Il 2025 si è aperto con aspettative ottimistiche per l’economia statunitense, ma già nei primi mesi si è delineato un quadro diverso. La guerra commerciale avviata dagli Stati Uniti ha modificato le previsioni di crescita e pesa sui mercati finanziari, provocando dibattiti sul reale impatto di queste tensioni. Le ripercussioni sembrano colpire soprattutto l’economia americana, non solo i principali partner commerciali come Cina ed Europa.
il cambio di scenario economico e la flessione delle previsioni negli Stati Uniti
L’inizio dell’anno aveva infatti visto previsioni al rialzo per gli Usa, con aspettative di crescita robusta e utili aziendali in aumento a due cifre. Oggi invece le stime sono ben più contenute. Gli analisti indicano un incremento dei profitti compreso tra lo zero e il 5% per il 2025, mentre la crescita economica appare quasi stagnante. Un cambio netto rispetto a pochi mesi fa, che riflette il nuovo clima di incertezza generato dalle misure commerciali restrittive adottate dall’amministrazione Trump.
Questo rallentamento si manifesta anche nelle borse: Wall Street presenta un calo più marcato rispetto ai mercati europei, segnalando una ritrovata sfiducia degli investitori americani. Le tensioni commerciali e i possibili rischi di una contrazione degli scambi globali agiscono da freno e condizionano sia aziende che consumatori.
l’analisi di George Gatch su mercati e politica commerciale Usa
George Gatch, amministratore delegato di Jp Morgan Asset Management, ha espresso a Milano una valutazione dettagliata. Con un’esperienza pluridecennale nel mondo della gestione del risparmio, Gatch ha sottolineato come la guerra commerciale stia provocando effetti controintuitivi. L’orientamento dei mercati infatti indica che gli Stati Uniti si stiano rivelando il Paese più penalizzato da questa strategia.
Secondo Gatch, la maggiore esposizione americana alla globalizzazione spiega questo fenomeno. Poiché gli Usa hanno beneficiato molto dall’incremento dei flussi commerciali globali negli anni precedenti, un loro rallentamento produce ripercussioni più evidenti sul sistema economico nazionale.
La riduzione degli scambi internazionali si ripercuote quindi più pesantemente sul mercato interno americano, andando a determinare un impatto maggiore rispetto a quello subito da Paesi che hanno modesti legami commerciali o strutture industriali diverse.
l’effetto sui mercati finanziari e sulle asset class di riferimento
Le tensioni commerciali hanno toccato tutte le asset class ma con effetti differenziati per area geografica e settore. Negli Usa, oltre al calo dei titoli azionari, si può notare una maggiore volatilità nei segmenti legati alle esportazioni e alle industrie esposte alle barriere tariffarie.
Molti investitori hanno ridotto l’esposizione a prodotti finanziari americani, preferendo asset europei o asiatici, percepiti al momento come più stabili. L’andamento peggiore di Wall Street rispetto agli indici europei mostra come il mercato stia scontando le difficoltà americane, nonostante la forza tradizionale dell’economia statunitense.
Le aziende esportatrici negli Usa subiscono in modo diretto il contraccolpo delle misure adottate, mentre le imprese europee e cinesi, pur colpite anch’esse, sembrano avere qualche margine di reazione diversa grazie alle loro politiche commerciali e di produzione.
perché gli Usa sono i più vulnerabili in questa guerra commerciale
Il nocciolo della questione risiede, per gli esperti come Gatch, nel rapporto degli Stati Uniti con il commercio globale. Essi si sono configurati come la nazione che più ha ampliato i propri scambi internazionali negli ultimi decenni, sviluppando catene di valore e flussi di import-export molto complessi.
Con un rallentamento del commercio mondiale, interrompendo o ostacolando i flussi di merci e servizi, l’impatto subisce una deflagrazione proprio negli Usa. Le altre economie, meno dipendenti o con una diversa struttura produttiva, risentono dell’incertezza ma non in modo così marcato.
Le tensioni tariffarie, le restrizioni sui prodotti importati e le risposte protezionistiche da parte dei partner commerciali, contribuiscono a peggiorare questa condizione. Il risultato è una crescita frenata, utili aziendali moderati e mercati in fibrillazione.
Non a caso, l’andamento dell’economia americana nei primi mesi del 2025 si mostra debole rispetto alle aspettative, e la fiducia di investitori e analisti si è ridotta man mano che emergono gli effetti concreti di questo confronto commerciale.
Il quadro rimane incerto, soprattutto perché le decisioni politiche possono modificare di giorno in giorno le relazioni economiche internazionali. Quello che appare chiaro finora è che gli Stati Uniti si trovano a fare i conti, più di altri, con le conseguenze di una guerra commerciale interna ed esterna che influenza profondamente ristorni e sentori di mercato.