Hermine Aloisia Mayr è diventata protagonista in Italia e Austria per la sua lunga battaglia volta a ottenere la cittadinanza austriaca, un diritto che rivendica fermamente da anni. Nata nel Sudtirolo quando ancora faceva parte dell’impero austro-ungarico, la sua storia intreccia vicende personali e questioni storiche complesse legate ai passaggi di sovranità nella regione. Nonostante i ripetuti appelli, Vienna continua a respingere la sua richiesta, ma Hermine non ha mai smesso di ribadire la propria identità.
La lotta per la cittadinanza austriaca e i riconoscimenti ricevuti
Da più di dieci anni, Hermine Mayr Orian ha avviato un percorso per riottenere la cittadinanza austriaca che le è sempre stata negata. La sua richiesta ha trovato attenzione sia nelle cronache italiane che in quelle austriache, ma senza risultati concreti. Recentemente, la sua vicenda ha ottenuto un riconoscimento ufficiale quando il Land Tirolo le ha conferito la Croce al Merito, un segno di apprezzamento per il suo impegno civile e la sua perseveranza.
Nonostante i tentativi formali, il Ministero degli Interni austriaco non ha modificato la propria posizione. Hermine continua a vivere attualmente a Scena, sopra Merano, con uno dei suoi figli. La sua età avanzata non ha spento la determinazione, anzi ha consolidato la volontà di attestare il legame con il Tirolo storico e culturale.
La nascita di una sudtirolese austriaca e gli anni difficili sotto il fascismo
Hermine Mayr è nata il 23 aprile 1919 a Cortaccia, poco prima che il Sudtirolo venisse ufficialmente ceduto dall’Austria all’Italia, dopo l’accordo di Saint Germain. Quel territorio, per secoli parte dell’impero austriaco, si trovava allora sotto occupazione militare italiana ma manteneva una forte identità culturale e linguistica tedesca. In questo contesto di transizione, Hermine cresce e affronta le sfide di un mondo in cambiamento.
Durante il regime fascista, quando la repressione della cultura tedesca era all’ordine del giorno, Hermine si impegna nell’insegnamento clandestino del tedesco, insegnando nelle cosiddette “scuole delle catacombe”. Queste scuole nascoste erano un tentativo coraggioso di preservare la lingua e la cultura della comunità sudtirolese contro un’autorità che intendeva eradicarle. In seguito, con il matrimonio, prende il cognome Orian e ha due figli, proseguendo la sua vita tra le montagne della regione.
Il sostegno del movimento patriottico tirolese e le parole durissime verso le istituzioni austriache
L’Andreas Hofer Bund, movimento patriottico tirolese, ha assunto la difesa di Hermine, definendola “la nonna del Tirolo” e portavoce di un’identità forte e radicata. In un comunicato stampa, Alois Wechselberger, segretario del movimento, ha espresso critiche pesanti all’indirizzo delle istituzioni austriache, e in particolare al presidente Alexander Van der Bellen. Lo ha definito “ideologicamente confuso” e lo ha paragonato a un “fumatore accanito della Hofburg”, per sottolineare la distanza tra la figura pubblica e il senso di appartenenza autentico incarnato da Hermine.
Wechselberger ha rimarcato che la donna possiede “più carattere, dignità e onore di ogni singolo membro del governo austriaco precedente e attuale”. Questi giudizi forti mettono in luce la delusione di molti abitanti del Tirolo storico, che vedono nella vicenda di Hermine un simbolo della difficoltà di mantenere viva l’identità locale di fronte alle trasformazioni politiche e sociali. L’Alto Adige resta infatti un territorio segnato da passaggi storici complicati, ancora oggi fonte di tensioni e di rivendicazioni.
Memoria storica e identità culturale nel sudtirolo
Le parole del movimento rappresentano una parte significativa del sentimento di chi rivendica un legame non solo geografico ma soprattutto culturale con l’Austria, legame che si spinge fino al riconoscimento formale della cittadinanza. A distanza di più di un secolo dalle prime svolte politiche nella regione, questa vicenda conferma come la memoria storica continui a influenzare la vita e le scelte di molti sudtirolesi anche oggi.