cruciali sulla responsabilità e sull’importanza del rispetto delle normative di sicurezza, non solo per garantire la vita dei passeggeri, ma anche per la fiducia che la società ripone nel sistema dei trasporti pubblici.

  • Elisabetta Cina

    Elisabetta è una talentuosa blogger specializzata in attualità, con un occhio critico sui temi caldi del momento. Laureata in comunicazione, ha trasformato la sua passione per il giornalismo in una carriera online, creando un blog di successo che esplora e discute le ultime tendenze in politica, società e cultura. Conosciuta per il suo approccio analitico e la capacità di sintesi, Elisabetta attira lettori che cercano una prospettiva affilata e ben informata sugli eventi mondiali. Attraverso il suo blog, offre non solo notizie, ma anche approfondimenti e riflessioni che stimolano il dialogo e la comprensione.

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