A Roma, nel caos quotidiano della Capitale, si trovano storie che attraversano generazioni e momenti storici. Una di queste è quella di Giuseppe Finamore, l’anziano tassista con un’esperienza di quasi 65 anni. Attraverso gli occhi di Giuseppe, possiamo rivivere un’epoca e scoprire come è cambiata Roma grazie alle sue vivaci memorie.
chi è giuseppe finamore, il tassista più anziano di roma
Giuseppe Finamore, meglio conosciuto con il soprannome affettuoso di Peppinello Er Roscetto, è riconosciuto come il tassista più anziano della Capitale. Con i suoi 88 anni, Giuseppe rappresenta non solo un pilastro del servizio taxi romano, ma anche un custode di storie e aneddoti legati alla città. Originario di Bagnoli del Trigno, in Molise, Giuseppe si trasferì a Roma nel 1948 e, dopo vari lavori, comprese che il taxi sarebbe diventato la sua strada. La decisione di intraprendere questa professione risale al 1959, da quel momento in poi ha dedicato la sua vita a trasportare passeggeri tra le vie della Capitale.
I colori della città, i suoni delle strade e l’umanità che l’abita sono diventati parte del suo quotidiano. “Ogni tassista aveva un nomignolo,” racconta riportando alla mente nomi di colleghi, ognuno con la propria storia. Questo spirito di comunità, che una volta caratterizzava la categoria, è stato per lui motivo di orgoglio e di convivialità: “C’era Er Pomata e il Cavallino bianco… e così via. Oggi non è più come allora,” riconosce Giuseppe.
un viaggio nel tempo a bordo del taxi
Salendo sul suo taxi, una storica Fiat Marea, ci troviamo immediatamente immersi in un viaggio nel tempo. Associando il ricordo agli eventi storici, Giuseppe traccia un parallelo tra la sua vita e quella della città. “Quando ho iniziato, Mariano Rumor era il primo ministro, e Nixon era alla Casa Bianca,” dice con un sorriso. Questo taxi non è solo un mezzo di trasporto; è un veicolo di memoria.
Fin dall’inizio della sua carriera, il tassista ha avuto l’opportunità di trasportare personaggi illustri. Le sue mani hanno accompagnato a destinazione attori iconici come Alberto Sordi, con cui ha condiviso momenti indimenticabili: “Quando si preparava per ‘Il tassinaro’, spesso lo portavo all’Ospedale Bambino Gesù.” Le conversazioni che ha avuto con Sordi non erano solo di lavoro, ma anche di vita, in un’epoca in cui il taxi rappresentava un servizio di prestigio.
Il frullare di volti famosi non si è mai fermato nel corso degli anni. Giuseppe ha portato nel suo taxi celebri personalità del cinema e della politica, da Vittorio Gassmann a Mario Draghi. Ricorda con affetto i buoni rapporti maturati durante i trasferimenti, rivelando che spesso queste persone si sentivano a proprio agio nel suo taxi. Una dimensione umana che si è persa nel tempo ma che Giuseppe ha cercato di mantenere viva.
il cambiamento della capitale e la professione del tassista
Nonostante il fiorire di tante chiacchiere e storie vicine e lontane, Giuseppe è ben consapevole delle trasformazioni che Roma ha subito nel corso degli anni. Ogni corsa comporta un tuffo nei ricordi, ma comporta anche un’analisi delle criticità attuali. “Quando ho iniziato, non c’era tutta questa gente. Il traffico è un incubo rispetto a una volta, e non ci sono corsie preferenziali per i taxi,” afferma con un tono che riflette preoccupazione e rassegnazione.
Riferendosi al periodo d’oro degli anni ’60, Giuseppe si illumina: “La Dolce Vita, i grandi attori che frequentavano Roma, era tutta un’altra storia. Oggi la città è cambiata, così come le sue esigenze e le sue problematiche.” La vita moderna sembra aver schiacciato la magia di una Roma colorata e vivace, ma nel cuore di Giuseppe, una parte di quell’autenticità resiste.
Mentre Roma si è globalizzata, l’ingresso di piattaforme come Uber ha reso il nostro tassista cauto e riflessivo: “I tassisti sono onesti e lavorano duro, mentre queste nuove realtà portano a un cambiamento nel nostro modo di lavorare.” Giuseppe cerca di mantenere il contatto umano nel suo lavoro, raccontando la storia della città anche agli stranieri, pur con le difficoltà legate alla barriera linguistica.
il futuro di giuseppe e i suoi sogni di pensionato
Nonostante il peso degli anni, Giuseppe continua a lavorare, ma il momento del pensionamento si avvicina. “La salute è ancora con me, ma sono consapevole del tempo che passa,” confessa. Con un sorriso nostalgico, racconta delle sue giornate future: “Vorrò dedicarmi alle miniature e ai miei modelli del Molise.” Arte e passione che riflettono il suo legame con le radici e la cultura molisana.
La partenza dal lavoro taxi non sarà facile per lui. “Questo lavoro è stato la mia vita e mi mancherà il contatto con le persone, la vita sulla strada.” Con il suo taxi, Giuseppe ha scritto una storia che è parte integrante di Roma, e anche se il tassametro si ferma, il suo viaggio e le sue storie continueranno a vivere nel cuore di coloro che hanno avuto il privilegio di salire a bordo.