Graziano Mesina, figura emblematica del banditismo sardo, è deceduto ieri dopo essere stato trasferito dall’istituto penitenziario di Opera a un ospedale per problematiche di salute. La sua vita è stata una serie di eventi che hanno segnato la cronaca italiana per oltre cinque decenni. Nonostante una carriera segnata da violenze e reati, Mesina è riuscito a emergere come un personaggio quasi mitologico in Sardegna, grazie a una serie di evasioni e latitanze che lo hanno reso un simbolo del banditismo dell’isola.
Un’infanzia segnata dal crimine
Nato nel 1942 a Orgosolo, Mesina iniziò a imbattersi nel mondo della criminalità sin da giovanissimo: all’età di 14 anni, fu accusato di porto abusivo d’armi, segnando così l’inizio di una carriera costellata di arresti e processi. La sua vita non è stata solo un susseguirsi di eventi criminali, ma anche un esempio di come l’ambiente socio-culturale possa influenzare la gioventù. Orgosolo, con la sua ricca tradizione di banditismo, ha contribuito a forgiare la figura di Mesina, che negli anni costruì una reputazione di latitante e sfuggente.
Il mito del bandito sardo
Graziano Mesina divenne un nome noto, non solo per i suoi crimini, ma anche per i suoi tentativi di evasione. È noto che abbia tentato la fuga ben ventidue volte, dieci delle quali con successo. Questi eventi hanno alimentato il suo status leggendario, trasformandolo in un simbolo del banditismo sardo. La sua notorietà raggiunse un picco quando, durante un permesso premio, intervenne come mediatore per liberare il piccolo Farouk Kassam, rapito da una banda criminale. Questo atto attirò l’attenzione del governo italiano, portando l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli a chiedere la grazia per lui, che gli fu concessa nel 2004 dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.
Una vita tra libertà e carcere
Dopo aver trascorso anni dietro le sbarre, Mesina tornò in libertà nel 2004. Tuttavia, la sua vita da uomo libero fu breve. Nel 2013, venne nuovamente arrestato con l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, ricevendo una condanna di trent’anni di carcere. La sua storia ha continuato a intrattenere e a suscitare curiosità, in parte per le sue continue scelte di vita. Nel 2020, piuttosto che affrontare l’inevitabile ritorno in cella, decise di ricominciare la sua latitanza. Venne arrestato a Desulo a fine 2021 e, dal 2022, si trovava nel carcere di Opera, di cui aveva iniziato a lamentare le pessime condizioni di salute.
L’ultimo giorno di Graziano Mesina
Le avvocate di Mesina, preoccupate per il deterioramento del suo stato di salute, presentarono numerose istanze per la sua scarcerazione. Finalmente, nel giorno della sua morte, ottennero il permesso per un trasferimento ospedaliero. Questo ha consentito a “Gratzianeddu”, come era affettuosamente soprannominato, di trascorrere l’ultima notte fuori dalla cella. Il suo legame con la criminalità organizzata e la sua notorietà continueranno a vivere nella memoria collettiva sarda, dove la figura del bandito ha sempre avuto un che di romantico e drammatico.
La vita di Graziano Mesina si è conclusa, ma la sua storia rimane un capitolo significativo della cultura e della cronaca italiana, un riflesso di una realtà complessa che continua a sfuggire a qualsiasi categorizzazione semplice.