La fine del pontificato di papa francesco ha mostrato un uomo determinato a non separarsi dalla gente, nonostante una convalescenza indicata come lunga e stretta. L’uscita dall’ospedale Gemelli nella primavera del 2025 rappresenta l’inizio di un mese intenso, fatto di apparizioni improvvise, visite a luoghi simbolici e di un ultimo saluto carico di emozione. Le decisioni assunte in quei giorni raccontano un pontefice che ha voluto vivere fino all’ultimo istante quel contatto diretto con i fedeli e le persone più vulnerabili.
il ricovero e la volontà di tornare tra la gente
dopo l’intervento e il ricovero al Policlinico Gemelli, i medici fissarono un periodo di convalescenza di circa due mesi, con il rientro all’attività previsto per fine maggio. il papa tuttavia mostrò fin da subito un desiderio diverso: non voleva chiudersi in casa ma uscire, tornare dove molte volte aveva trovato motivazione e conforto. quel bisogno di riprendere le uscite, già visibile in ospedale, fu evidente al momento della sua dimissione, il 23 marzo.
appena rientrato a casa santa marta, accettò le terapie ma rifiutò di restare isolato. con tenacia si fece accompagnare verso piazza santa maria maggiore per portare un mazzo di fiori donato alla Madonna da una signora. quella prima richiesta di uscita fuori programma annunciò una serie di episodi in cui avrebbe spezzato le aspettative di ristrettezze imposte dalla convalescenza.
intorno al papa si trovavano medici e infermieri, ma anche i suoi collaboratori più stretti, persone che hanno affiancato l’ultimo mese del pontefice in modo costante, fornendo supporto continuo. eppure, il vero sostegno sembrava venire dai contatti con la gente comune, con chi lo conosceva come il papa che distribuiva caramelle ai bambini, scherzava con gli anziani o semplicemente regalava un sorriso.
apparizioni a sorpresa e momento di preghiera insieme ai fedeli
il 6 aprile, durante il giubileo dei malati sotto piazza san pietro, papa francesco si presentò inaspettatamente tra la folla. il suo arrivo improvviso scosse i presenti; con un gesto semplice batté il dito sul microfono per assicurarsi che la sua voce fosse udibile. “buona domenica a tutti. grazie tante”, pronunciò con emozione.
quel giorno segnò un momento intenso: il papa non solo partecipò al giubileo, ma si confessò e attraversò la porta santa. in basilica salutò suor francesca, una pellegrina di 94 anni proveniente da napoli, esprimendo attenzione verso i più anziani e deboli. questa visita sottolineò ancora una volta la sua volontà di partecipare pienamente ai riti e di condividere il cammino spirituale insieme con i fedeli.
altri incontri improvvisi si susseguirono: il 9 aprile a casa santa marta ricevette carlo e camilla, una visita non prevista nel calendario. il giorno dopo scese in basilica indossando un poncho argentino, abbigliamento semplice e familiare, per pregare e salutare bambini e restauratrici impegnate negli ultimi ritocchi della basilica stessa.
quella presenza quasi quotidiana in varie parti della città appariva come un modo di non rinunciare all’esperienza diretta e immediata del suo servizio pastorale.
visite a luoghi sacri e impegni durante la settimana santa
le visite a luoghi sacri non mancarono in questo periodo. il 12 aprile papa francesco fece la sua ultima visita a santa maria maggiore, la chiesa che considerava tra le sue preferite. proprio in questa basilica era infatti stata predisposta la sua tomba.
la settimana santa cominciò con la celebrazione delle palme il 13 aprile, quando il papa, spinto su una carrozzina, salutò i presenti dopo la messa con un augurio semplice: “buona domenica delle palme, buona settimana santa”. nonostante la salute precaria, volle mantenere questi momenti pubblici, ricevendo la gente e facendo sentire la sua vicinanza.
il giovedì santo del 17 aprile segnò una visita particolarmente significativa: il papa andò al carcere di Regina Coeli per incontrare i detenuti. pur non potendo effettuare la tradizionale lavanda dei piedi, rimase con loro e scambiò gesti di vicinanza e affetto durante l’incontro. l’immagine del bacio mandato con la mano agli uomini dietro un vetro rimane tra le più forti di questa fase finale.
nelle interazioni con i giornalisti, il papa mantenne la sua ironia, rispondendo alla domanda sul suo stato di salute con un semplice “seduto”. quel giorno promise di vivere la pasqua “come può”, mostrando consapevolezza e serenità in un momento difficile.
gli ultimi saluti e l’appello finale di pace
verso la fine di aprile, il papa si fece vedere ancora davanti ai fedeli. il 19 aprile, sabato santo, pronunciò una preghiera nella basilica prima della veglia pasquale. il momento culminante arrivò il giorno seguente con un breve saluto al vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, e il tradizionale Urbi et Orbi dalla loggia.
nel messaggio rivolto al mondo, il papa fece un ultimo appello: “cessate il fuoco”. quelle parole risuonarono come un invito a fermare le violenze e a cercare una strada di pace. il giro in papamobile che seguì fu l’ultima occasione per incontrare persone lungo le vie della città , regalando ai presenti un addio carico di calore umano.
con quelle immagini si chiude il periodo di grande attivita pubblica del papa francesco, che fino all’ultimo ha scelto di non allontanarsi dalla folla né dal popolo che lo ha accompagnato durante tutto il suo pontificato.