In occasione della Design week, gli studenti dell’università Statale di Milano hanno lanciato un chiaro messaggio contro la presenza di marchi commerciali nel loro ambiente accademico. Sotto il titolo provocatorio “Aperto per Amazon, chiuso per l3 student3”, gli studenti dei collettivi Rebelot ed Ecologia Politica Milano hanno affisso striscioni su un’installazione di Amazon collocata all’interno di uno dei chiostri dell’università.
L’installazione di Amazon e le lamentele degli studenti
L’installazione di Amazon è stata inquadrata come un evento che contrasta con il principio di un’università pubblica. Gli studenti, nel loro intervento, hanno specificato che il “Chiostro Farmacia” è inaccessibile a loro e qualcuno potrebbe considerare questa chiusura paradossale. Secondo le loro affermazioni, la giustificazione per il divieto d’ingresso è infondata, poiché si cita la “rilevanza storica del chiostro” per giustificare il divieto, mentre è aperto per eventi commerciali.
In particolare, gli studenti hanno contestato la facilità con cui le istituzioni accademiche aprono le porte a eventi sponsorizzati, come quello di Amazon, mentre escludono gli studenti diventando “uno spazio di profitto” invece che un luogo di studio e confronto. La critica si sposta quindi sull’utilizzo di fondi privati, definiti “denaro sporco”, che, secondo gli studenti, non contribuiscono in alcun modo al benessere della comunità studentesca.
Le installazioni commerciali e il loro impatto
Nel corso della settimana, gli studenti hanno fatto notare che all’interno dei loro spazi sono presenti installazioni di brand noti come McDonald’s e Disney. Questo fatto alimenta la loro frustrazione; per gli studenti, il campus universitario non dovrebbe diventare un parco divertimenti per turisti. Hanno denunciato l’idea che l’università sia ridotta a un palcoscenico per marchi famosi, con l’unico obiettivo di attirare visitatori, creando così una sorta di “mercato” che influisce negativamente sulla cultura e sull’equità nel loro ambiente formativo.
I rappresentanti degli studenti hanno sottolineato l’importanza di restituire spazi di collegamento diretto tra studenti e sapere, piuttosto che svenderli a privati per eventi commerciali che non portano benefici a lungo termine per la comunità accademica. La presenza massiccia di sponsor in eventi formativi rischia di estromettere le esigenze di chi vive l’università e crea un clima di dissonanza tra le esperienze degli studenti e quelle dei fruitori esterni.
La visione di un’università per gli studenti
La richiesta degli studenti va oltre la mera protesta; desiderano un’istituzione che dia centralità agli utenti quotidiani. “Vogliamo un’università che valorizzi il sapere in modo orizzontale”, hanno affermato. Prediligere l’interazione tra studenti, senza l’influenza di interessi privati, rappresenta per loro un obiettivo fondamentale. Ogni intervento tende a puntare l’attenzione sulla necessità di recuperare spazi che dovrebbero essere destinati all’apprendimento e alla crescita collettiva.
Talvolta, l’idea che l’alta dirigenza dell’università e uno strato di turisti superficiali potrebbero incidere sull’integrità di questi luoghi può apparire come una battaglia per il recupero di identità. Così, i manifestanti si sono organizzati per dimostrare la loro voce e richieste, ammettendo che rimarranno attivi nel chiostro, previsto come luogo di protesta e aggregazione studentesca.
Attività future e segno della protesta
Oltre all’installazione di Amazon, è attesa nel pomeriggio una nuova manifestazione organizzata dal centro sociale Cantiere. Anch’essa coinvolgerà l’utilizzo di spazi universitari, suggerendo così una continuazione della serie di azioni di protesta. Si prevede un’installazione che sottolinea ulteriormente le preoccupazioni degli studenti riguardo la vendita del patrimonio accademico a privati.
Le manifestazioni cercano di riportare l’attenzione sull’importanza dell’università come luogo di formazione e scambio, piuttosto che come un palcoscenico per marchi commerciali. Mentre la Design week continua, la tensione tra l’amministrazione e gli studenti rimane alta, segnalando un dibattito aperto e una battaglia per la salvaguardia degli spazi pubblici universitari.